30 agosto 2020

Manon delle sorgenti (Claude Berri, 1986)

Manon delle sorgenti (Manon des sources)
di Claude Berri – Francia/Italia 1986
con Emmanuelle Béart, Yves Montand, Daniel Auteuil
***1/2

Visto in divx alla Fogona, con Marisa, in originale con sottotitoli.

Seconda parte del dittico iniziato con "Jean de Florette" e tratto dai romanzi di Marcel Pagnol (nonché dal suo film, omonimo di questo, del 1952). È trascorsa una decina d'anni, durante i quali Ugolin Soubeyran (Auteuil) ha coltivato garofani nella tenuta acquistata dalla vedova di Jean, sfruttando la ricca sorgente d'acqua che era nascosta al suo interno. Suo zio, il vecchio patriarca "Papet" (Montand), giunto in tarda età senza eredi, vorrebbe che il nipote si sposasse per garantire la sopravvivenza della famiglia. E in effetti Ugolin si innamora di... Manon (una giovanissima e luminosa Béart), la figlia di Jean, che vive quasi allo stato selvatico fra le colline, nei pressi della fattoria che era appartenuta al padre, portando al pascolo un gregge di capre e cacciando lepri e uccellini. La ragazza sospetta dell'inganno che Ugolin e lo zio ordirono dieci anni prima, e viene ora a sapere che anche gli altri abitanti del villaggio erano a conoscenza della sorgente. Decide allora di vendicarsi, bloccando in una grotta l'afflusso che alimenta tutte le fontane della regione. Di fronte all'improvvisa mancanza d'acqua, gli abitanti del paese vanno in crisi. E quando nemmeno un ingegnere statale riesce a risolvere il problema, si rivolgono alla religione... Oltre a fungere da sequel a "Jean de Florette" (portando a compimento le traiettorie di tutti i personaggi, a partire da una Manon protagonista di una vendetta che, nel suo piccolo, ricorda quella di celebri figure della letteratura francese vittime di ingiustizie altrui, da "Il Conte di Montecristo" in poi), il film ne eleva i temi a proporzioni “mitologiche” e universali: è una vera e propria tragedia greca, con tanto di punizione che il destino riserva a coloro che si sono macchiati di colpe (il riferimento esplicito a Tebe, nella predica del parroco, richiama il mito di Edipo): quanto mai azzeccato, dunque, il tema musicale da "La forza del destino" di Verdi. Altri aspetti mitologici sono legati all'ambientazione agreste e alla stessa Manon, pastorella in simbiosi con la natura (come in fondo sognava di fare il padre) e "ninfa" che fa il bagno nuda nelle acque delle colline. Colpisce anche l'approfondimento di tutti i personaggi, persino i "cattivi" (Ugolin e Papet), che sono quasi i veri protagonisti e a cui non mancano tratti umani ed empatici. Entrambe le pellicole hanno ricevuto un grande consenso da parte della critica (con premi, in particolare, per Auteuil e Béart) e del pubblico.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Uno dei capolavori del cinema francese, sia per il carisma e la bravura degli attori che per il perfetto equilibrio tra tragedia e leggerezza!
Ogni volta che lo rivedo, (considero un unico grande film con due tempi) mi sento avvolta da un'atmosfera magica...
Il tuo commento ha centrato benissimo la grandiosità senza tempo di ogni autentica tragedia in cui la hybris procede inesorabilmente annullando ogni progetto e macchinazione dell'astuzia umana...

Christian ha detto...

Sì, un (doppio) film magico e senza tempo! Davvero meriterebbe di essere conosciuto di più e di essere considerato un grande classico.