7 agosto 2020

Il Signore degli Anelli: Le due torri (Peter Jackson, 2002)

Il Signore degli Anelli: Le due torri
(The Lord of the Rings: The Two Towers)
di Peter Jackson – USA/Nuova Zelanda 2002
con Elijah Wood, Ian McKellen, Viggo Mortensen
****

Rivisto in DVD (versione estesa).

La compagnia dell'anello si è sciolta, ma il lungo viaggio di Frodo e Sam verso Mordor prosegue. Intenzionati a distruggere l'anello di Sauron nelle fiamme del Monte Fato, lungo il percorso i due hobbit incontrano Gollum, la creatura che ha custodito il "tesssoro" (come lo chiama lui) per cinquecento anni, prima che Bilbo glielo sottraesse, e che ora brama di rimpadronirsene. Frodo, però, gli estorce la promessa di accompagnarli nel loro viaggio. Nel frattempo gli orchi dello stregone rinnegato Saruman stanno conducendo Merry e Pipino a Isengard, ma vengono attaccati da un gruppo di cavalieri di Rohan: i due hobbit ne approfittano per fuggire nella vicina foresta di Fangorn, dove fanno la conoscenza di Barbalbero e degli Ent, una razza segreta di alberi semoventi. Quanto ad Aragorn, Legolas e Gimli, che erano sulle tracce degli orchi per liberare i loro amici, incappano in un Gandalf redivivo (promosso al rango di stregone bianco per confrontarsi alla pari con Saruman) col quale si recano a Edoras, la capitale di Rohan, terra dei cavalli e antico alleato di Gondor. Dopo aver liberato il re Théoden dalla nefasta influenza di Saruman e del suo consigliere Gríma, i nostri cavalcano insieme fino al Fosso di Helm, dove attenderanno l'assalto dell'armata di Saruman al riparo della fortezza del Trombatorrione. L'assedio e la successiva battaglia, che sarà vinta anche grazie al provvidenziale ritorno di Éomer, nipote del re, ingiustamente esiliato da Gríma, e il contemporaneo attacco degli Ent a Isengard segnano la sconfitta finale di Saruman. Nel contempo Frodo e Sam, resisi conto dell'impossibilità di accedere a Mordor attraverso il Cancello Nero, accettano la proposta di Gollum di penetrare nel paese da un sentiero secondario che solo lui conosce. Durante la traversata dei boschi dell'Ithilien sono però catturati da un drappello di soldati di Gondor, guidati da Faramir, fratello minore di Boromir, che come lui sembra cedere alla tentazione dell'anello e progetta di condurre gli hobbit alla propria capitale, Minas Tirith. Ma dopo uno scontro a Osgiliath con le forze di Sauron e con i Nazgûl (a bordo di nuove cavalcature alate), Faramir cambierà idea e lascerà Frodo e compagni liberi di proseguire la loro missione...

Se il primo film della trilogia de "Il Signore degli Anelli" raccontava la sua storia in maniera essenzialmente lineare (l'unica digressione, a parte l'incipit, era quella relativa alla prigionia di Gandalf a Isengard), il secondo segue invece tre vicende in parallelo (il viaggio di Frodo e Sam, le peripezie di Merry e Pipino con gli Ent, e il coinvolgimento degli altri personaggi nella guerra a Rohan), differenziandosi dal libro che era diviso – senza alternanza – in due sezioni ben distinte (la prima sulla guerra a Rohan, la seconda sul viaggio dei portatori dell'anello). In effetti il secondo capitolo di una trilogia si presenta sempre come il più problematico, perché spesso non ha né un inizio né un finale ben definito. Nel caso del romanzo di Tolkien la cosa era ancora più evidente, perché la divisione in tre volumi fu arbitraria. Peter Jackson e le sue co-sceneggiatrici, Fran Walsh e Philippa Boyens, risolvono il problema anticipando o posticipando parte del materiale del secondo tomo, che viene distribuito nelle altre due pellicole: se già la morte di Boromir (che apriva il volume) era stata narrata nel finale de "La compagnia dell'anello", altri eventi (lo scontro con Shelob, la resa dei conti con Saruman) vengono rinviati al film conclusivo, in modo da lasciare il massimo spazio alla grande battaglia del Fosso di Helm, che monopolizza l'intera pellicola (con i preparativi prima, e con l'assedio vero e proprio poi) e ne costituisce il climax drammatico. Per aumentare la tensione riguardo al viaggio di Frodo e Sam, inoltre, viene modificato il personaggio di Faramir, lasciando che anche lui (soprattutto per compiacere il padre, a dire il vero, come rivela una scena – presente soltanto nell'edizione estesa – che introduce in anticipo il sovrintendente reggente di Gondor) sembri cadere preda del nefasto potere tentatore dell'anello. Un potere, d'altro canto, che viene esercitato sempre di più su Frodo, che da personaggio solare diventa sempre più oppresso e tormentato. Nel complesso, se il lungometraggio precedente era essenzialmente una pellicola d'avventura, questo può essere definito a tutti gli effetti un film di guerra.

Girato in contemporanea con gli altri due, il film si apre riproponendo la scena dello scontro fra Gandalf e il Balrog di Moria, rivelandoci però che la lotta è proseguita anche dopo la caduta dal ponte di Khazad-dûm. Questo ci prepara al ritorno dello stregone, con una nuova veste bianca ("Sono Saruman... come avrebbe dovuto essere") e poteri rinnovati (le questioni metafisiche relative alla sua rinascita sono soltanto accennate, senza particolari approfondimenti: non si parla dei Valar o della natura degli Istari). La scomparsa e la resurrezione di Gandalf non rappresentano purtroppo l'unico caso in cui ci viene lasciato credere che un personaggio sia morto, salvo rivelare che non è così: un espediente che già nel libro si ripete più volte ma di cui Jackson abusa allo sfinimento, esagerando in maniera enfatica nel tentativo di accrescere la tensione anche quando non ce ne sarebbe bisogno (è quasi un ricatto emotivo, uno dei pochi difetti della trilogia). Era successo con gli hobbit a Brea e con Frodo a Moria, capita qui con Merry e Pipino presso Fangorn, e con Aragorn che cade da un dirupo dopo lo scontro con i Warg (una scena introdotta appositamente nel film), e accadrà ancora nel terzo film (Frodo avvelenato da Shelob, Faramir dopo l'assalto a Osgiliath, Merry ed Éowyn sui campi del Pelennor). E già che stiamo elencando i rari difetti di un film comunque di eccezionale livello: tutta la sottotrama relativa ad Arwen, alla sua mortalità, al legame con il destino dell'anello e alla decisione di abbandonare della Terra di Mezzo a guerra in corso, è oltremodo confusa e incoerente (oltre che spuria). In un primo momento la sceneggiatura prevedeva addirittura che il personaggio interpretato da Liv Tyler partecipasse alla battaglia del Trombatorrione, accompagnata da un'armata di elfi: alcune scene furono in effetti girate, ma poi i cineasti cambiarono idea. Gli elfi al Fosso di Helm sono però rimasti, guidati da Haldir di Lórien (e se la cosa non è piaciuta ai fan, va ricordato che anche nel libro si accenna al coinvolgimento degli elfi nella Guerra dell'Anello al nord, a Lórien stessa e a Bosco Atro).

La pellicola introduce il regno di Rohan, la terra dei Rohirrim (i "signori dei cavalli"), popolo di pastori e agricoltori ispirato alle tribù germaniche, più "barbarico" (se vogliamo) in confronto alla raffinatezza (ma anche alla decadenza) di Gondor: il legame fra i due è simile a quello fra i Visigoti e l'impero romano al tempo del suo declino. Il suo sovrano è Théoden, interpretato da Bernard Hill (sì, il capitano del "Titanic"!), che quando si apre la storia è sotto l'influenza di Saruman. Nel libro si trattava di una semplice persuasione, somministrata attraverso le velenose parole dell'infido consigliere Gríma Vermilinguo (un eccellente Brad Dourif). Nel film, invece, siamo di fronte a una vera e propria possessione a distanza da parte di Saruman, che Gandalf "espelle" come un esorcista. molto bella la realizzazione visiva di Edoras, la capitale del regno, con il suo "palazzo d'oro" che in realtà è una grande sala di legno, perfettamente in linea con le descrizioni di Tolkien e l'iconografia dell'alto medioevo. A Rohan facciamo anche la conoscenza dei due nipoti del re: il fedele guerriero Éomer (Karl Urban), che Jackson combina con il personaggio di Erkenbrand (assente nel film), e sua sorella Éowyn (Miranda Otto). A quest'ultima la pellicola dedica ampio spazio, trattandosi dopo tutto del principale personaggio femminile del romanzo, l'unico con sufficiente personalità da poter competere con quelli maschili. Coraggiosa e desiderosa di uscire dalla "gabbia" in cui le consuetudini e lo stato sociale l'hanno imprigionata, il suo maggior momento di gloria giungerà nel terzo film: per ora si "limita" a rappresentare un potenziale interesse romantico per Aragorn (di cui si invaghisce, non ricambiata). Altra new entry di rilievo è David Wenham nel ruolo di Faramir: le azioni del personaggio si discostano dal romanzo, per via della necessità di avere un antagonista che facesse da ostacolo al viaggio di Frodo e Sam, essendo stata spostata Shelob al terzo capitolo. John Leigh e Bruce Hopkins sono Háma e Gamling, due Rohirrim. Infine, come già detto, nell'edizione estesa appare già John Noble nel ruolo di Denethor.

Quella al Fosso di Helm è una delle battaglie più colossali e spettacolari che si siano mai viste al cinema, degna di figurare al fianco di capisaldi del genere come "Aleksandr Nevskij" di Sergei Eisenstein, "I sette samurai" e "Il trono di sangue" di Akira Kurosawa, e – per citare titoli più recenti che funsero da ispirazione – "Braveheart" di Mel Gibson e la "Giovanna d'Arco" di Luc Besson. Richiese tre mesi di riprese, migliaia di comparse, l'utilizzo di giganteschi modellini, per non parlare degli effetti speciali. La fortezza del Trombatorrione, disegnata da Alan Lee, ci viene illustrata sullo schermo con tutte le sue caratteristiche ben prima che cominci l'assedio, mentre gli uomini di Edoras e gli sfollati di Rohan vi prendono rifugio, in modo che nelle sequenze successive gli spettatori abbiano ben chiara la "geografia" dello scontro. Venne qui usato per la prima volta un software apposito, chiamato Massive, che consentiva di animare i diecimila soldati dell'esercito degli Uruk-Hai, ciascuno in maniera diversa, così da simularne realisticamente il comportamento. Come risultato abbiamo una battaglia che coinvolge ed emoziona, che comincia di notte, sotto la pioggia, per proseguire con alterne fortune fino all'alba in cui la luce del sole, significativamente amplificata dalla magia di Gandalf, spazza via le forze dei nemici. Curiosità: anche il film animato di Ralph Bakshi aveva il suo culmine nella battaglia al Fosso di Helm, evidentemente considerato un momento perfetto per interrompere la vicenda (Saruman è sconfitto, nel film seguente ci si potrà concentrare su Sauron). Nel corso dello scontro vengono cementati i rapporti fra i personaggi che già conosciamo, in particolare fra Legolas (autore di alcune "spacconate" come la discesa sulle scale con uno scudo a mo' di skateboard) e Gimli (di cui si accentua il lato comico), che come nel libro competono amichevolmente per vedere chi uccide più nemici. Da notare che, sempre in questo film, in alcune scene si chiarisce che dalla parte di Saruman e di Sauron non ci sono solo orchi ma anche uomini (i Drúedain, o uomini selvaggi, per lo stregone bianco, e gli Esterling e i Sudroni con i loro olifanti per l'Oscuro Signore).

A parte la battaglia, uno degli aspetti più innovativi del film è costituito dal personaggio di Gollum, realizzato in computer grafica (CGI) con la tecnica del motion capture, ovvero "ricalcando" le movenze e le espressioni di un attore, Andy Serkis, che recitava indossando una speciale tuta in grado di catturarne i movimenti. Siamo a metà strada fra l'animazione e le riprese dal vivo, e la tecnica – allora rivoluzionaria – diventerà una costante del cinema fantastico e di effetti speciali, quando il digitale prenderà sempre più il sopravvento (esautorando a volte l'artigianalità), anche se quasi mai con lo stesso grado di espressività che Serkis dona al personaggio. Già citato in precedenza, Gollum è una delle creazioni più tragiche e affascinanti di Tolkien, un proto-hobbit che l'anello (di cui è rimasto in possesso per cinquecento anni) ha gradualmente trasformato in un essere disgustoso e abbietto, ma che pure conserva un barlume di umanità. Jackson rende tale contrasto esplicitando la duplice natura del personaggio, quasi che avesse una doppia personalità (Gollum e Sméagol, come si chiamava alla nascita), facendolo dialogare con sé stesso in una delle scene più belle e memorabili della pellicola, al punto da raggiungere quello che in fondo era anche lo scopo di Tolkien: farci provare pietà e compassione per lui. All'uscita del primo film, "La compagnia dell'anello", la tecnologia digitale non aveva ancora raggiunto il livello necessario per la post-produzione, e per questo motivo Gollum non appariva mai chiaramente con le fattezze che ha invece nei successivi due film. Pur essendo creato al computer, ci sembra reale e concreto, interagisce con gli attori in carne e ossa in maniera realistica, e i suoi tratti deformi e un po' cartoonistici evitano il fenomeno della "uncanny valley" (il problematico effetto di spaesamento quando una creatura in CGI assomiglia troppo a un essere umano). Altri personaggi digitali in questo film sono gli Ent, gli alberi senzienti, che grazie a Merry e Pipino vengono guidati da Barbalbero in battaglia contro Isengard, "vendicando" così la distruzione della foresta e della natura perpetrata da Saruman, un tema assai caro a Tolkien che aveva vissuto con dolore i cambiamenti apportati dall'industrializzazione alla campagna inglese dove aveva trascorso parte dell'infanzia. E poi ci sono mostri vari, come i Warg (i lupi mannari) e le cavalcature dei Nazgûl.

Il titolo "Le due torri" provocò qualche perplessità all'uscita del film, perché molti ci videro un legame con le due Torri Gemelle di New York, distrutte nell'attentato dell'11 settembre 2001 (e questo nonostante il libro di Tolkien risalga agli anni Cinquanta!): fortunatamente, di fronte ad alcune proteste in questo senso, i cineasti e la produzione rifiutarono di cambiarlo. Dopotutto la trilogia tolkieniana ha rappresentato il primo grande blockbuster fantastico post-11 settembre (la prima pellicola uscì solo tre mesi dopo l'attentato), e fra le cause del suo successo potrebbe annoverarsi proprio il bisogno di evasione del pubblico generalista (Tolkien stesso, a chi accusava i suoi libri e in generale le fiabe o la letteratura fantasy di fornire al lettore un deprecabile motivo di escapismo, scriveva che "l'evasione del prigioniero non va confusa con la fuga del disertore"). Tornando al titolo, la pellicola esplicita chiaramente che le due torri citate sono quelle di Orthanc e di Barad-dûr, vale a dire le roccaforti di Saruman e di Sauron, a suggellare la loro alleanza. Nel romanzo (dove quella fra i due "cattivi" è semmai più una rivalità) la questione rimane nel dubbio, tanto che lo stesso scrittore (a cui il titolo fu imposto dagli editori) valutò più interpretazioni: le torri potrebbero essere Orthanc e Minas Morgul, oppure Orthanc e Cirith Ungol, o ancora Minas Tirith e Barad-dûr. La colonna sonora di Howard Shore continua a essere molto bella: in questo secondo film è da segnalare l'esordio del tema di Rohan, ma anche la suggestiva "Evenstar" che accompagna il presagio (onirico) dell'invecchiamento e della morte di Aragorn da parte di Arwen. La canzone finale, "Gollum's song", è cantata dall'italo-islandese Emiliana Torrini (in sostituzione della prima scelta Björk) e ha un feeling più cupo e disperato rispetto a quelle degli altri due film. Nell'edizione estesa c'è anche un'altra canzone, cantata da Éowyn (in rohirric) al funerale di Théodred, figlio del re. Peter Jackson ha un cameo come uno dei soldati di Rohan sulle Mura Fossato. Il film fu candidato a sei premi Oscar e ne vinse due (effetti visivi e montaggio sonoro).

0 commenti: