Sweeney Todd (Tim Burton, 2007)
Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street
(Sweeney Todd: The demon barber of Fleet Street)
di Tim Burton – USA 2007
con Johnny Depp, Helena Bonham Carter
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Visto al cinema President, con Hiromi.
Ho sempre pensato che buona parte del fascino dei film di Tim Burton dipendesse dalle colonne sonore di Danny Elfman. E infatti questo musical, che si affida alle non esaltanti melodie dello spettacolo di Broadway da cui è tratto, è privo di quella magica atmosfera che riesce a tenere a galla anche le pellicole meno riuscite del regista. Per fortuna al suo posto a donare spessore al film c'è una certa dose di cattiveria grandguignolesca, soprattutto nel finale, violento, sanguinoso e quasi da tragedia greca. La storia, ispirata a fatti reali, è quella di un barbiere folle che vive nella Londra del diciannovesimo secolo, deciso a vendicarsi (come una sorta di conte di Montecristo) di un giudice corrotto che lo ha condannato ingiustamente ai lavori forzati per sottrargli la moglie e la figlia. Nella sua bottega taglierà la gola ai malcapitati clienti (ma il passaggio dal desiderio di vendetta nei confronti di un singolo individuo alla semplice sete di sangue non è spiegato) e consegnerà i corpi a una complice che li passerà in un tritacarnone gigante e ne farà "i migliori pasticci della città". Il difetto principale della pellicola, oltre alle canzoni che mi sono sembrate tutte uguali e con testi banalotti, è l'assenza di fantasia e ironia, con l'unica eccezione della scena in cui la Carter si immagina la vita al mare in compagnia dell'amato barbiere. Alan Rickman (nei panni del malvagio giudice Turpin), un attore che di solito mi piace molto, non brilla particolarmente. Meglio invece Timothy Spall (il messo) e Sacha Baron Cohen (il barbiere "rivale" Pirelli, finto-italiano e prima vittima di Todd). Nella versione italiana i brani cantati sono stati per fortuna lasciati in inglese con sottotitoli (una delle cose che avevo detestato nel "Fantasma dell'Opera" di Schumacher era stata la scelta di doppiare le canzoni), ma è mancato il coraggio di farlo per l'intero film, anche per il parlato, come invece era stato fatto per "Evita". Ogni volta che si passa dalle voci originali a quelle dei doppiatori (spesso molto diverse!) c'è una caduta di tono. Spiace inoltre l'uso di computer grafica dozzinale, soprattutto all'inizio, nei titoli e nella panoramica della città.