When we walk (Jason DaSilva, 2019)
When we walk
di Jason DaSilva – USA 2019
con Jason DaSilva, Jase DaSilva
**1/2
Visto in streaming, con Sabrina, in originale con sottotitoli
(Festival dei Diritti Umani).
Dopo "When I walk" (2013), in cui raccontava la malattia degenerativa (sclerosi multipla) che lo aveva colpito, DaSilva realizza un secondo documentario autobiografico in cui presenta il seguito di quella storia, dedicandolo al figlio Jase, nato nel frattempo (nel 2014): è a lui che si rivolge la narrazione, una sorta di diario o di "messaggio in bottiglia", che comunica i problemi e le difficoltà che la malattia frappone a qualcosa che è complicato già di suo, ovvero il rapporto fra un padre e un figlio. Mentre la malattia infatti progredisce, rendendolo sempre più dipendente da un'assistenza domiciliare 24 ore su 24, DaSilva – impegnato nel suo lavoro di regista e documentarista da un lato, nello sviluppo di un'app per "mappare" l'accessibilità dei locali pubblici dall'altro – scopre che questa ha un impatto deleterio anche sulla possibilità di veder crescere suo figlio. La sua compagna Alice, madre del bambino, finisce con l'incorrere nel burnout, lo stress che molto spesso colpisce coloro che prestano assistenza a un malato. E quando decide di separarsi da lui per trasferirsi ad Austin con il figlio, DaSilva si trova di fronte a un dilemma: andare anche lui in Texas, dove però non è prevista un'assistenza domiciliare continua e sarebbe costretto a vivere in una casa di risposo, oppure rimanere a New York, dove può lavorare ma rimarrebbe lontano da un figlio che forse non potrà mai veder diventare adulto. Personale e sincero, senza retorica e senza orpelli (per esempio, pur denunciando le carenze del sistema sanitario di alcuni stati, DaSilva non ha mai la tentazione di politizzare la questione come invece avrebbe fatto un Michael Moore), il film testimonia in maniera chiara e toccante i problemi della malattia ma anche i dilemmi esistenziali del suo protagonista, i suoi fallimenti e i suoi errori, importanti quanto i successi e i traguardi raggiunti (i premi vinti come regista e documentarista) perché fanno parte di quella "vita reale" che, in quanto disabile, aspira disperatamente a vivere: molti di coloro che soffrono di questa e altre patologie, invece, restano imprigionati nella loro disabilità e non hanno altra vita al di fuori di essa. Come nel film precedente, alcune piccole sequenze sono state rese in animazione.
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