7 maggio 2020

7 sconosciuti a El Royale (D. Goddard, 2018)

7 sconosciuti a El Royale (Bad times at the El Royale)
di Drew Goddard – USA 2018
con Jeff Bridges, Cynthia Erivo
**

Visto in TV.

In un grande motel che ha visto tempi migliori, situato proprio sul confine fra California e Nevada (è ispirato al leggendario Cal-Neva Resort di Frank Sinatra) e un tempo frequentato da VIP e giocatori d'azzardo, ma ora semivuoto, giungono alcuni viaggiatori che nascondono dei segreti. C'è chi vuole recuperare qualcosa che è stato occultato anni prima in una delle camere, chi lavora per un'organizzazione governativa, chi fugge da sé stesso e chi da qualcun altro... Il secondo film da regista di Goddard (dopo l'horror "Quella casa nel bosco") è un thriller corale, ambientato alla fine degli anni sessanta, che si appoggia sfacciatamente al modello tarantiniano. Oltre ai capitoletti, alla struttura narrativa contorta e agli improvvisi scoppi di violenza, è infatti quasi una rilettura di "The hateful eight" (che a sua volta guardava ad alcuni gialli classici), con il gruppo di personaggi chiusi in un luogo isolato, ciascuno con un segreto da nascondere, e la tensione che monta man mano che veniamo a conoscenza dei vari retroscena. Abbiamo un agente di commercio (Jon Hamm) che in realtà è un poliziotto in incognito, un anziano prete (Jeff Bridges) che soffre di demenza senile, una cantante di colore (Cynthia Erivo) in cerca di riscatto sociale, una ragazza hippie (Dakota Johnson) che ha "rapito" la sorella minore (Cailee Spaeny) per sottrarla alla setta guidata dal carismatico Billy Lee (Chris Hemsworth), e un giovane impiegato dell'albergo (Lewis Pullman) dal tragico passato e dal problematico presente... Molto intrigante all'inizio, grazie anche alla buona regia, il film si perde progressivamente man mano che i ruoli e i retroscena si svelano, anche perché la sceneggiatura a incastro (con diverse scene che si ripetono, mostrate da vari punti di vista) inizia ad apparire forzata, la durata è eccessiva (come capita spesso quando il regista di un film è anche il suo sceneggiatore, e dunque fa fatica a tagliare qualche scena dove sarebbe necessario) e soprattutto ci si rende conto che gli ingredienti, presenti in densità elevata, sono puramente essenziali alla trama ma privi di simbologia e vero significato. Tutto è costruito artificiosamente in funzione dell'effetto finale, e a differenza di Tarantino ci si prende sempre troppo sul serio. Quanto al contesto storico (con Nixon che parla di Vietnam in tv), il famoso ospite dell'albergo cui si fa spesso riferimento, morto da poco, potrebbe essere JFK. Hemsworth aveva avuto già una parte nel primo film di Goddard. Nota di demerito per il titolo italiano: intanto i personaggi presenti nell'albergo non sono mai sette (inizialmente sono sei, e poi, quando arriva Billy Dee, questi è accompagnato da altri membri della sua "famiglia"), e poi non tutti sono "sconosciuti" (le sorelle Emily e Rose, ovviamente, si conoscono fra loro, ed entrambe conoscono Billy Dee).

3 commenti:

In The Mood For Cinema ha detto...

A me, nonostante la presenza di molti dei difetti che giustamente citi, comunque è piaciuto come giochino "cinefilo" in cui si omaggia Tarantino e si fanno sue parecchie lezioni. Poi il cast è in parte e le situazioni in cui ci si ritrova tutti insieme in un unico luogo come in questo caso sono sempre molto interessanti per me (salvo sfaceli totali che comunque in questo caso non ci sono stati).

Christian ha detto...

Ma infatti una sufficienza se la merita anche, soprattutto all'inizio è abbastanza accattivante. Però omaggiare Tarantino (che già a sua volta omaggia tanto altro cinema) mi è sempre sembrato un'operazione un po' pretestuosa, sono in pochissimi a essere riusciti a farlo in maniera interessante... Forse è per questo che i registi post-moderni non mi piacciono particolarmente.

Un altro thriller incentrato su sconosciuti che si ritrovano insieme in un motel, decisamente migliore di questo, era "Identità" di James Mangold.

In The Mood For Cinema ha detto...

A me è piaciuto Identità, ma secondo me si prendeva fin troppo sul serio, cioè più del dovuto, rispetto a questo. Cioè se dovessi scegliere ora quale dei due rivedere, sceglierei questo.