Gli anni in tasca (François Truffaut, 1976)
Gli anni in tasca (L'argent de poche)
di François Truffaut – Francia 1976
con Jean-François Stévenin, Georges Desmouceaux
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Rivisto in DVD.
Quasi una rilettura contemporanea de "I quattrocento colpi", il film – ricchissimo, poetico e vivace – segue la quotidianità di alunni e insegnanti durante gli ultimi giorni di scuola (siamo a giugno) di un istituto elementare maschile nella cittadina di Thiers, nel centro della Francia. Assistiamo così a tante piccole storie minime (alcune delle quali autobiografiche, come il bacio finale durante la colonia estiva, che ripropone il primo bacio di Truffaut) che contribuiscono a ritrarre con sensibilità e attenzione il mondo dell'infanzia e della prima adolescenza. Un mondo che il regista (insieme alla co-sceneggiatrice Suzanne Schiffman) esplora con curiosità, ironia e talvolta complicità, ma mai con accondiscendenza, e a cui guarda a tutto tondo, dai momenti più innocenti e infantili (i giochi, gli scherzi) alla ricerca di autonomia dagli insegnanti o dalla famiglia, fino ai primi impulsi sessuali e all'esplorazione dei sentimenti. Spesso si ha la sensazione che l'universo dei ragazzi, più che limitarsi semplicemente a riprodurre in piccolo quello degli adulti, possa funzionare e andare avanti per proprio conto, a prescindere da essi. D'altronde la cinematografia francese ha sempre prestato una particolare cura ai bambini: ma se il film è debitore senza dubbio a titoli come "Zero in condotta" di Jean Vigo, certi passaggi (come quello in cui i due fratellini tagliano i capelli all'amico per intascare il denaro che il padre di questi gli aveva dato per recarsi dal parrucchiere) ricordano coeve pellicole iraniane come "Il viaggiatore" di Kiarostami. Fra le micro-storie che si intrecciano, un particolare peso hanno quella di Patrick (Georges Desmouceaux), innamorato della madre di un suo compagno di scuola (Tania Torrens), e quella del "ladruncolo" Julien (Philippe Goldmann), che proviene da un ambiente disagiato e subisce maltrattamenti in famiglia. Fra le scene memorabili, anche quella della caduta del piccolo Gregory dalla finestra e quella in cui Lydia (Virginie Thévenet), rimasta a casa da sola, si fa passare del cibo con una carrucola dagli occupanti degli appartamenti vicini. Bellissimo e accorato il lungo discorso finale del maestro Richet (Jean-François Stévenin) contro le ingiustizie e l'indifferenza della politica e della società nei confronti dei bambini, pronunciato davanti alla classe prima di augurare loro buone vacanze (è come se fosse lo stesso Truffaut a parlare, vedi anche i riferimenti alla propria "infanzia difficile"). Chantal Mercier è la maestra, Marcel Berbert il preside. Truffaut appare all'inizio del film, in macchina: è il padre della piccola Martine. Piccole parti anche per le figlie del regista, Laura ed Eva (quest'ultima, in particolare, è una delle due ragazze che vengono invitate al cinema). Nella colonna sonora c'è una canzone di Charles Trenet, "Les enfants s'ennuient le dimanche". Il titolo originale andrebbe tradotto con "La paghetta". Fu il terzo maggior incasso di Truffaut al box office francese (superato solo da "I quattrocento colpi" e "L'ultimo metrò").
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