5 maggio 2020

Charlotte et son Jules (J.L. Godard, 1958)

Charlotte et son Jules
di Jean-Luc Godard – Francia 1958
con Jean-Paul Belmondo, Anne Colette
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Visto su YouTube, in originale con sottotitoli.

Dopo averlo lasciato otto giorni prima per mettersi con un regista cinematografico, la giovane Charlotte (Colette) si ripresenta nell'appartamento del suo ex ragazzo (Belmondo), un aspirante scrittore. Lui la rimprovera e si mostra sprezzante nei suoi confronti (e del cinema!), fingendo di non volerla perdonare ma poi supplicandola di tornare insieme a lui. Il loro dialogo è in realtà un monologo, e già da questo si capisce perché la loro relazione non fosse destinata a durare: il ragazzo è talmente egocentrico da non rendersi nemmeno conto che sta parlando solo lui, saltando da un argomento all'altro (e bloccando ogni sua replica sul nascere: "So quello che stai per dire, ma è sbagliato" o "Sta' un po' zitta, lasciami finire una frase"), cambiando più volte atteggiamento (da cinico a romantico) e ricostruendo a nostro beneficio tutti gli alti e i bassi del loro rapporto. Alla fine lei lo spiazza: era tornata lì soltanto per riprendersi il suo spazzolino da denti. Al quarto cortometraggio, Godard è già padrone del mezzo cinematografico e di un linguaggio personale che mescola spontaneità e artificiosità e che riempie di riferimenti cinefili, di estremismi caratteriali e di particolari insoliti (come la macchina da presa che ondeggia quando Charlotte muove la testa). L'uomo che l'attende in strada, in macchina, è Gérard Blain, che l'anno prima aveva interpretato "Le beau Serge" di Claude Chabrol (ed è proprio con la pellicola avanzata dalla lavorazione di quel film, regalatagli dall'amico, che venne realizzato il corto). Girato nell'arco di un solo giorno nella stanza d'albergo dello stesso regista a Parigi (spoglia ed essenziale, giusto con qualche foto di divi del cinema alle pareti), il film fa parte – come il precedente "Tutti i ragazzi si chiamano Patrick" – del miniciclo di "Charlotte et Véronique" che Godard aveva imbastito insieme a Éric Rohmer. Il "Jules" del titolo originale è un termine gergale per dire "ragazzo" (nel senso di boyfriend). Belmondo, ex pugile, sarà il protagonista del primo lungometraggio di Godard, "Fino all'ultimo respiro": ma la voce che si sente in questo corto non è la sua, bensì quella dello stesso regista, che lo doppiò. La pellicola fu proiettata nelle sale nel 1961, in abbinamento alla "Lola" di Jacques Demy, e reca in apertura la didascalia "Un omaggio a Jean Cocteau" (si ispira infatti a un suo atto unico, "Le bel indifférent", scritto per Édith Piaf e dove il ruolo maschile e quello femminile erano invertiti).

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