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29 novembre 2020

Brivido nella notte (Clint Eastwood, 1971)

Brivido nella notte (Play Misty for me)
di Clint Eastwood – USA 1971
con Clint Eastwood, Jessica Walter
**1/2

Visto in TV.

Dave Garner (Eastwood), DJ radiofonico che conduce una trasmissione notturna in una piccola emittente californiana, scopre che la sua affezionata ascoltatrice Evelyn (Jessica Walter), che telefona ogni sera per chiedere la canzone "Misty" di Erroll Garner, è una stalker psicopatica innamorata di lui. E dopo un incontro casuale di una notte, non riesce più a togliersela di dosso: dapprima la donna porta scompiglio nella sua sfera privata e professionale, e poi cerca addirittura di attentare alla sua vita. Il film che segna l'esordio alla regia per Eastwood è un thriller psicologico che in certe cose sembra anticipare "Misery": come nel classico di Stephen King e Rob Reiner, a renderlo memorabile è l'antagonista, una donna ossessiva e fanatica, violenta e senza inibizioni, magistralmente interpretata da una Jessica Walter che fu anche nominata ai Golden Globe. Pur con qualche calo di ritmo e qualche ingenuità sopra le righe, alla prima esperienza dietro la macchina da presa Clint si dimostra un regista già solido e capace di sfruttare bene sia gli attori (compreso sé stesso!) sia le scenografie (le coste frastagliate della penisola di Monterey: la sceneggiatura di Jo Heims era ambientata inizialmente a Los Angeles, ma Eastwood volle spostarne il setting per dare alla vicenda uno sfondo più particolare e realistico, vedi anche le scene girate durante il festival jazzistico). Donna Mills è la fidanzata ufficiale di Dave, Don Siegel (che lo stesso anno aveva diretto l'amico Clint nel primo "Ispettore Callaghan") è il barista, John Larch è il detective della polizia.

24 giugno 2020

L'immensità della notte (A. Patterson, 2019)

L'immensità della notte (The vast of night)
di Andrew Patterson – USA 2019
con Sierra McCormick, Jake Horowitz
**1/2

Visto in TV (Prime Video), in originale con sottotitoli.

Alla fine degli anni cinquanta, nella cittadina di Cayuga in Nuovo Messico, mentre l'intera popolazione è radunata nel palazzetto della scuola per assistere a una partita di basket liceale, il radioamatore Everett (Jake Horowitz), che gestisce l'emittente locale, e la giovane centralinista Fay (Sierra McCormick), appassionata di scienza e tecnologia, captano uno strano segnale di provenienza ignota. Alle prime ipotesi che si tratti di un codice militare o di un'interferenza dovuta ai sovietici (siamo in piena paranoia da guerra fredda, poco dopo il lancio dello Sputnik) si sostituisce la consapevolezza di essere di fronte a qualcosa di ben diverso e... alieno. Opera prima ambientata quasi in tempo reale e tutta in una notte, questa pellicola gioca con le inquietudini e le suggestioni dell'epoca in cui si svolge, ispirandosi nemmeno velatamente a celebri e misteriosi "incidenti" come quelli di Roswell o di Kecksburg. E se l'atmosfera è sospesa, notturna e inquietante (con una fotografia "nebbiosa" che avvolge tutto), i contenuti si rifanno a tutti gli elementi del mito degli alieni con i loro dischi volanti che fanno periodiche visite nel deserto, lontani dai centri abitati, per comunicare o per rapire gli esseri umani. Non a caso la cornice immaginaria è quella di un programma tv, "Paradox Theater", modellato su "Ai confini della realtà", di cui "The vast of night" sarebbe il titolo di un episodio. Stilisticamente inappuntabile, il film è costruito su una serie di lunghi piani sequenza, ma alla resa dei conti offre poche sorprese e si accontenta di andare incontro ai desideri e alle aspettative di un tipo di cinema nostalgico, con echi spielberghiani ("Incontri ravvicinati del terzo tipo" è naturalmente il titolo di riferimento). Ben costruiti comunque i personaggi, nerd al punto giusto (si pensi ai commenti su come sarà il futuro), e indovinati sia l'approccio intimistico e personale sia la collocazione temporale della vicenda. Forse è il caso di appuntarsi il nome del giovane regista, per seguirne le evoluzioni future.

10 luglio 2015

Alan Partridge: Alpha Papa (D. Lowney, 2013)

Alan Partridge: Alpha Papa
di Declan Lowney – GB 2013
con Steve Coogan, Colm Meaney
*1/2

Visto in divx alla Fogona, con Monica, Roberto e Sabrina, in originale con sottotitoli inglesi.

Alan Partridge, dj e speaker radiofonico di una stazione privata di Norfolk, convince i dirigenti dell'emittente – in crisi economica, e quindi costretti a "tagliare" qualche testa – a licenziare, al posto suo, il collega irlandese Pat Farrell (Colm Meaney). Questi, impazzito, si barrica nella sede della radio, prendendo come ostaggi tutti i componenti del board. Per negoziare, la polizia sceglie di inviare all'interno della stazione proprio Partridge, che Farrell considera suo amico perché non sa del ruolo che ha giocato nel suo licenziamento. Steve Coogan riprende un personaggio da lui già interpretato in numerosi sketch radiofonici e televisivi, e ci costruisce sopra un lungometraggio cinematografico colmo di humour cinico e tipicamente britannico. L'accoppiata con Meaney funziona, ma la pellicola sembra una puntata di uno show televisivo trascinata un po' troppo per le lunghe. Il punto di forza sono i dialoghi, mentre il personaggio pavido e approfittatore di Alan Partridge non risulta particolarmente originale o divertente. Il film non è mai uscito in Italia.

27 luglio 2014

Fog (John Carpenter, 1980)

Fog (The Fog)
di John Carpenter – USA 1980
con Adrienne Barbeau, Tom Atkins
**1/2

Visto in TV.

Nel centenario della sua fondazione, la cittadina costiera di Antonio Bay è sconvolta dall'arrivo di una "nebbia assassina" e irreale, dentro la quale si nascondono i fantasmi dell'equipaggio di una nave naufragata cento anni prima, intenzionati a vendicarsi dei discendenti di coloro che provocarono la loro morte. Ispirato in parte dal film inglese "I mostri delle rocce atomiche", un classico dell'horror a basso costo (ma girato in cinemascope per dare l'impressione che il budget fosse più elevato: ne risultano ottimi scorci paesaggistici e una tensione palpabile nelle scene notturne) che innesta gli stilemi dello slasher e del gore sulla struttura della ghost story di impostazione gotica. Col tempo è diventato un piccolo classico, forse anche al di là dei suoi meriti, benché Carpenter ci sappia fare e le scene ad effetto non manchino. Da segnalare la presenza contemporanea nel cast di Jamie Lee Curtis (alla sua seconda collaborazione con il regista dopo il successo di "Halloween") e di sua madre Janet Leigh (che nel campo dell'horror aveva già dato con "Psyco"), rispettivamente nei ruoli di una giovane autostoppista e dell'organizzatrice delle celebrazioni per il centenario della città. Il roster di personaggi alle prese con la nebbia e i fantasmi si completa con Adrienne Barbeau, all'epoca moglie di Carpenter (la speaker della locale stazione radiofonica), Tom Atkins (il marinaio che dà il passaggio alla Curtis) e Hal Holbrook (padre Malone, il prete). Ci sono piccoli ruoli anche per lo stesso regista (il sacrestano, nella sequenza iniziale) e l'addetto ai trucchi Rob Bottin (Blake, il capitano fantasma), mentre alcuni personaggi hanno i nomi di collaboratori storici di Carpenter (Dan O'Bannon, Nick Castle e Tommy Lee Wallace). Abbondano inoltre citazioni e riferimenti a scrittori e film dell'orrore (Lovecraft, Machen, Price). Nel 2005 è uscito un remake.

2 giugno 2011

Cirkus Columbia (D. Tanović, 2010)

Cirkus Columbia (id.)
di Danis Tanović – Bosnia-Erzegovina 2010
con Miki Manojlović, Jelena Stupljanin
**1/2

Visto al cinema Eliseo, con Hiromi.

Dopo vent'anni trascorsi in Germania, dove si è arricchito, Divko approfitta della caduta del comunismo (siamo nel 1991) per tornare nel suo villaggio natale in Bosnia-Erzegovina a sfoggiare soldi, automobile e giovane amante, e a sfrattare di casa la moglie e il figlio (con cui non ha rapporti da anni) per insediarvicisi con la sua nuova donna e il suo amatissimo gatto nero portafortuna. Ma ignora che i delicati equilibri su cui si regge la nuova situazione politica stanno per saltare, e che siamo alla vigilia della sanguinosa guerra di dissoluzione della Jugoslavia. A fianco delle tensioni famigliari (l'odio/amore fra Divko e le sue due donne; il rapporto con il figlio Martin, giovane radioamatore) ci sono quelle ben più delicate, e che dividono l'intero paese, fra serbi e bosniaci. Tanović, che già aveva affrontato il tema della guerra nei balcani con sensibilità e umorismo nel suo film d'esordio "No Man's Land", ritorna sull'argomento mantenendo i toni – almeno in superficie – della commedia e guardando in parte a Kusturica (gatti compresi). Il protagonista Miki Manojlović (già visto proprio in molti film del regista serbo, compreso "Underground") assomiglia sempre di più a Walther Matthau. Bravi gli attori, sceneggiatura un po' sfilacciata, ma il finale (con le bombe che esplodono mentre i due innamorati fanno un ultimo giro sulle giostre del "Cirkus Columbia", appunto) commuove e scuote.

24 maggio 2011

I cento passi (M. T. Giordana, 2000)

I cento passi
di Marco Tullio Giordana – Italia 2000
con Luigi Lo Cascio, Luigi Maria Burruano
***1/2

Rivisto in DVD, con Giovanni, Rachele, Paola, Ilaria e Ginevra.

Cento passi dividono la casa di Peppino Impastato da quella di Tano Badalamenti, boss della mafia che domina a Cinisi, cittadina in provincia di Palermo. Anche se il suo stesso padre Luigi è affiliato alla cupola, il giovane Peppino si oppone a uno stato di cose che sembra immutabile, e fonda un'emittente radiofonica, Radio Out, attraverso la quale grida la sua rabbia e il suo disgusto verso la corruzione e l'omertà. Pagherà il suo impegno civile e politico con la vita: verrà ucciso il 9 maggio del 1978, lo stesso giorno in cui viene ritrovato a Roma il cadavere di Aldo Moro; e anche per questo motivo, oltre che per la volontà delle forze dell'ordine di chiudere fin troppo rapidamente le indagini, la sua vicenda rischiava di cadere nell'oblio. Così però non è stato, grazie a coloro che lo hanno conosciuto ma anche agli artisti che ne hanno parlato (oltre a questo lungometraggio, va ricordata una canzone dei Modena City Ramblers, anch'essa intitolata "I cento passi"). Insieme al successivo "La meglio gioventù", il film è indubbiamente il capolavoro di Giordana (autore anche della sceneggiatura con Claudio Fava e Monica Zappelli), abilissimo a ricostruire il clima e l'atmosfera di quegli anni, il senso di impotenza e di accerchiamento di fronte alla "piovra" mafiosa, la sete di ribellione di Peppino e dei suoi amici, la militanza comunista, le contraddizioni familiari, il desiderio di libertà e di giustizia in un piccolissimo paese siciliano che probabilmente, se non fosse stato per questa vicenda, il resto del mondo non avrebbe mai sentito nominare. Davvero ottimo Luigi Lo Cascio, al suo esordio sul grande schermo, che sfoggia anche una certa somiglianza con il vero Giuseppe Impastato. Attorno a lui, comunque, brillano tutti gli interpreti: in particolare vanno ricordati Tony Sperandeo nei panni di Tano Badalamenti e Claudio Gioè in quelli dell'amico Salvo, ma anche e soprattutto Luigi Maria Burruano e Lucia Sardo nei ruoli dei genitori di Peppino, personaggi complessi e sfaccettati. Salutato alla sua uscita come una boccata d'aria fresca per il cinema italiano, il film riporta con efficacia l'impegno civile in sala (non a caso viene esplicitamente citato "Le mani sulla città" di Francesco Rosi, che Peppino e i suoi amici guardano nel loro cineforum). Efficace, anche se un po' ruffiana, la colonna sonora, che comprende fra gli altri Janis Joplin, Leonard Cohen e Procol Harum. "Volare" di Domenico Modugno viene invece identificata come "l'inno nazionale di Mafiopoli", il che ha provocato reazioni risentite da parte degli eredi del cantante. In ogni caso, nel finale, sulle immagini del corteo funebre di Peppino, è difficile trattenere le lacrime e l'indignazione (anche perché, nonostante le bandiere rosse e i pugni alzati, come già detto è una pellicola di impegno civile e non di propaganda): e dunque il film centra perfettamente il suo bersaglio.

11 dicembre 2010

I love Radio Rock (R. Curtis, 2009)

I love Radio Rock (The Boat That Rocked, aka Pirate Radio)
di Richard Curtis – GB 2009
con Tom Sturridge, Philip Seymour Hoffman
**

Visto in DVD, con Giovanni e Rachele.

Negli anni sessanta, numerose radio "pirata" trasmettevano illegalmente musica pop e rock da navi in disuso o ancorate nelle acque internazionali al largo della costa della Gran Bretagna, sfidando il monopolio delle emittenti di stato e i divieti del governo inglese. Il film racconta la storia di una di queste, Radio Rock, ispirata alla "vera" Radio Caroline. Il diciottenne Carl (Tom Sturridge), espulso da scuola, vi giunge a bordo perché la madre vuole che trascorra un po' di tempo in compagnia del patrigno Quentin (Bill Nighy), l'eccentrico direttore dell'emittente. Qui conosce tutta una serie di bizzarri personaggi che si alternano ai microfoni della radio in qualità di DJ nel corso dell'intera giornata, fra i quali spiccano l'americano "il Conte" (Philip Seymour Hoffman), l'estroverso "dottor Dave" (Nick Frost), il popolarissimo Gavin (Rhys Ifans) e il sempliciotto Simon (Chris O'Dowd). In un'atmosfera spensierata e liberatoria, all'insegna del trinomio sesso, droga e rock'n'roll, il ragazzo vivrà anche le sue prime esperienze sentimentali e conoscerà il suo vero padre. Farsesco, musicale, colorato e leggero, il film è un tuffo nelle atmosfere disimpegnate e lisergiche del rock anni sessanta: ma alla resa dei conti la sceneggiatura manca di spessore, i personaggi non sono altro che macchiette (molto superficiali, in particolare, quelli femminili) e la pellicola si limita a mettere in successione una serie di episodi nello stile corale e goliardico dell'Altman di "MASH" e di "Nashville": è un film più nostalgico che significativo. Nel ricco cast, anche Kenneth Branagh (il ministro che cerca in ogni modo di far chiudere la radio) ed Emma Thompson (la madre di Carl).

9 maggio 2009

Un volto nella folla (Elia Kazan, 1957)

Un volto nella folla (A face in the crowd)
di Elia Kazan – USA 1957
con Andy Griffith, Patricia Neal
***1/2

Visto in DVD, con Marisa.

La conduttrice di un programma radiofonico trasmesso da una piccola stazione dell'Arkansas, "Un volto nella folla", scopre il talento di un giovane cantante incarcerato, "Lonesome" ("Solitario") Rhodes, e lo rende protagonista di una trasmissione dove può parlare a ruota libera. Semplice, diretto, spontaneo e senza peli sulla lingua, Rhodes diventa l'idolo degli ascoltatori, prima della sua cittadina e poi di tutto lo stato. Ben presto fa il gran salto in televisione (che in quegli anni stava rapidamente sostituendo la radio nelle preferenze degli americani), trasferendosi a New York come conduttore di uno show tutto suo e affermandosi anche come influente testimonial pubblicitario. Dopo aver accresciuto a livelli smisurati la propria popolarità in tutta la nazione, viene assunto come consulente di un rampante politico di destra che si prepara a lanciare la sua candidatura come presidente degli Stati Uniti. Ma la stessa donna che lo aveva scoperto, Marcia, disgustata dalla sua trasformazione in un ipocrita megalomane (per ambizione ha anche rinunciato al proprio amore per lei, preferendo sposare una giovane majorette), distrugge la sua carriera lasciando volontariamente aperti i microfoni al termine di uno show e facendo in modo che gli spettatori ascoltino quello che lui pensa veramente di loro, ossia che non sono altro che idioti manipolabili con le parole e il carisma. Un film sul potere dei mass media, talmente in anticipo sui tempi che sembra quasi incredibile che risalga al 1957: è ancora attuale e moderno, e se uscisse oggi in molti ci vedrebbero riferimenti diretti a protagonisti della scena politica e pubblica odierna. Non si tratta infatti semplicemente del racconto dell'ascesa e caduta di un personaggio, quanto di un'acuta analisi sul populismo e sul ruolo della televisione e della pubblicità nell'influenzare non solo le opinioni delle persone ma persino i loro sentimenti. Sebbene la sceneggiatura di Budd Shulberg possa in parte ricordare alcuni film di Frank Capra (come "Arriva John Doe") e certi temi erano già apparsi in quegli anni (per esempio ne "La ragazza del secolo" di George Cukor), il concetto di sfruttare il marketing e la tv per condizionare le masse e per fare fortuna in politica non era mai stato presentato al cinema in maniera tanto esplicita e dirompente (a un certo punto Rhodes dice che per conquistare i voti degli elettori non servono programmi e idee ma "slogan pubblicitari, barzellette e belle ragazze": vi ricorda qualcuno?). Griffith era al suo debutto sul grande schermo, prima di fare fortuna – ironicamente – proprio in televisione. Nel cast anche Lee Remick (la giovane moglie di Rhodes, anche lei esordiente), Walter Matthau (lo scrittore intellettuale) e Anthony Franciosa (il manager opportunista).

22 aprile 2009

Tandem (Patrice Leconte, 1987)

Tandem (id.)
di Patrice Leconte – Francia 1987
con Jean Rochefort, Gérard Jugnot
**1/2

Visto in DVD, con Marisa.

L'anziano Michel Mortez conduce da oltre vent'anni il programma radiofonico di quiz "La lingua al gatto", trasmesso in diretta dalle piazze delle città di provincia francesi, e deve spostarsi ogni giorno da un paese all'altro su una vecchia automobile in compagnia dell'autista, factotum e tecnico del suono Rivetot: una vita da saltimbanco, senza pause e senza amici, che sta per concludersi forzatamente in seguito alla decisione della stazione radio di interrompere il vetusto programma. Il buon Rivetot vorrebbe tenere nascosta la ferale notizia all'iracondo, depresso ed emotivo Michel, anche perché teme per la sua salute, ma la verità verrà a galla e porrà fine anche al lungo sodalizio fra i due... o forse no? Un piccolo film "on the road", gradevole e divertente nonostante il tono crepuscolare e malinconico, su una coppia di "amici per forza" (che ricordano in qualche modo Don Chisciotte e Sancho Panza: non a caso Rochefort avrebbe dovuto interpretare il personaggio di Cervantes nel film mai realizzato da Terry Gilliam), legati dall'affetto reciproco ma anche dai continui battibecchi e interpretati da due ottimi attori (Rochefort è un po' un habitué delle pellicole di Leconte, Jugnot è un bravo caratterista comico). Nella colonna sonora si sente ripetutamente la canzone "Il mio rifugio" di Riccardo Cocciante, anzi "Richard Cocciante", com'è scritto il suo nome nei titoli di testa.

6 marzo 2008

Un uomo in prestito (M. Lehmann, 1996)

Un uomo in prestito (The truth about cats & dogs)
di Michael Lehmann – USA 1996
con Janeane Garofalo, Uma Thurman
**1/2

Rivisto in DVD, con Hiromi.

Gradevole commedia romantica di stampo animalista e ispirata al "Cyrano": la protagonista Abby, infatti, è la simpatica conduttrice di un programma radiofonico di consigli veterinari, ma soffre di una carenza di autostima a causa della propria bassa statura. Così, quando un giovane e bel fotografo (Ben Chaplin), rimasto affascinato dalla sua voce e dai suoi consigli, le chiede un appuntamento, lei si descrive come "alta e bionda" e chiede alla propria vicina Noelle, una modella, di prendere il suo posto. Attraverso equivoci e situazioni scontate si giungerà all'immancabile lieto fine. L'affiatamento degli attori e il mestiere di Lehmann tengono a galla il film, anche se alcuni personaggi vengono persi per strada (come il compagno/manager di Noelle e l'amico-assistente di Chaplin, intepretato da Jamie Foxx).

27 novembre 2006

Radio America (R. Altman, 2006)

Radio America (A Prairie Home Companion)
di Robert Altman – USA 2006
con Garrison Keillor, Meryl Streep
***

Visto in DVD, con Martin.

In ricordo di Robert Altman, scomparso la settimana scorsa, io e Martin ci siamo visti il suo ultimo film, che non avevo fatto in tempo a gustarmi al cinema. E non è affatto un caso che "Radio America" sia stato il suo ultimo lavoro, visto che parla proprio della morte: la morte della radio, la fine di un'epoca, la chiusura di un certo tipo di spettacolo, ma anche la scomparsa di una generazione di uomini e di artisti. Ho letto che il regista è morto per le complicazioni di un tumore: dunque è probabile che mentre girasse il film fosse già cosciente della propria imminente fine. Quasi tutta la pellicola si svolge su un palco buio, durante la registrazione della puntata finale di uno spettacolo radiofonico che va in onda da circa cinquant'anni: il teatro da dove viene trasmesso è infatti stato acquistato da una compagnia che intende demolirlo per farne un parcheggio. Parzialmente incuranti della fine imminente, davanti al microfono passano numerosi artisti e cantanti che dilettano il pubblico con canzoni vecchio stile (country, ma anche bluegrass o gospel) e jingle pubblicitari molto retrò. L'atmosfera è calda e malinconica, mentre tra le quinte si aggira silenziosamente una misteriosa donna in impermeabile bianco con l'aspetto di un fantasma: si tratta in realtà di un angelo: è in attesa di qualcosa? A un certo punto, in occasione della morte di un anziano cantante nel proprio camerino, la donna dice alla sua compagna: "La morte di un vecchio non è mai una tragedia. Perdonalo per le sue mancanze e ringrazialo per l'amore e la tenerezza". Impossibile non pensare a questa frase come a un epitaffio per lo stesso Altman. Belle le canzoni (eseguite tutte dal vivo) e bravi gli attori, un cast numeroso e variopinto fra i quali, oltre alla Streep, spiccano Kevin Kline, Lily Tomlin, John C. Reilly, Woody Harrelson, Lindsay Lohan e Virginia Madsen. Per il tema trattato, l'ambientazione e certe atmosfere, il film mi ha ricordato una pellicola che stilisticamente c'entra ben poco: il bellissimo "Goodbye Dragon Inn" di Tsai Ming-Liang.