18 agosto 2019

The kiss in the tunnel (George A. Smith, 1899)

Il bacio nel tunnel (The kiss in the tunnel)
di George Albert Smith – GB 1899
con Laura Bayley, George Albert Smith

Visto su YouTube.

Un treno entra in una galleria. All'interno di una cabina, un uomo ne approfitta per baciare una donna. Dopodiché entrambi riacquistano la propria compostezza e si rimettono a leggere mentre il treno esce dal tunnel. Questo breve film di circa un minuto presenta forse il primo caso di montaggio narrativo della storia del cinema: in questo caso il montaggio non fonde insieme più tableaux con scenari separati (come per esempio aveva fatto Méliès nella sua "Cenerentola"), ma passa dall'ambiente esterno a quello interno (e viceversa) per mostrare avvenimenti che accadono in contemporanea e contestualizzare la vicenda. La storia stessa sarà pure soltanto minimalistica (non sappiamo nulla dei personaggi: si conoscevano già, oppure – come è più probabile – sono occasionali compagni di viaggio?) ma regala allo spettatore una sensazione di frivolezza e di complicità nel guardare questi due individui – ben vestiti, altoborghesi, forse abituati alla morale vittoriana – concedersi un furtivo momento di trasgressione. La pellicola era stata girata come "intermezzo comico" da presentare durante la proiezione delle cosiddette phantom ride, ovvero pellicole che mostravano semplicemente un panorama in soggettiva, come se fosse visto da un mezzo in movimento (di solito un treno, oppure un battello: il veicolo stesso non si vedeva sulla pellicola, da cui il nome "phantom ride", "viaggio fantasma", che dava agli spettatori l'impressione che fossero loro stessi a spostarsi). L'idea era quella di sorprendere il pubblico, che non si aspettava di trovarsi di colpo all'interno di un vagone come testimone di una scena del genere. In ogni caso, per la prima volta il linguaggio del cinema sembra acquistare la consapevolezza di poter usare il montaggio a fini narrativi e descrittivi, e non solo per collegare due sequenze una dopo l'altra (lo stesso Smith aveva già sperimentato in questa direzione l'anno prima, mostrando due azioni parallele e contemporanee in "Santa Claus"). Perciò, nonostante la scena nella carrozza manchi totalmente di realismo (il fondale è ovviamente dipinto, e l'illuminazione non è certo quella di una galleria oscura), il film – che sarà rifatto e imitato più volte negli anni immediatamente seguenti – è prezioso come documento dei primi passi di questa basilare tecnica cinematografica, della quale il teorico sovietico Lev Kuleshov dimostrerà tutte le potenzialità nei decenni successivi.

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