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22 aprile 2023

Tonight for sure (F. F. Coppola, 1962)

Tonight for sure
di Francis Ford Coppola – USA 1962
con Karl Schanzer, Don Kenney
*1/2

Visto su rarefilmm, in originale.

Due uomini si incontrano sulla Sunset Strip di Hollywood, decisi a sabotare un locale dove si svolgono spettacoli di spogliarello e di burlesque. Dopo aver piazzato una bomba nei bagni, e mentre siedono in platea in attesa della sua esplosione, si raccontano a vicenda i motivi della loro "intolleranza" verso la nudità e la pornografia. Naturalmente, in realtà ne sono segretamente attratti e, anzi, ossessionati. Caratterizzato da toni comici e satirici che mettono in luce l'ipocrisia dei perbenisti e dei puritani, l'umile e oscuro esordio di Francis Ford Coppola alla regia è in realtà un film di montaggio, che combina un suo corto, "The peeper", girato quando aveva 21 anni e frequentava la scuola di cinema dell'UCLA, con un film incompiuto di ambientazione western, "The wide open spaces", diretto da Jerry Schafer (i due corti rappresentano i "flashback" raccontati dai due uomini, rispettivamente un guardone che aveva cercato di distruggere un negozio di fotografie erotiche di fronte al suo appartamento, e un cowboy ossessionato da visioni di donne nude in pieno deserto), approfittando anche del fatto che la principale protagonista femminile, in entrambi i casi, era la stessa, ovvero la modella di Playboy Marli Renfro (più celebre per essere stata la controfigura di Janet Leigh nella scena della doccia di "Psycho"). A unire le due storie ci sono sequenze di raccordo girate appositamente. Il risultato, un curioso mix di exploitation (con numerose scene di fanciulle in topless) e satira sociale, è però soporifero e decisamente dimenticabile: a parte qualche divertente frammento di dialogo, anticipa ben poco dello stile del futuro regista de "Il padrino", "La conversazione" e "Apocalypse Now", e va considerato di interesse puramente storico.

13 febbraio 2012

I ragazzi della 56a strada (F. Coppola, 1983)

I ragazzi della 56a strada (The Outsiders)
di Francis Ford Coppola – USA 1983
con C. Thomas Howell, Matt Dillon
**1/2

Visto in VHS, con Marisa.

Nella cittadina di Tulsa, in Oklahoma, l'odio e la rivalità dividono la banda dei "greasers" (i ragazzi dei bassifondi) e quella dei "social" (i rampolli di buona famiglia). Quando il quattordicenne Ponyboy (C. Thomas Howell) e il suo amico sedicenne Johnny (Ralph Macchio) uccidono un rivale che li aveva aggrediti, sono costretti a rifugiarsi per qualche giorno in una chiesa abbandonata in campagna. Dopo aver salvato eroicamente alcuni bambini da un edificio in fiamme, torneranno in città per uno scontro risolutore con la banda nemica: ma la morte di Johnny spingerà l'amico Dallas (Matt Dillon) verso l'autodistruzione. Tratto da un romanzo della scrittrice Susan E. Hinton e ambientato negli anni sessanta, è un film che a livello di trama non sembra aggiungere molto a quello che già altre pellicole (da "Gioventù bruciata" a "West Side Story") avevano detto sull'argomento, anche se Coppola ci innesta alcune sequenze poeticamente significative (come la scena in cui Ponyboy e Johnny ammirano il tramonto e la bellezza della natura, riflettendo sul valore della gioventù attraverso i versi di Robert Frost). Oltre che su una regia stilizzata, su una fotografia espressionista e dai colori accesi, su inquadrature e caratterizzazioni da teen movie (si veda tutta la prima parte, ambientata al drive in), può contare su un nutrito cast di giovani promesse (molte delle quali faranno carriera: Patrick Swayze, Tom Cruise, Emilio Estevez, Rob Lowe, Diane Lane) e di guest star (Tom Waits, la stessa Susan Hinton). Reduce dal flop del suo film precedente, "Un sogno lungo un giorno", Coppola decise di realizzare la pellicola su suggerimento degli studenti di una scuola media che lo avevano letto in classe. Durante la lavorazione, stese – insieme alla Hinton – la sceneggiatura di un altro film da girare negli stessi luoghi, con la stessa troupe e parte dello stesso cast: il più sperimentale e meno commerciale "Rusty il selvaggio", uscito nello stesso anno e che con questo forma un dittico sui temi del disagio esistenziale e della delinquenza giovanile. Nella colonna sonora di Carmine Coppola (padre del regista), spicca la canzone "Stay Gold", cantata da Stevie Wonder. Nella riedizione del 2005 (che presenta molte scene aggiunte o modificate), gran parte della musica è stata sostituita con canzoni degli anni sessanta (di Elvis Presley e altri). Senza senso il titolo italiano, che sembra collocare la vicenda a New York.

20 gennaio 2012

Rusty il selvaggio (Francis F. Coppola, 1983)

Rusty il selvaggio (Rumble Fish)
di Francis Ford Coppola – USA 1983
con Matt Dillon, Mickey Rourke
***

Visto in DVD, con Eleonora, Giovanni, Rachele, Paola e Costanza.

Girato subito dopo "I ragazzi della 56a strada", di cui è il "gemello" meno mainstream e più personale (la sceneggiatura fu scritta nei ritagli di tempo della lavorazione di quel film, e il cast e la troupe sono in gran parte gli stessi), è l'adattamento di un altro romanzo di Susan E. Hinton, basato – come "The Outsiders" – sui temi delle bande di strada e del disagio giovanile. Il protagonista, il giovane Rusty James (Matt Dillon), vive in Oklahoma in compagnia del padre alcolizzato (Dennis Hopper) e nel mito delle imprese del suo fratello maggiore (Mickey Rourke), un leggendario e carismatico capobanda soprannominato "quello della moto" ("motorcycle boy" in originale), che ritorna inaspettatamente in città dopo un periodo di assenza trascorso in California. Proprio la relazione fra i due fratelli – tanto fragile e confuso il minore quanto alienato e fatalista il maggiore – è il centro nevralgico di una pellicola caratterizzata da uno stile fortemente espressionista e dall'attenzione alle psicologie dei personaggi più che alle loro vicende. La fotografia in bianco e nero ed estremamente contrastata di Stephen H. Burum (gli unici elementi a colori sono i "pesci combattenti" nell'acquario del locale negozio di animali, che simboleggiano proprio i giovani protagonisti: attaccano i loro simili ma solo perché sono confinati in un ambiente ristretto; se avessero maggior spazio a disposizione, non lotterebbero fra loro), lo stile barocco e manieristico (grandangoli, inquadrature sghembe, carrellate, accelerazioni), l'atmosfera onirica e sospesa (con una certa insistenza su immagini e simboli come gli orologi, il tempo, le ombre, le nuvole, il fumo), i suoni attutiti e amplificati, la colonna sonora sperimentale di Stewart Copeland dei Police, sono tutti elementi che rispecchiano sullo schermo il modo di essere e di sentire dei personaggi ("quello della moto", per esempio, afferma di non vedere i colori – è daltonico – e di percepire i suoni come distanti). Francis Coppola vedeva nel rapporto fra i due fratelli una relazione simile alla propria con il fratello August. Nel cast, molti volti noti (o destinati a diventarlo): Diane Lane, Nicolas Cage, Chris Penn, Lawrence Fishburne, Vincent Spano, Tom Waits, Sofia Coppola. Il titolo italiano voleva forse rievocare "Il selvaggio" con Marlo Brando.

6 settembre 2010

Peggy Sue si è sposata (F. Coppola, 1986)

Peggy Sue si è sposata (Peggy Sue got married)
di Francis Ford Coppola – USA 1986
con Kathleen Turner, Nicolas Cage
***

Rivisto in DVD alla Fogona, con Marisa e Monica.

La quarantenne Peggy Sue, madre separata e depressa, sviene durante la riunione dei compagni di classe e si risveglia nel 1960, poco prima del suo diciottesimo compleanno. Coglierà la nuova occasione che le si presenta per cambiare la propria vita, oppure si innamorerà ancora una volta dello stesso ragazzo, pur sapendo come andranno a finire le cose? Coppola (che si firma solo Francis, senza il secondo nome Ford) ha sempre amato alternare piccoli divertissement di genere fantastico (si pensi anche a "Jack" o "Un'altra giovinezza", tutti curiosamente legati dallo stesso tema: un anomalo trascorrere del tempo) ai suoi film più grandi e ambiziosi. Come per rispondere al successo di "Ritorno al futuro", uscito un anno prima, offre qui la propria versione di un salto temporale all'indietro di una generazione, sia pure virandolo al femminile (a proposito: ottima la Turner) e senza impelagarsi in spiegazioni fantascientifiche (ma che non si sia trattato soltanto di un sogno lo lascia intendere la dedica – "A Peggy Sue e a una notte stellata" – sul libro scritto dal tenebroso compagno di scuola che la ragazza, nella sua "prima vita", non aveva avuto il coraggio di frequentare). Il viaggio nel passato – che consente a regista, scenografi e costumisti di sbizzarrirsi nel mostrare le mode, l'abbigliamento, le pettinature e la musica che andavano per la maggiore presso i teenager di allora – evita comunque sia l'effetto nostalgia di "American graffiti" sia la messa alla berlina che a tratti traspare dallo stesso "Ritorno al futuro": l'esperienza di Peggy Sue non è avventurosa ma intima e quasi mistica, sul filo dei ricordi, dei rimpianti e degli affetti (commovente l'incontro con i familiari, come quello con i nonni defunti). Da sottolineare le brevi apparizioni di un giovane Jim Carrey (uno degli amici di Nicolas Cage) e di Sofia Coppola (la sorella minore della protagonista).

27 novembre 2009

Segreti di famiglia (F. F. Coppola, 2009)

Segreti di famiglia (Tetro)
di Francis Ford Coppola – USA/Argentina 2009
con Vincent Gallo, Alden Ehrenreich
***

Visto al cinema Apollo.

Il diciottenne Benjamin sbarca a Buenos Aires in cerca del fratellastro maggiore Angelo, detto "Tetro", fuggito da casa anni prima per insanabili contrasti con l'ingombrante genitore, un direttore d'orchestra dominatore e crudele. Dopo aver attraversato una fase ai margini della follia, Tetro vive ora in compagnia della bella Miranda (Mirabel Verdù, già vista ne "Il labirinto del fauno"), alla quale non ha raccontato nulla del proprio passato; è ancora in fuga dalla famiglia e dal mondo, e ha da tempo abbandonato il sogno giovanile di diventare uno scrittore. Ma Bennie recupera i suoi scritti e li rende pubblici dopo avervi apposto un finale (l'unico possibile: l'inevitabile "uccisione" del padre), senza immaginare che proprio quei testi, ovviamente autobiografici, nascondono un incredibile segreto sui loro legami familiari.

Dopo "Un'altra giovinezza", Coppola continua a tenersi lontano da Hollywood (il film è coprodotto anche da Spagna e Italia) e realizza – su una sua sceneggiatura originale – una pellicola molto personale che forse ha solo il difetto di mettere troppa carne al fuoco e di presentare nel finale qualche lungaggine di troppo. Ai temi prettamente coppoliani della famiglia, naturalmente di origini italiane (con Klaus Maria Brandauer nella doppia parte del padre e dello zio di Tetro), e dello scontro generazionale, si aggiungono quelli dell'arte (letteratura, teatro, musica), dell'amore (con l'iniziazione sessuale del giovane Bennie) e dell'identità (vedi anche gli spezzoni de "I racconti di Hoffmann" con l'automa che balla), persino con l'inserimento di svariati "almodovarismi" (la comunità artistica della Boca, con tanto di autore/interprete gay di una commedia che incrocia "Faust" con il "Rocky Horror Picture Show"; le donne procaci e disinibite; l'ambientazione e il mood latino; gli inserti onirici; la presenza di Carmen Maura nel ruolo di "Alone", potente critico teatrale, inizialmente previsto per Javier Bardem). Vincent Gallo è ottimo a dar vita a un personaggio dalle molte sfaccettature: all'inizio pare semplicemente scostante e geloso, ma in seguito scopriremo le cause e le motivazioni del suo carattere. Molto bella, fra le tante, la scena in cui il protagonista, responsabile delle luci durante uno spettacolo teatrale, si mette a litigare con l'autore del dramma, e suggestiva la fotografia in bianco e nero, alla quale si alternano spezzoni a colori che rievocano i ricordi di Tetro, una scelta stilistica che ricorda "Heimat" anche se qui è usata in maniera più meccanica. L'azione, oltre che a Buenos Aires, si svolge anche in Patagonia, dove i protagonisti si recano per la rappresentazione del dramma di Tetro.

5 febbraio 2008

Dracula (Francis F. Coppola, 1992)

Dracula di Bram Stoker (Bram Stoker's Dracula)
di Francis Ford Coppola – USA 1992
con Gary Oldman, Winona Ryder
**1/2

Rivisto in DVD, con Hiromi, Kinuko, Marcello, Maddalena e Giuseppe.

Di tutte le versioni cinematografiche di Dracula, quella di Coppola è la più fedele al testo originale di Stoker (citato anche nel titolo!), del quale ripropone – ma solo in parte – persino la struttura epistolare. Le scenografie, la fotografia cupa e colorata e le buone interpretazioni di Oldman (un ambiguo Dracula), della Ryder (una tormentata Mina) e di Anthony Hopkins (un sardonico Van Helsing), ma anche il folle Senfield interpretato da Tom Waits, sono le cose migliori di un film che però è tutt'altro che perfetto e a volte si fatica a prendere sul serio. I toni fumettosi e la sceneggiatura sopra le righe, per esempio, non mi hanno mai affascinato particolarmente, e i personaggi minori (come i tre pretendenti di Lucy) rimangono sullo sfondo e sono poco caratterizzati. Completamente anonimo, infine, è Keanu Reeves nei panni di Jonathan Harker. Coppola non esita ad accostare al vampirismo gli abusati temi della cinematografia (le scene a Londra "velocizzate" sono piuttosto carine) e del sesso (soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Lucy, ma anche con l'apparizione delle tre conturbanti vampire fra le quali spicca una Monica Bellucci che non parla e che dunque risulta più che convincente) e sforna un film barocco che parte bene ma che lungo la strada perde interesse, tanto che lo scontro finale con il vampiro si rivela tutt'altro che memorabile.

12 novembre 2007

Un'altra giovinezza (F. F. Coppola, 2007)

Un'altra giovinezza (Youth without youth)
di Francis Ford Coppola – USA/Romania/Italia 2007
con Tim Roth, Bruno Ganz
**1/2

Visto al cinema Apollo.

Dopo dieci anni di inattività (se si eccettua la parentesi di "Supernova"), Coppola torna al cinema con un film assurdo e complesso, affascinante e diseguale, con echi di Lynch e di Greenaway, che mi è piaciuto abbastanza anche se non sempre ne ho colto il senso ultimo e intimo. Tratto da un racconto di Mircea Eliade, celebre storico delle religioni, narra di uno studioso orientalista rumeno che a 70 anni, quando è ormai sull'orlo del suicidio, viene colpito da un fulmine che incredibilmente lo rigenera e lo ringiovanisce, gli dona poteri paranormali e un'ampliamento della memoria e della conoscenza, oltre a sviluppare la nascita di un suo "doppio". Siamo nel 1938, e anche gli scienziati nazisti si interessano a lui. Ma dopo che si è rifugiato nella neutrale Svizzera, la sua vicenda prosegue negli anni '60 quando conosce una ragazza che a sua volta ha subito un'esperienza simile, regredendo sempre più indietro nel tempo e vivendo tutta una serie di incarnazioni precedenti. L'incontro fra i due, tra un viaggio in India e uno a Malta, potrebbe consentire allo studioso di svelare le origini del linguaggio, la nascita della coscienza umana e l'inizio della storia. Nel mediocre "Jack", Coppola aveva presentato un personaggio giovane che invecchiava precocemente. Qui fa il contrario, realizzando con tecnica, calore e passione un film sul tema del tempo, della morte e della rinascita quasi unico nel suo genere, che vive di suggestioni mistiche e metaforiche e che potrebbe degnamente rappresentare il suo testamento artistico. Belli i titoli di testa, "vecchio stile", che elencano attori e staff prima dell'inizio del film e non dopo la conclusione.

28 maggio 2006

I giardini di pietra (F. F. Coppola, 1987)

I giardini di pietra (Gardens of Stone)
di Francis Ford Coppola – USA 1987
con James Caan, Anjelica Huston, James Earl Jones
*1/2

Visto in DVD, con Martin.

Durante la guerra del Vietnam, i soldati della Vecchia Guardia hanno il compito di gestire il cimitero militare di Arlington, a Washington, dove vengono sepolti con tutti gli onori i caduti. Un sergente prende sotto la propria ala protettiva una giovane recluta che naturalmente, a un certo punto, preferirà partire "eroicamente" per il fronte. Un film e un argomento per me di nessun interesse. Pieno di retorica militare (l'esercito è una grande famiglia, solo i militari sanno veramente quanto sia brutta la guerra, ecc.) e di eroismo dietro le quinte (non si vedono mai scene di battaglia, se non in alcuni filmati di repertorio in televisione), si lascia guardare solo per le capacità registiche di Coppola e per i nomi degli attori, che peraltro sembrano recitare al minimo sindacale. Molto meglio, su temi simili, "Streamers" di Robert Altman (uscito nel 1983), per non parlare naturalmente di "Full metal jacket" (uscito lo stesso anno) e del capolavoro dello stesso Coppola, "Apocalypse Now", di dieci anni prima.