31 agosto 2020

The new pope (Paolo Sorrentino, 2020)

The New Pope
di Paolo Sorrentino – Italia/Francia/Spagna/USA 2020
con John Malkovich, Jude Law, Silvio Orlando
**1/2

Visto in divx alla Fogona, con Marisa.

Sequel (in nove episodi) di "The young pope", la serie tv che Sorrentino aveva realizzato nel 2016, in cui il regista prosegue a raccontare le vicende di un Vaticano immaginario e controverso, all'insegna di intrighi e lotte di potere, con un'estetica pop, un ritmo dilatato, vaghi riferimenti all'attualità e ammiccamenti erotici. La chiesa cattolica è sotto assedio, dovendo fronteggiare da un lato gli scandali sessuali del clero e dall'altro l'insorgere del terrorismo islamico. E Lenny Berardo (Jude Law) – ovvero Pio XIII, "il papa giovane" – è caduto in coma, senza che i medici gli diano alcuna possibilità di risvegliarsi, il che non impedisce la nascita di culti che lo idolatrano come un santo. I cardinali decidono allora di eleggere un nuovo pontefice, una figura debole che possa essere manipolata facilmente. La scelta ricade dapprima su Tommaso Viglietti (Marcello Romolo), l'ex confessore già visto nella serie precedente, che sale al trono pontificio con il nome di Francesco II e che, come il santo cui si ispira, predica la rinuncia ai beni materiali e apre il Vaticano ai poveri e agli immigrati, sconvolgendo equilibri millenari e spaventando un po' tutti. Naturalmente avrà vita breve, in tutti i sensi (con evidenti rimandi al caso di Giovanni Paolo I, morto misteriosamente anch'egli a un solo mese dal conclave). Tocca allora a una figura più neutra, il cardinale inglese sir John Brannox (John Malkovich), teorico della "via media" ma anche snob e carismatico, che viene convinto ad abbandonare la ricca tenuta di famiglia per trasferirsi a Roma. Nonostante la personalità eccentrica, Brannox – divenuto papa con il nome di Giovanni Paolo III – si rivela però fragile e con alcune ombre nel suo passato, tanto da essere ricattato dalla "triade malefica" composta dal corrotto cardinale Spalletta (Massimo Ghini), dal ministro dell'economia italiano e dal faccendiere Thomas Altbruck, perverso marito dell'addetta al marketing Sofia Dubois (Cécile de France). I tre riescono anche ad allontanare il segretario di stato Angelo Voiello (Silvio Orlando), sostituendolo con l'inetto Assente (Maurizio Lombardi). Ma l'inaspettato risveglio di Pio XIII (che dopo essere apparso occasionalmente come fantasma o testimone nei primi sei episodi della serie, negli ultimi tre si riappropria del ruolo di protagonista e persino della sigla di apertura), e i suoi consueti "miracoli", rimetteranno le cose a posto. Più complessa della stagione precedente, ma anche meno focalizzata e con numerose deviazioni narrative (abbastanza superflua, per esempio, l'intera sottotrama di Esther (Ludivine Sagnier) con le sue peripezie da "santa e puttana"), la nuova serie sembra più improvvisata, pur con occasionali ma estemporanei riferimenti alla realtà (la coesistenza di due papi ricorda ovviamente l'attuale situazione con Ratzinger e Bergoglio).

A un Pio XIII sempre più "santo", il cui respiro viene trasmesso in diretta dalla radio 24 ore su 24 e davanti alle cui stanze a Venezia, dove è ricoverato, si radunano fedeli e fanatici che lo venerano (ma "Io non faccio miracoli, io mi trovo semplicemente al centro delle coincidenze", dirà), si contrappone un Giovanni Paolo III ben più umano e fragile, vanitoso, tossicodipendente, con scheletri nell'armadio e traumi familiari alle spalle (la morte del fratello gemello, il "predestinato" al quale si è di fatto sostituito), una gioventù punk e un amore per il cinema e la ribellione che lo porta a voler incontrare nelle udienze papali personaggi del calibro di Marilyn Manson e Sharon Stone (che interpretano sé stessi in brevi ma impagabili sequenze). In fondo non adatto alla vita da pontefice, Brannox lascerà il posto a Belardo per ritornare nella villa di famiglia in compagnia di Sofia, con cui era scattata un'intesa a prima vista (quando lei gli aveva detto, metacinematograficamente: "Lei mi ricorda il mio attore preferito, John Malkovich"). Il cast è ricchissimo, con numerosi personaggi importanti per la trama: alcuni già visti nella serie precedente – come Javier Cámara (il cardinale Gutierrez) – e altri nuovi, come Mark Ivanir (l'enigmatico Bauer), J. David Hinze (l'inquietante Essence), Kika Georgiou (la leader dei seguaci del culto di Pio XIII), Antonio Petrocelli (Don Luigi Cavallo, ambiguo braccio destro di Voiello), Nora von Waldstätten (la combattiva suor Lisette). Silvio Orlando si sdoppia recitando anche la parte del proprio rivale in conclave, Hernandez (identico a lui tranne che per l'assenza di un neo sulla guancia e per la montatura degli occhiali). I temi spaziano ad ampio raggio, contaminando le questioni religiose con quelle politiche, i dilemmi esistenziali con le derive fondamentaliste, riflessioni sull'amore (da molteplici punti di vista) e sulla trascendenza. Molte anche le sottotrame minori, troppe per citarle qui, che rendono forse la serie eccessivamente dispersiva, anche se contribuiscono a un suo certo fascino. Peccato che molto risulti appunto estemporaneo, dando l'impressione che Sorrentino navigasse a vista, seguendo magari il proprio senso estetico e visivo ma senza una direzione narrativa ben precisa. Fra gli ammiccamenti erotici succitati (residui forse del lavoro precedente del regista, quel "Loro" ispirato alla vita di Silvio Berlusconi) spiccano le sequenze di apertura degli episodi 1-6, con le suore di clausura del convento di Santa Teresa (che organizzano uno sciopero per rivendicare i propri diritti) in versione cubiste, che ballano in camicia da notte davanti a una croce al neon. Fotografia di Luca Bigazzi e colonna sonora di Lele Marchitelli, usuali collaboratori di Sorrentino. Il regista ha ventilato la possibilità di una terza serie, per la quale avrebbe "un'idea folle", anche se è difficile immaginare un seguito dopo una conclusione che in un certo senso ha messo tutte le carte a posto.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Devo ammettere che mi aspettavo di più, non in termini di abbondanza di contenuti (forse ce n'è fin troppo!), ma di mistero e di un minimo di spiritualità...Anche il ritorno di Pio XIII, pur cosi miracoloso, non ha suscitato stupore e le sue immagini in costume da bagno lo hanno ridotto alla reclam di un bagnino muscoloso...Così le scene delle suore, simili alle cubiste delle feste "eleganti" di casa Berlusconi mi hanno disturbato, e, se l'intento era quello di mostrare il desiderio represso delle donne che scelgono la clausura, si poteva farlo in modo più evocativo e ambiguo.
Il punto di forza mi sembra sia la figura di Sir John Brannox, un sempre carismatico John Malkovich, che con tutte le sue sfaccettature riesce sempre a mantenere viva l'attenzione, anche se è del tutto non credibile come Papa.
Spero che Sorrentino si fermi qui e si dedichi ad altri progetti, anche se capisco come la sontuosità scenografica dell'ambiente del Vaticano sia sempre una grossa tentazione...

Christian ha detto...

Anche secondo me è meno bello della prima serie. Forse il gioco comincia a essere un po' scoperto, con Sorrentino che (come spesso gli capita) è più interessato al lato formale ed estetico che non ai contenuti. In un film glielo si può perdonare, in una serie di nove o dieci ore un po' meno...