24 maggio 2020

La donna elettrica (B. Erlingsson, 2018)

La donna elettrica (Kona fer í stríð)
di Benedikt Erlingsson – Islanda 2018
con Halldóra Geirharðsdóttir, Jóhann Sigurðarson
**1/2

Visto in TV.

La quarantenne Halla (Geirharðsdóttir), direttrice di un coro, è segretamente l'eco-terrorista nota come "la donna elettrica", che compie azioni di sabotaggio ai danni delle linee elettriche e dei piloni che portano l'energia agli impianti siderurgici situati nel bel mezzo della brughiera islandese. Ma quando riceve la notizia che la sua richiesta di adottare una bambina dall'Ucraina, avanzata quattro anni prima, è stata finalmente accettata, le sue prospettive cominciano a cambiare. Con il consueto approccio "nordico" che consente di trattare di temi seri con leggerezza (o forse il contrario), il secondo lungometraggio di Erlingsson è una pellicola stralunata ma accattivante, che non pretende di mettere la protagonista in buona luce (le sue convinzioni ecologiche e le sue idee contro la globalizzazione e l'industria inquinante faranno presa solo su chi già la pensa come lei) ma ne mostra le diverse sfaccettature con toni a tratti surreali. L'eroina è una sorta di Don Chisciotte, che combatte contro i mulini a vento (i piloni dell'elettricità, i droni che le danno la caccia nelle sconfinate brughiere dell'isola), che idolatra Gandhi e Mandela, e cerca invano di incitare la popolazione alla rivolta. Proprio la leggerezza consente di passare sopra il difetto di voler accatastare troppi ingredienti e troppi elementi (il messaggio ecologista, quello esistenziale, quello politico, quello legato all'adozione e dunque al desiderio di maternità), con il rischio di non approfondire veramente nessuno di essi (lo stesso vale per alcuni personaggi minori che non aggiungono granché alla vicenda, come il cicloturista latino-americano, che ritorna dal precedente "Storie di cavalli e di uomini"). Sul versante artistico, invece, l'aspetto più interessante è quello legato alla colonna sonora, semi-diegetica, sempre suonata da qualcuno presente fisicamente sulla scena anche quando non sarebbe possibile (i "suonatori" non vengono visti dagli altri personaggi). Il risultato ricorda a tratti il surrealismo di Roy Andersson. Straordinaria la Geirharðsdóttir in un doppio ruolo: oltre a Halla, interpreta infatti anche la sorella (gemella?) Ása, insegnante di yoga e di meditazione, che infatti viene spesso scambiata con lei (e la cosa la aiuterà a cavarsi dai guai). Nella scena conclusiva, l'inondazione che sommerge la strada è quasi una metafora della natura che impazzisce (o forse, semplicemente, del fatto che non sempre la strada che vogliamo percorrere ci è resa visibile). Annunciato un remake USA, diretto e interpretato da Jodie Foster.

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