30 aprile 2023

Rosencrantz e Guildenstern sono morti (Tom Stoppard, 1990)

Rosencrantz e Guildenstern sono morti
(Rosencrantz and Guildenstern are dead)
di Tom Stoppard – GB/USA 1990
con Gary Oldman, Tim Roth
***1/2

Rivisto in divx.

Rosencrantz e Guildenstern sono due personaggi minori dell'Amleto di Shakespeare, amici d'infanzia del protagonista che vengono convocati dal re e dalla regina di Danimarca alla corte di Elsinore affinché indaghino sui motivi della sua strana pazzia. Nel dramma originale hanno un ruolo quasi insignificante, nonostante i loro nomi così altisonanti: in questo film (che è l'adattamento cinematografico di un testo teatrale tragicomico e assurdista, scritto dallo stesso Stoppard nel 1966), viceversa, sono i protagonisti assoluti. La pellicola li segue nel “dietro le quinte” dell'Amleto vero e proprio, usando i versi di Shakespeare nelle scene in cui i due incrociano gli altri personaggi della tragedia e mettendo invece loro in bocca altri dialoghi e parole quando sono lasciati a loro stessi. Il tono è filosofico ed esistenzialista: consapevoli di essere pedine di un destino più grande di loro, i due si interrogano sul significato del fato, della probabilità (la pellicola si apre con una moneta che, lanciata in aria, fa uscire “testa” per 157 volte di fila), dell'identità (chi dei due è Rosencrantz, e chi Guilderstern? Nemmeno loro lo sanno, tanto che si scambiano in continuazione i nomi, come fossero un tutt'uno indistinto), del rapporto fra la realtà e la sua rappresentazione (il “teatro nel teatro”, che d'altronde era un elemento fondamentale anche del dramma di Shakespeare), e soprattutto della morte, visto che questo è chiaramente fin da subito il loro destino finale. Il titolo stesso del film, che lo spoilera, è una delle ultime frasi della tragedia originale, e i due personaggi sono vittime inconsapevoli di una storia complessa di cui non conoscono nemmeno i risvolti segreti e i retroscena: vengono mandati a morte senza alcuna spiegazione (“Chi l'avrebbe mai detto che eravamo tanto importanti?”) e senza aver fatto niente di male a nessuno. Sono inoltre due personaggi senza un passato (non hanno ricordi precedenti al loro ingresso nel dramma) e “fuori dal tempo”, che seguono i binari di un destino fisso ed enigmatico di cui sono parzialmente consapevoli e che pure sfugge loro in continuazione, proprio come un copione teatrale le cui battute sono costretti a recitare senza alcun libero arbitrio. Fra una scena scespiriana e l'altra, comunque, sono liberi di indagare, curiosare, dibattere, a volte con toni intellettuali o metatestuali, a volte generando situazioni comico-paradossali (Oldman, il più sempliciotto ma visionario dei due, che ogni tanto ha un lampo di coscienza e "scopre" fenomeni scientifici o inventa oggetti "moderni", senza però mai riuscire a mostrarli al più pratico Roth). A proposito, grande la prova dei due attori, che formano una coppia davvero affiatata. Nel cast anche Richard Dreyfuss (il capocomico), Iain Glen (Amleto), Ian Richardson (Polonio). Nel complesso un film insolito, stimolante, paradossale, al tempo stesso colto e svagato, intellettuale e demenziale. Fra le scene cult, la partita a tennis al “gioco delle domande”, e lo scambio di battute “Io non credo all'Inghilterra”- “Ah, vuoi dire che è solo un complotto dei cartografi?”.

28 aprile 2023

Brooklyn (John Crowley, 2015)

Brooklyn (id.)
di John Crowley – GB/Irlanda/Canada 2015
con Saoirse Ronan, Emory Cohen
**

Visto in divx.

All'inizio degli anni Cinquanta, la giovane e sensibile Eilis (Saoirse Ronan) decide di abbandonare il piccolo villaggio irlandese in cui è nata e vissuta per andare in cerca di fortuna e di una nuova vita in America. La traversata in piroscafo e i primi passi a Brooklyn, dove risiede in un pensionato femminile e lavora come commessa in un grande magazzino, saranno difficili; ma pian piano la timida e insicura ragazza riuscirà a trovare un proprio spazio vitale nel nuovo mondo, e persino un fidanzato, l'italiano Tony (Emory Cohen), che sposerà in segreto. Ma quando la morte improvvisa della sorella Rose la costringerà a un breve ritorno in Irlanda, la nostalgia e l'infatuazione per un ragazzo locale, Jim (Domhnall Gleeson), rischieranno di mettere a repentaglio il suo progetto di vita... Da un romanzo di Colm Tóibín, sceneggiato da Nick Hornby, una pellicola romantica e di coming-of-age con una protagonista contesa fra due mondi, la patria di nascita (cui è legata e affezionata ma dove è anche prigioniera di obblighi familiari e sociali, ed è limitata da persone e ambienti chiusi, gretti e meschini) e quella d'adozione (dove non mancano le difficoltà, ma anche le opportunità e le possibilità di scoprire e realizzare veramente sé stessa, lasciando da parte le insicurezze). La regia dell'irlandese Crowley è un po' ingessata, ma d'altro canto l'intero film è un po' troppo formale stilisticamente, con una recitazione trattenuta, una fotografia patinata e una colonna sonora di maniera: certo, il tutto è voluto (come spesso nel cinema britannico) e ha anche un suo lento e freddo fascino. Peccato per qualche stereotipo di troppo (vedi per esempio gli italo-americani). Nel cast anche Jim Broadbent (il prete) e Julie Walters (la proprietaria del pensionato). Grande successo critico, con tre nomination agli Oscar (per il film, l'attrice e la sceneggiatura).

26 aprile 2023

La zona morta (David Cronenberg, 1983)

La zona morta (The Dead Zone)
di David Cronenberg – USA 1983
con Christopher Walken, Brooke Adams
**1/2

Rivisto in TV (Prime Video).

Risvegliatosi dopo cinque anni di coma in seguito a un incidente stradale, l'insegnante Johnny Smith (Christopher Walken) scopre di aver sviluppato un inquietante potere paranormale: toccando un'altra persona, ha delle "visioni" che possono essere legate al suo passato, al suo presente o al suo futuro. Pur ritenendole più una maledizione che un dono, metterà le sue capacità al servizio del prossimo, aiutando per esempio la polizia a individuare un serial killer. E quando sventerà la morte di un ragazzino, che aveva visto annegare nel lago ghiacciato, si renderà conto che è anche possibile cambiare il futuro che gli appare. Perciò, quando scoprirà per caso che un rampante e spregiudicato politico locale (Martin Sheen), candidato al senato, è destinato a scatenare un conflitto nucleare dopo essere diventato presidente degli Stati Uniti, capirà che il suo compito è quello di ucciderlo prima che prenda il potere. Da un romanzo di Stephen King, un affascinante thriller fantascientifico che fonde suggestioni soprannaturali con atmosfere intime e quotidiane. Lo sceneggiatore Jeffrey Boam sceglie una struttura a episodi (l'incipit con Johnny che scopre i propri poteri; la sequenza centrale con la caccia al serial killer; e il finale con la trama del politico), anziché quella "parallela" del romanzo di King: ma nonostante questo limite e qualche goffaggine nei dialoghi, la potenza del soggetto – che ispirò anche un albo di Dylan Dog – e le buone prove del cast (Brooke Adams è Sarah, la fiamma di Johnny; Herbert Lom è il dottore che lo ha in cura; Tom Skerritt è lo sceriffo di Castle Rock) lo rendono assai gradevole. Ottimo Walken. Stephen King (che avrebbe voluto Bill Murray come protagonista!) apprezzò. La colonna sonora è firmata da Michael Kamen, anziché dal consueto collaboratore di Cronenberg, Howard Shore. Nel 2002 dal romanzo di King è stata realizzata anche una serie televisiva, durata sei stagioni.

24 aprile 2023

Un'estate d'amore (I. Bergman, 1951)

Un'estate d'amore (Sommarlek)
di Ingmar Bergman – Svezia 1951
con Maj-Britt Nilsson, Birger Malmsten
***

Visto in divx.

Quando la danzatrice Marie (Maj-Britt Nilsson), poco prima delle prove di un importante balletto a teatro, riceve per posta il diario di Henrik (Birger Malmsten), il ragazzo che tredici anni prima aveva amato durante una vacanza estiva ed era morto improvvisamente, tutti i ricordi di quell'estate tornano di colpo a investirla. A quel tempo la giovane Marie era una ragazza solare e piena di vita, sempre pronta a ridere e a scherzare. La relazione con il più cupo Henrik, in vacanza con il suo cane nello stesso tratto di mare, nacque infatti per gioco, salvo farsi più profonda nel giro di pochi giorni, al punto da sviluppare sogni di fidanzamento e matrimonio: ma dopo la morte del ragazzo, in seguito a una caduta da uno scoglio, Marie divenne malinconica e introversa, perdendo ogni interesse e ragione di vita a lungo termine che non fosse la sua carriera di danzatrice, di fatto erigendo un muro, chiudendo una parte di sé e rimuovendo le emozioni. La lettura del diario le risveglia, la manda in crisi e le consente finalmente di "elaborare il lutto" e di aprirsi a una nuova vita. Nella sua apparente semplicità (nonostante la struttura a flashback), uno dei film più immersivi e psicologicamente profondi del primo periodo bergmaniano: aiutato da un'eccellente prova della protagonista, che veicola moltissime emozioni diverse, il regista si concentra sull'attenzione ai dettagli, che siano i primi piani su volti e oggetti (come nelle magistrali sequenze che vedono Marie da sola davanti allo specchio del trucco) o gli accenni "premonitori" (i molti presagi di morte attorno a Henrik) anche nelle sequenze più leggere e sbarazzine (tutta la parte della vacanza estiva sembra anticipare certe cose di Rohmer). E anche se all'apparenza nel soggetto – l'amore giovanile – non c'è molta differenza rispetto agli altri lavori di inizio carriera, per molti versi si può dire che lo "stile" di Bergman, dal punto di vista sia formale (notevole la fotografia di Gunnar Fischer) che contenutistico, quello che porterà avanti per il resto della carriera (da "Il posto delle fragole" – a proposito, anche qui c'è un "fragoleto" segreto – a "Persona"), nasca qui. Georg Funkquist è lo "zio" Erland, Stig Olin il maestro di danza, Alf Kjellin il giornalista Nyström.

22 aprile 2023

Tonight for sure (F. F. Coppola, 1962)

Tonight for sure
di Francis Ford Coppola – USA 1962
con Karl Schanzer, Don Kenney
*1/2

Visto su rarefilmm, in originale.

Due uomini si incontrano sulla Sunset Strip di Hollywood, decisi a sabotare un locale dove si svolgono spettacoli di spogliarello e di burlesque. Dopo aver piazzato una bomba nei bagni, e mentre siedono in platea in attesa della sua esplosione, si raccontano a vicenda i motivi della loro "intolleranza" verso la nudità e la pornografia. Naturalmente, in realtà ne sono segretamente attratti e, anzi, ossessionati. Caratterizzato da toni comici e satirici che mettono in luce l'ipocrisia dei perbenisti e dei puritani, l'umile e oscuro esordio di Francis Ford Coppola alla regia è in realtà un film di montaggio, che combina un suo corto, "The peeper", girato quando aveva 21 anni e frequentava la scuola di cinema dell'UCLA, con un film incompiuto di ambientazione western, "The wide open spaces", diretto da Jerry Schafer (i due corti rappresentano i "flashback" raccontati dai due uomini, rispettivamente un guardone che aveva cercato di distruggere un negozio di fotografie erotiche di fronte al suo appartamento, e un cowboy ossessionato da visioni di donne nude in pieno deserto), approfittando anche del fatto che la principale protagonista femminile, in entrambi i casi, era la stessa, ovvero la modella di Playboy Marli Renfro (più celebre per essere stata la controfigura di Janet Leigh nella scena della doccia di "Psycho"). A unire le due storie ci sono sequenze di raccordo girate appositamente. Il risultato, un curioso mix di exploitation (con numerose scene di fanciulle in topless) e satira sociale, è però soporifero e decisamente dimenticabile: a parte qualche divertente frammento di dialogo, anticipa ben poco dello stile del futuro regista de "Il padrino", "La conversazione" e "Apocalypse Now", e va considerato di interesse puramente storico.

20 aprile 2023

Elvis (Baz Luhrmann, 2022)

Elvis (id.)
di Baz Luhrmann – USA 2022
con Austin Butler, Tom Hanks
**1/2

Visto in TV (Now Tv).

Biopic su Elvis Presley (Austin Butler), la cui vita e la cui carriera sono lette attraverso il rapporto con il suo controverso manager, il "colonnello" Tom Parker (un Tom Hanks ingrassato e invecchiato da un eccesso di trucco prostetico), l'imbonitore da circo che lo scoprì da giovanissimo e lo portò al successo, salvo sfruttarne la fama per spremere da lui più denaro possibile: il film suggerisce addirittura che sia stato il colonnello a spingerlo verso il consumo di droghe che lo condurrà prematuramente alla morte. La chiava narrativa scelta (la voce narrante è appunto quella di Parker, che si rivolge direttamente al pubblico, ovvero ai fan del "Re") finisce col mettere in secondo piano proprio l'arte di Elvis – ovvero la sua voce e la sua musica – mentre del personaggio si sottolineano la fragilità, la vulnerabilità e le insicurezze (poco prima di morire, lamenta che "nessuno si ricorderà di me, non ho fatto niente che rimarrà"). Nella confusione di una regia che non si risparmia citazioni pop (Star Trek, Capitan Marvel), una camera mobilissima (grazie al digitale), una fotografia dai colori brillanti, l'uso indiscriminato di split screen, ralenti, fermi immagine, scritte colorate in sovrimpressione, vignette a fumetti, Luhrmann racconta l'ascesa e la caduta di un "mito", il suo rapporto con la società che lo circondava (con numerosi accenni a questioni razziali, sociali e politiche), ma soprattutto con i lati oscuri della fama e del successo. Quanto al contesto musicale, rimane appunto sullo sfondo: certo, ci viene detto che Elvis fu l'anello di congiunzione fra il country dei bianchi e il rhythm and blues dei neri, che il suo eccentrico rock'n'roll ha avuto una grande influenza culturale, che il suo modo di muoversi sul palco ha scatenato le folle (e le proteste dei conservatori), ma di fatto le sue canzoni – anche le più celebri, di cui si odono solo frammenti – finiscono in secondo piano. Non è un film musicale, per intenderci. Richard Roxburgh è il padre Vernon, Olivia DeJonge la moglie Priscilla. Otto nomination agli Oscar (comprese quelle per il miglior film e per Butler come miglior attore), ma nessuna statuetta vinta.

18 aprile 2023

L'altro uomo (Alfred Hitchcock, 1951)

Delitto per delitto - L'altro uomo (Strangers on a train)
di Alfred Hitchcock – USA 1951
con Farley Granger, Robert Walker
***

Visto in TV (Now Tv).

Durante un breve viaggio in treno, due sconosciuti iniziano una conversazione e scoprono di avere qualcosa in comune: una persona da "eliminare" dalla propria vita. L'elegante scapestrato Bruno Anthony (Robert Walker) propone allora al giovane tennista Guy Haines (Farley Granger) di scambiarsi i delitti, dopo essersi procurati degli alibi: lui ucciderà la moglie fedifraga di Guy, che non vuole concedergli il divorzio, lasciandolo così libero di risposarsi con la sua nuova fiamma Ann (Ruth Roman); e in cambio, il ragazzo ucciderà il padre di Bruno, che minaccia di diseredarlo (se non di rinchiuderlo in manicomio). Guy rifiuta: ciò nonostante, Bruno porta a termine lo stesso la sua parte del "patto", strangolando Miriam in un parco dei divertimenti, e pretenderà poi di essere ricambiato... Dal primo romanzo di Patricia Highsmith, "Sconosciuti in treno" (pubblicato solo l'anno prima, e i cui diritti Hitchcock acquistò sotto falso nome), sceneggiato da Czenzi Ormonde, assistente di Ben Hecht (dopo che sir Alfred si dichiarò insoddisfatto della prima versione scritta da Raymond Chandler), uno dei thriller più celebri del regista, nonché il film con cui rilanciò la propria carriera hollywoodiana, dopo alcuni passi falsi. L'intrigante soggetto (poi ripreso ne "La vittima designata" di Maurizio Lucidi e "Getta la mamma dal treno" di Danny DeVito), la buona costruzione dei personaggi (a spiccare è più lo psicopatico Bruno che non il protagonista Guy, però), il tema dell'ambiguità fra il bene e il male (per un momento siamo portati a credere che Guy abbia davvero intenzione di uccidere il padre di Bruno), ma soprattutto i momenti di suspense e di forte tensione, magistrali anche dopo svariati decenni (la scena dell'omicidio di Miriam, con il riflesso della donna strangolata sulle lenti dei suoi occhiali caduti a terra; il montaggio alternato della partita a tennis, che Guy cerca di concludere nel tempo più rapido possibile, e del contemporaneo tentativo di Bruno di recuperare l'accendino che gli serve per incriminare il rivale, caduto nella grata di un tombino; lo scontro finale fra i due uomini, a bordo di una giostra del luna park impazzita), catturano lo spettatore dall'inizio alla fine. Per Walker si tratta dell'ultimo film (morirà l'anno seguente), mentre Granger aveva già recitato per Hitchcock in "Nodo alla gola". Patricia Hitchcock, figlia del regista, interpreta Barbara, la sorellina impicciona (e appassionata di gialli) di Ann, mentre Leo G. Carroll è il padre di entrambe. Sir Alfred si riconosce mentre sale sul treno portando con sé la custodia di un contrabbasso. Il titolo "Delitto per delitto" è stato aggiunto al meno memorabile "L'altro uomo" in occasione della riedizione del film in home video.

17 aprile 2023

Living (Oliver Hermanus, 2022)

Living (id.)
di Oliver Hermanus – GB 2022
con Bill Nighy, Aimee Lou Wood
**

Visto in TV (Now Tv).

Nell'immediato dopoguerra, l'anziano burocrate Mr. Williams (Bill Nighy), scostante e solitario direttore dell'ufficio lavori pubblici di Londra, scopre di avere un tumore incurabile che gli lascia soltanto pochi mesi di vita. Non riesce a comunicare la notizia a nessuno, nemmeno al figlio, e per un breve periodo perde ogni desiderio di lottare. Ma grazie alla giovane Margaret Harris (Aimee Lou Wood), sua ex impiegata, trova infine una ragione per vivere appieno i suoi ultimi momenti: quella di portare avanti, con ogni sforzo, la proposta di un comitato di quartiere di costruire un'area giochi per bambini in un terreno dismesso. Dopo la sua morte, sarà ricordato da tutti con affetto e riconoscenza, anche se la sua lezione sarà di breve durata... Su sceneggiatura di Kazuo Ishiguro, un remake del classico "Vivere" di Akira Kurosawa, di cui sposta l'ambientazione geografica dal Giappone all'Inghilterra (ma non quella temporale: siamo nel 1949). Come il film originale, che si ispirava a "La morte di Ivan Il'ič" di Tolstoj, la vicenda vorrebbe essere una riflessione sul senso ultimo della vita. Ma l'impostazione calligrafica, unita all'estremo formalismo britannico, lo rendono meno convincente dell'originale giapponese, cinismo compreso. E la retorica umanista, settant'anni dopo, sembra esagerata e fuori contesto. Nomination agli Oscar per il bravo Nighy e per la sceneggiatura. Nel cast anche Alex Sharp (il giovane neoassunto all'ufficio statale), Tom Burke, Adrian Rawlins, Oliver Chris (gli altri colleghi) e Barney Fishwick (il figlio).

15 aprile 2023

Dheepan - Una nuova vita (J. Audiard, 2015)

Dheepan - Una nuova vita (Dheepan)
di Jacques Audiard – Francia 2015
con Antonythasan Jesuthasan, Kalieaswari Srinivasan
**1/2

Visto in TV (RaiPlay).

Sivadhasan (Jesuthasan), ex guerrigliero delle Tigri Tamil che ha perso la famiglia e i compagni nella guerra civile, fugge dallo Sri Lanka per immigrare in Francia, assumendo il falso nome di Dheepan e fingendo di avere una famiglia – insieme a una donna sconosciuta (Srinivasan) e a una bambina orfana (Claudine Vinasithamby) – per ottenere rifugio politico. Qui lentamente i tre cercano di integrarsi e trovano anche lavoro in una banlieu fuori Parigi: lui come guardiano di un complesso di caseggiati, lei come badante, mentre la piccola va a scuola. Pur non avendo legami di sangue, lentamente svilupperanno affetto reciproco. E quando gli scontri fra le bande rivali di spacciatori che dominano la banlieu metteranno in pericolo questa nuova "famiglia", Sivadhasan non esiterà a tornare in azione per difenderla. Audiard mescola il tema dell'immigrazione e (soprattutto) dell'integrazione con sfumature da thriller e da crime story come già aveva fatto in alcune delle sue precedenti pellicole (da "Tutti i battiti del mio cuore" a "Il profeta"), scegliendo il punto di vista di personaggi singalesi che per lo più non parlano francese. Il risultato è gradevole, anche se non troppo originale: interessante le riflessioni sul significato di famiglia a prescindere dai legami di sangue (cosa che mi ha ricordato il film hongkonghese "Bullets over summer" di Wilson Yip) e l'uso del linguaggio, meno la drammaticità retorica sui rifugiati e la deriva action nel finale. Il regista ha dichiarato di essersi ispirato a "Cane di paglia" di Peckinpah. Forse esagerata la Palma d'Oro a Cannes (che infatti fu fischiata all'annuncio in sala), dove peraltro Audiard aveva già vinto il premio per la sceneggiatura per "Un héros très discret" e il Grand Prix per lo stesso "Il profeta".

13 aprile 2023

La clessidra (Wojciech Jerzy Has, 1973)

La clessidra (Sanatorium pod klepsydrą)
di Wojciech Jerzy Has – Polonia 1973
con Jan Nowicki, Tadeusz Kondrat
**1/2

Visto su YouTube, in originale con sottotitoli inglesi.

Un uomo, Józef (Jan Nowicki), arriva in treno in una remota clinica dove è ricoverato il padre morente, Jakub (Tadeusz Kondrat). L'edificio è cadente e sembra abbandonato. Un medico gli spiega che in quel luogo il tempo scorre in modo diverso e si comporta in maniera imprevedibile, a volte "in ritardo", a volte all'incontrario. Per questo motivo il padre, che sarebbe già morto, in realtà è ancora in vita. E lo stesso Józef incomincia a rivivere momenti ed episodi della sua esistenza passata, dall'infanzia all'adolescenza (quando il padre gestiva il negozio di tessuti di famiglia nel ghetto ebraico), oltre a sogni e visioni popolate da personaggi bizzarri ed esotici e da complesse e artificiali ricostruzioni del passato (che a volte coinvolgono manichini di cera di personaggi famosi)... Da un romanzo di Bruno Schulz (in realtà una raccolta di racconti, integrati qui da spunti provenienti da altre opere dell'autore), un film stranissimo e visionario, a suo modo affascinante, anche se a tratti davvero troppo surreale: come in una sorta di "Alice nel paese delle meraviglie", nel vagabondare di Józef nella clinica si succedono scenari, personaggi e discorsi in cui si fatica a trovare un filo logico, se non quello del tempo, dei ricordi e del passato (che sia il passato intimo e personale, quello famigliare, o quello legato alla storia delle nazioni europee e colonialiste: e non mancano ovviamente accenni all'Olocausto, essendo il protagonista ebreo e lo stesso Schulz ucciso dalla Gestapo). L'atmosfera si fa spesso metafisica, e il tutto ricorda alcune cose che faranno Tarkovskij e Gilliam. Regia (con molti piani sequenza), fotografia e scenografie hanno una qualità pittorica e teatrale, con echi delle fantasmagorie. Premio della giuria al festival di Cannes.

11 aprile 2023

L'addomesticamento (Nagisa Oshima, 1961)

L'addomesticamento (Shiiku)
di Nagisa Oshima – Giappone 1961
con Rentaro Mikuni, Eiko Oshima
**

Visto su rarefilmm, in originale con sottotitoli inglesi.

Nel 1945, mentre la seconda guerra mondiale sta avviandosi verso la conclusione, un soldato americano di colore, ferito dopo essersi paracadutato dal suo aereo, viene fatto prigioniero dai contadini di un villaggio giapponese isolato fra le montagne. La sua presenza catalizza contrasti e discordie fra gli abitanti del piccolo insediamento, anche perché i motivi di dissidio già non mancavano prima del suo arrivo, fra le difficoltà dovute alla guerra (la scarsità di cibo, la presenza di rifugiati fuggiti da Tokyo, le notizie sempre peggiori che provengono dai soldati al fronte) e le tensioni sotterranee all'interno della comunità. Ed è facile trovare nel nemico il capro espiatorio per ogni cosa. Da un racconto giovanile di Kenzaburo Oe (pubblicato in italiano con il titolo "L'animale d'allevamento"), un altro film con cui Oshima prosegue la sua analisi (o meglio, critica feroce) della società giapponese, di cui denuncia una corruzione che prescinde dalla guerra (c'era prima, e ci sarà dopo: la guerra le offre soltanto una scusa o una giustificazione). Si tratta di una produzione indipendente, dopo che il regista aveva rotto con la Shochiku in seguito al boicottaggio del suo "Notte e nebbia del Giappone", che era stato ritirato dalle sale dopo pochi giorni. È un cinema di emozioni forti, che non si fa scrupolo di mettere in scena personaggi caratterizzati da vizi e difetti di ogni tipo (come l'avidità, la codardia, o il razzismo disumanizzante nei confronti del "negro" americano), evidenziati da una fotografia contrastata e un montaggio espressivo (non mancano alcuni notevoli long take): ma la storia corale è un po' troppo dispersiva (sono pochi i personaggi la cui caratterizzazione rimane con lo spettatore) e la narrazione è spesso pesante. Per questo motivo, rimane uno dei lungometraggi meno noti di Oshima, almeno in occidente.

Ashita no taiyo (Nagisa Oshima, 1959)

Tomorrow's sun (Ashita no taiyo)
di Nagisa Oshima – Giappone 1959
con Yukiyo Toake
[sv]

Visto su YouTube, in originale con sottotitoli inglesi.

Breve corto promozionale di 7 minuti, girato per conto della casa di produzione Shochiku da un Oshima agli esordi (non aveva ancora realizzato nessun lungometraggio: il suo primo lavoro, "Il quartiere dell'amore e della speranza", uscirà nel novembre dello stesso anno). Lo scopo è quello di presentare al pubblico tutta una serie di giovani attori ("la nuova generazione di stelle") che, provenienti in gran parte dalla televisione, stanno per arrivare al cinema in una serie di pellicole – per lo più commerciali – appartenenti a vari generi: la commedia, il musical, il film d'azione e quello di ambientazione storica. A fare da guida allo spettatore c'è la giovane Yukiyo Toake, che passa da un'ambientazione all'altra reggendo in mano un ombrello rosso, discorrendo con una platea che parla con lei all'unisono. Fra i numerosi attori presentati, i pochi destinati a una carriera prolifica o comunque decente sono Yusuke Kawazu, Miyuki Kuwano e Masahiko Tsugawa.

9 aprile 2023

Il cammino della speranza (P. Germi, 1950)

Il cammino della speranza
di Pietro Germi – Italia 1950
con Raf Vallone, Elena Varzi
**1/2

Visto in TV (RaiPlay).

Dopo la chiusura della solfara locale, che dava loro lavoro e sostentamento, i minatori di un villaggio siciliano decidono di partire con le loro famiglie per trasferirsi tutti in Francia, allettati dalle parole di una "guida" (Saro Urzì) che si offre di condurli a destinazione clandestinamente, superando controlli e confini. Il viaggio sarà lungo, duro e difficile: alcuni si perderanno, altri sceglieranno di tornare indietro, ma alla fine un gruppo di emigranti raggiungerà la terra promessa. Ispirato a un fatto vero raccontato nel romanzo "Cuori negli abissi" di Nino Di Maria, nonché alla reale chiusura della solfara Ciavolotta in provincia di Agrigento, una pellicola di impianto corale, forse più importante che bella, sceneggiata da Federico Fellini e Tullio Pinelli (che avevano collaborato con Germi già l'anno precedente per "In nome della legge"). Oltre al tema dell'emigrazione, racconta anche di un'Italia spaccata in due, fra l'arretratezza delle zone rurali e la vita moderna della grande città (nell'episodio di Lorenza, la ragazza che si perde durante la sosta a Roma); degli ostacoli posti dall'autorità e dalla burocrazia; della convivenza fra abitanti di regioni differenti (i siciliani e i bergamaschi, assunti dallo stesso fattore per aiutarlo col raccolto); delle lotte sociali fra poveri (scioperanti contro crumiri, ma entrambi repressi dalle forze dell'ordine). I molti personaggi del cast hanno storie e vicende personali che procedono per lo più in parallelo. E a tratti la vicenda si fa melodrammatica, come nel caso del duello rusticano sulla neve delle Alpi fra il protagonista Saro (Raf Vallone) e il "bandito" Vanni (Franco Navarra) per l'amore della bella Barbara (Elena Varzi). La colonna sonora è di Carlo Rustichelli, ma a spiccare è soprattutto la canzone popolare "Vitti 'na crozza" del compositore Franco Li Causi, divenuta poi molto celebre. Apprezzato da pubblico e critica, anche internazionale (vinse premi a Cannes e Berlino), il film suscitò polemiche politiche in patria per la sua rappresentazione della "disoccupazione postbellica".

8 aprile 2023

Il mio profilo migliore (Safy Nebbou, 2019)

Il mio profilo migliore (Celle que vous croyez)
di Safy Nebbou – Francia/Belgio 2019
con Juliette Binoche, François Civil
*1/2

Visto in TV (RaiPlay).

Gelosa dal tempo che il suo compagno Ludo (Guillaume Gouix) dedica all'amico e collega Alex (François Civil), sottraendolo a lei, la cinquantenne Claire (Juliette Binoche), professoressa di letteratura francese all'università, crea un falso profilo social su internet per mettersi in contatto con quest'ultimo, spacciandosi per un'affascinante ventiquattrenne di nome Clara. L'esperienza di fingersi una donna più giovane la galvanizzerà (al punto da cominciare a usare anche in pubblico un linguaggio più "giovanile"). E pur comunicando solo online, "Clara" e Alex finiranno per innamorarsi. La cosa però sfocerà in tragedia, con due possibili finali opposti (uno "reale" e uno soltanto immaginato da Claire in un suo scritto). L'intera storia è narrata in flashback dalla donna alla sua psichiatra (Nicole Garcia). Dal romanzo "Quella che vi pare" di Camille Laurens, una torbida vicenda alla Haneke su identità e apparenza, verità e menzogna, con un finale intricato che offre alcuni colpi di scena, narrata in modo freddo e tagliente ma anche – e purtroppo – a tratti implausibile e artificioso. Poco convincente – e in fondo pretestuoso – anche il rapporto con la psichiatra. Brava la Binoche, ma il suo personaggio non sempre appare credibile.

6 aprile 2023

Tabù - Gohatto (Nagisa Oshima, 1999)

Tabù - Gohatto (Gohatto)
di Nagisa Oshima – Giappone 1999
con Takeshi Kitano, Ryuhei Matsuda
***

Rivisto su rarefilmm, in originale con sottotitoli inglesi, per ricordare Ryuichi Sakamoto.

Nella Kyoto del 1865, durante gli ultimi anni dello shogunato Tokugawa, i giovani spadaccini Kano (Ryuhei Matsuda) e Tashiro (Tadanobu Asano) vengono arruolati nella Shinsengumi, potente milizia di samurai che ha il compito di mantenere l'ordine pubblico e proteggere lo shogunato stesso dai clan rivali e dalle spinte riformiste. Il giovane Kano, così bello ed efebico, attira su di sé le attenzioni di numerosi uomini, a cominciare dai compagni Tashiro e Yuzawa (Tomorowo Taguchi), ma anche dei loro superiori. E nonostante l'omosessualità fra i samurai della milizia sia diffusa e tollerata, gelosie e rivalità produrranno tensioni e metteranno a repentaglio gli equilibri interni. L'intera vicenda, ispirata da un romanzo di Ryotaro Shiba, è narrata dal punto di vista del capitano Hijikata (Takeshi Kitano), braccio destro del comandante Kondo (Yoichi Sai), che osserva le dinamiche che si dipanano e le commenta con i suoi pensieri: memorabile la scena finale, in cui Hijikata trancia di netto il tronco di un giovane albero in fiore, a sottolineare poeticamente la caducità di ogni cosa bella (e la fine stessa di un'epoca). L'ultimo film girato da Nagisa Oshima è un elegante dramma ambientato in un periodo storico particolarmente affascinante della storia del Giappone, il bakumatsu, che segna la fine del feudalesimo e dell'era degli stessi samurai: in effetti personaggi come Hijikata e Kondo, ma non solo, sono realmente esistiti. Qui, però, gli eventi storici e politici fanno solo da sfondo a una vicenda di torbide passioni e sentimenti nascosti che fanno capolino persino attraverso il rigore stilistico e l'austerità tipica di molti film di samurai, e che naturalmente si scontrano con le rigide regole dei samurai e del codice della milizia. Matsuda, che interpreta il diciottenne Kano, aveva solo sedici anni al tempo delle riprese. Nel cast anche Shinji Takeda (Okita), Jiro Sakagami (l'anziano Inoue) e Tommy's Masa (Yamazaki). La colonna sonora è di Ryuichi Sakamoto, che aveva già collaborato con Oshima (e Kitano) in "Furyo".

4 aprile 2023

Il sud (Victor Erice, 1983)

Il sud (El sur)
di Victor Erice – Spagna 1983
con Omero Antonutti, Icíar Bollaín
**1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Nella Spagna degli anni cinquanta, la quindicenne Estrella (Icíar Bollaín) ripensa con affetto al suo rapporto con il padre Agustín (Omero Antonutti), medico che aveva scelto di abbandonare il sud del paese, dov'era nato, per trasferirsi con la famiglia al nord, in una casa di campagna ("La gabiota", ovvero "Il gabbiano") appena fuori dalle mura di una grande città. Sin da bambina (Sonsoles Aranguren), Estrella era sempre stata affascinata da questo padre gentile e severo, capace di svolgere un lavoro serio e importante ma anche di scherzare con lei e di compiere prodigi (come trovare l'acqua per i contadini dei campi, grazie alla rabdomanzia e alla divinazione con il pendolino). Un padre con un passato misterioso (perché ha lasciato il suo paese natale? scopriremo che c'entra la guerra civile) e con dolorosi segreti che tiene nascosti al resto della sua famiglia, a partire dall'amore infelice per una misteriosa donna, che la bambina identifica in Irene Ríos (Aurore Clément), un'attrice cinematografica i cui film vengono proiettati nel cinema della città. Il secondo lungometraggio di finzione di Victor Erice (nonché l'ultimo: il suo terzo lungometraggio sarà un documentario), a dieci anni di distanza dal fenomenale "Lo spirito dell'alveare", è tratto da un racconto della scrittrice Adelaida García Morales, compagna del regista. Il "sud" del titolo è un luogo dell'immaginazione, che la piccola Estrella trasfigura attraverso i sogni, il mistero e la "magia" di una figura paterna vicina e distante allo stesso tempo, di cui riconosce la solitudine e l'infelicità soltanto man mano che la stessa Estrella cresce. Forse meno affascinante del lavoro precedente (lo stesso Erice lo ha definito "un film incompiuto"), resta comunque un film delicato e sensibile, con una bella atmosfera e una suggestiva fotografia (di José Luis Alcaine).

2 aprile 2023

Ragazze a Beverly Hills (Amy Heckerling, 1995)

Ragazze a Beverly Hills (Clueless)
di Amy Heckerling – USA 1995
con Alicia Silverstone, Paul Rudd
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Rivisto in divx.

L'egocentrica e narcisista sedicenne Cher Horowitz (Alicia Silverstone), figlia di un ricco e burbero penalista californiano, frequenta un prestigioso liceo di Beverly Hills, guarda alle supermodelle come unico stile di vita ed è convinta di saperne più di tutti su ogni argomento. Per migliorare i propri voti scolastici, ha la pensata di rendere "più felici" i suoi insegnanti, catalizzando una love story fra due di essi. E visto il successo, insieme all'amica Dionne (Stacey Dash), decide di continuare a "fare del bene", educando e "restaurando" a proprio modo una compagna di classe appena arrivata, la nerd Tai (Brittany Murphy), spingendola anche fra le braccia del belloccio Elton. Ma ne seguiranno solo disastri, e nel frattempo complicherà anche la propria stessa vita sentimentale, inseguendo inutilmente l'amore di un ragazzo gay (Justin Walker) e ignorando l'attrazione per il fratellastro Josh (Paul Rudd). Rilettura moderna e spigliata di "Emma" di Jane Austin, un film fondamentale nel mettere in scena l'estetica, le frivolezze, il materialismo e i valori di un certo tipo di adolescenti degli anni novanta, intercettando inoltre certe tendenze che si svilupperanno sempre più in seguito, come l'avvento dei telefonini. Ricordo che quando lo vedi per la prima volta, alla sua uscita, scoppiai a ridere nella scena in cui tutti i personaggi seduti a cena attorno a un tavolo, sentendo lo squillo di un telefono, tirano fuori il proprio cellulare per rispondere. E in un'altra scena, il cordless di Emma è paragonato al monolito di "2001: Odissea nello spazio" (con tanto di musica di Richard Strauss). La regista, anche sceneggiatrice, si prende gioco dei suoi personaggi (e di Cher soprattutto, visto che è di fatto la narratrice in prima persona della storia, attraverso la voce fuori campo) ridicolizzandone il comportamento e i pensieri, dall'ossessione per lo shopping all'appassionato ma superficiale interesse per le questioni sociali, ma al tempo stesso guarda a loro con tenerezza ed empatia, spingendo anche gli spettatori a partecipare alla loro confusione mentale alla scoperta di sé. L'ambientazione anni novanta è sottolineata dai cartoni di Beavis & Butthead e di Ren & Stimpy ("Sono molto esistenzialisti") in televisione, dai riferimenti ad attori, cantanti e modelle, e dalla colonna sonora. Da segnalare la scena della fontana, quando Cher si rende conto di essere innamorata di Josh, con la cover di "All by myself" di Jewel in sottofondo: è un omaggio a "Gigi". Dan Hedaya è il padre, Wallace Shawn e Twink Caplan i professori, Breckin Meyer e Jeremy Sisto gli altri compagni di classe. Lo script originale era stato pensato per una serie televisiva: l'anno successivo sarà realizzata proprio una serie, durata tre stagioni, in cui ritornano parecchi personaggi. No comment sul titolo italiano.