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15 marzo 2022

L'occhio del maligno (C. Chabrol, 1962)

L'occhio del maligno (L'œil du malin)
di Claude Chabrol – Francia 1962
con Jacques Charrier, Stéphane Audran, Walther Reyer
**1/2

Visto in TV (Netflix), in originale con sottotitoli.

Inviato in Germania per scrivere reportage di costume, il giovane e inesperto giornalista francese Albin Mercier (Jacques Charrier) scopre che nella villa accanto alla sua casa, nella campagna nei pressi di Monaco di Baviera, risiede Andreas Hartmann (Walther Reyer), scrittore di grande successo, con la moglie Hélène (Stéphane Audran). Attirato e affascinato dalla perfezione del loro rapporto e delle loro vite, comincia a frequentarli, diventandone amico. Ben presto si innamorerà della donna e diventerà geloso del successo e della felicità dell'uomo: felicità che contribuirà a distruggere, più o meno volontariamente... La colonna sonora di Pierre Jansen, continuamente e sottilmente inquietante, contribuisce alla sensazione di disagio di questo dramma psicologico, uno dei primi della carriera di Chabrol, costruito su soli tre personaggi (ma il punto di vista è sempre ed esclusivamente quello di Albin, del quale si esplorano i sentimenti contrastanti: l'ammirazione, la gelosia, l'invidia, la possessività, la consapevolezza della propria mediocrità). Il rapporto ambivalente fra Albin e Hartmann riflette quello fra le rispettive nazioni, Francia e Germania, un tempo nemiche e ora impegnate a costruire insieme una Nuova Europa. E naturalmente non manca una critica sociale allo stile di vita borghese, anche questo un elemento che diventerà caratteristico della filmografia del regista francese. La bella Audran, che era già apparsa in diversi film di Chabrol, ha qui per la prima volta un ruolo da protagonista: i due si sposeranno nel 1964. Il titolo può riferirsi genericamente allo sguardo curioso e geloso di Albin, con cui indaga nella vita della coppia, o specificamente all'obiettivo della macchina fotografica con cui documenta il tradimento di Hélène, che causerà la tragedia. Diverse scene si svolgono durante l'Oktoberfest.

16 dicembre 2018

Il tagliagole (Claude Chabrol, 1970)

Il tagliagole (Le boucher)
di Claude Chabrol – Francia 1970
con Stéphane Audran, Jean Yanne
***

Visto in TV.

La signorina Hélène (Audran, all'epoca moglie del regista e protagonista in molti suoi film), direttrice e insegnante di una scuola elementare in un paesino di provincia, comincia a frequentare Popaul (Yanne), garbato macellaio con un lungo passato da soldato nelle guerre coloniali in Algeria e Indocina. Quando nei boschi circostanti vengono ritrovati i cadaveri di alcune ragazze, uccise a colpi di coltello, la donna inizia a sospettare che l'assassino possa essere proprio lui... Girato nel villaggio di Trémolat (vicino ai Pirenei: le grotte con i disegni rupestri che la scolaresca visita sono quelle di Cougnac), un giallo a tratti hitchcockiano (si pensi all'indizio dell'accendino) che però, più che sul mistero poliziesco, vuole indagare sulle inquietudini del quotidiano e della "borghesia di provincia", temi di cui Chabrol sarà uno dei massimi cantori. Semplice come trama (e praticamente con due soli personaggi: i bambini della scuola, gli altri insegnanti e il poliziotto che indaga non sono che comparse), la pellicola scorre piacevolmente grazie alla buona caratterizzazione dei due protagonisti (Hélène, trentenne e single per scelta; Popaul, affabile ma inquieto e represso), la cui platonica storia d'amore è raccontata con realismo e sensibilità, e al setting agli antipodi rispetti ai consueti noir o thriller: urbani quelli, rurale questo (ma i francesi sono maestri nell'ambientare film di questo tipo in piccoli paesini di provincia, sin dai tempi de "Il corvo" di Clouzot). Il titolo originale era semplicemente "Il macellaio".

28 novembre 2010

Marie Chantal contro il dr. Kha (C. Chabrol, 1965)

Marie Chantal contro il dr. Kha (Marie-Chantal contre le docteur Kha)
di Claude Chabrol – Francia 1965
con Marie Laforêt, Francisco Rabal
*1/2

Visto in divx.

In viaggio verso la Svizzera insieme al cugino per una vacanza sulla neve, la svampita Marie Chantal rimane coinvolta in un caso di spionaggio internazionale quando un uomo, prima di morire, le affida un misterioso gioiello che sembra far gola a molti: due agenti segreti russi, un ambasciatore americano, un affascinante giornalista e diversi loschi individui, molti dei quali lavorano per il Dottor Kha, genio del crimine con base in Marocco. Nel tentativo, da parte degli esponenti della Nouvelle Vague, di recuperare e nobilitare gli stilemi del cinema di genere (lo stesso sforzo che ha portato Godard e Truffaut a girare film gialli, noir o di fantascienza), Chabrol realizza una strana pellicola che guarda a James Bond (a un certo punto citato esplicitamente dalla protagonista) e ai fumetti d'avventura con tono svagato ma senza mai scadere nella parodia esplicita. Francamente, però, nonostante le premesse e qualche gag occasionale, il risultato è piuttosto noioso e il divertimento latita. Nel cast, anche Akim Tamiroff, Stéphane Audran e Serge Reggiani. Lo scenario con le numerose spie in lotta fra di loro può ricordare la storia di Carl Barks "Paperino e le spie atomiche". Il finale lasciava presagire un sequel, se non addirittura l'inizio di una serie, che però non c'è mai stato.

5 marzo 2008

Le più belle truffe del mondo (aavv, 1964)

Le più belle truffe del mondo
(Les plus belles escroqueries du monde)
di Hiromichi Horikawa, Roman Polanski, Ugo Gregoretti, Claude Chabrol, Jean-Luc Godard – Fra/Ita/Ola/Gia 1964
**

Visto in divx, in francese.

Un film a episodi poco accattivante e poco omogeneo per stile (per lo più tendente alla commedia), nel quale spicca in positivo il segmento diretto da Polanski, al suo primo lavoro fuori dalla Polonia. Interessanti anche gli episodi di Godard e Gregoretti. Sui titoli di testa e come introduzione a ogni segmento c'è una canzone, non eccezionale, di Serge Gainsbourg.

Tokyo – "Les cinq bienfaiteurs de Fumiko", di Hiromichi Horikawa, con Mie Hama, Ken Mitsuda (*1/2)
Una ragazza che lavora come intrattenitrice in un locale segue fino a casa un cliente, un anziano musicista, per rubargli la dentiera di platino. Ma scoprirà che era falsa. Horikawa era stato assistente regista di Kurosawa, ma non ha ereditato il talento dell'Imperatore. La protagonista è simpatica, ma il film manda di... "mordente" (ah ah!).

Amsterdam – "La riviere de diamants", di Roman Polanski, con Nicole Karen, Jan Teulings (**1/2)
Una ragazza francese seduce un ricco diplomatico e si finge sua moglie per sottrarre a un gioielliere una preziosa collana di diamanti. Ma evidentemente non le interessava poi tanto, visto che subito dopo la baratta con un pappagallo (!). Ambientato in una Amsterdam cosmopolita e trafficata, dove ogni tanto si intravede la polizia che ripesca un'automobile finita nei canali, è l'episodio più bello, girato in maniera frizzante e con uno stile che il Mereghetti giustamente definisce "svagato e funambolico".

Napoli – "La feuille de route", di Ugo Gregoretti, con Gabriella Giorgelli, Beppe Mannaiuolo (**)
Una prostituta ha ricevuto il foglio di via e sarebbe costretta a tornare al paese natale. Un giovane studente in legge le suggerisce di sposare un vecchietto dell'ospizio per "mettersi in regola". L'idea piace al suo protettore, che sogna di applicarla su grande scala. Ma il vecchietto, che voleva consumare la sua prima notte di nozze, si vendica denunciando i due per adulterio. I toni a metà fra commedia e neorealismo salvano un po' un episodio che forse sarebbe stato più interessante con maggior tempo a disposizione per approfondire i personaggi.

Parigi – "L'homme qui vendit la tour Eiffel", di Claude Chabrol, con Francis Blanche, Jean-Pierre Cassel (*)
Una banda di truffatori, tutti con nasi e baffi finti, vende la torre Eiffel a un tedesco che ha una vera e propria venerazione per il monumento. Una farsa senza stile e senza idee, che sembra la brutta copia di una commedia all'italiana (ricorda infatti la gag della Fontana di Trevi di "Totòtruffa 62"). I personaggi sono soltanto delle macchiette, e le uniche scene belle sono quelle della Torre, che ricordano il documentario "La Tour" di René Clair. Catherine Deneuve ha una particina minuscola e dice solo una battuta (quasi di culto) al suo compagno, uno dei truffatori: "Ti preferisco con un naso finto".

Marrakech – "Le Grand Escroq", di Jean-Luc Godard, con Jean Seberg, Charles Denner (**)
Una giovane reporter americana (che si chiama Patrizia: è lo stesso personaggio di "À bout de souffle"?), in giro per il mondo per fare reportage, documentari e "cinema-verità", si aggira per la medina di Marrakech con una macchinetta per cineriprese e indaga su un misterioso falsario di biglietti di banca, che le spiega le proprie ragioni ("La charité ne pense pas le mal", dalla prima lettera ai Corinzi). Rispetto agli altri episodi, sembra decisamente fuori posto con le sue riflessioni filosofiche sul cinema, la società, la politica e l'economia, tipiche del Godard di quegli anni, e infatti il segmento era stato eliminato dalle versioni del film proiettate in Europa.