The others (Alejandro Amenábar, 2001)
The others (id.)
di Alejandro Amenábar – Spagna/USA 2001
con Nicole Kidman, Fionnula Flanagan
***1/2
Rivisto in DVD.
Nel 1945, la vedova di guerra Grace Stewart (Nicole Kidman) vive in isolamento con i figli Anne e Nicholas in una grande villa sull'isola di Jersey, nel canale della Manica. Poiché i bambini soffrono di fotosensibilità allergica, tutte le stanze della casa devono sempre essere mantenute al buio, illuminate solo dalla luce delle candele, e ogni porta viene chiusa a chiave. Abbandonata dalla servitù, Grace – che sottopone personalmente i figli a una rigida educazione religiosa – assume la governante Bertha Mills (Fionnula Flanagan), insieme a un giardiniere e una cameriera, affinché l'aiutino a badare alla casa. Ma qualcosa di strano sembra accadere: rumori sinistri, pavimenti che scricchiolano, oggetti che si spostano, e misteriose ed oscure presenze (gli "intrusi"). Il primo film in lingua inglese di Amenábar (che aveva attratto l'attenzione di Tom Cruise, marito della Kidman e produttore della pellicola, grazie al precedente "Apri gli occhi", del quale proprio Tom aveva interpretato il remake "Vanilla sky") è un'intelligente variazione sul tema della casa infestata, un luogo comune dell'horror gotico e soprannaturale, ispirato probabilmente a ghost story come "Il giro di vite" di Henry James. La suspense e l'inquietudine sono costruite soprattutto grazie all'atmosfera, senza bisogno di ricorrere a scene cruente o ad effetti speciali. Per il resto c'è tutto: la grande villa circondata dalla nebbia, l'oscurità e il silenzio che avvolgono ogni cosa, l'ambientazione concreta ma anche fuori dal tempo, la famiglia minacciata da presenze soprannaturali, il mistero di personaggi che nascondono segreti e rivelazioni... All'epoca il film fu paragonato al "Sesto senso" di Shyamalan, sia per il tema trattato (l'interazione fra i vivi e i morti) che per il twist ending, ma i paralleli fra le due pellicole (che, per inciso, trovo entrambe molto belle) finiscono qui. E anche conoscendo il colpo di scena finale che getta una luce diversa sull'intera vicenda, rivedendolo il film mantiene tutto il suo valore: merito di una regia competente e coerente, di dialoghi pieni di sottili indizi sulla reale situazione, e di ottime interpretazioni: si va una Kidman bellissima e inquietante, che offre forse una delle prove migliori della sua carriera nel ruolo di una madre ossessionata dalla religione e ai limiti della sanità mentale, a una Flanagan misurata e ambigua al punto giusto, fino ai due bambini (Alakina Mann e James Bentley) che donano personalità contrapposte ai loro personaggi. Christopher Eccleston è il padre andato in guerra, Eric Sykes e Elaine Cassidy gli altri servitori (che con la Flanagan formano un trio da "American Gothic"), Renée Asherson la medium.
6 commenti:
Che stronzata paragonarlo a Il sesto senso, quando questo... ha origini molto molto più antiche.
Moz-
Infatti! Superficialmente può sembrare che i temi dei due film siano simili, ma l'approccio è molto diverso, e il film di Amenábar ha semmai illustri precedenti letterari (come il citato Henry James).
Per me è un filmone anche dopo numerose visioni. Certo la sorpresa del colpo di scena la prima volta ha lasciato letteralmente a bocca aperta, ma al di là di questo il film vale per numerosi altri motivi, ben elencanti nella recensione. Stupenda poi la Kidman, qui davvero al culmine del suo talento.
La Kidman in quegli anni (penso anche a "Eyes wide shut", "The hours" e "Dogville") ha dato davvero il meglio di sè!
Non lo vedo da tanti anni ma al cinema mi aveva folgorata. Gli anni migliori della Kidman, come dice Christian su!
Anch'io l'avevo visto al cinema e poi mai più... Ma a rivederlo è ancora molto bello!
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