10 gennaio 2020

Boogie nights (Paul T. Anderson, 1997)

Boogie Nights - L'altra Hollywood (Boogie Nights)
di Paul Thomas Anderson – USA 1997
con Mark Wahlberg, Burt Reynolds
***

Rivisto in TV.

L'ascesa (e la caduta) di Dirk Diggler, nome d'arte di Eddie Adams (Mark Wahlberg), star del porno nella Los Angeles di fine anni '70 e inizio anni '80, alla fine dell'età d'oro del cinema per adulti, prima che l'avvento del video cambiasse radicalmente volto all'intera industria. Il giovane Eddie è convinto che "ognuno nasce con un talento speciale": e visto che il suo è nei suoi pantaloni, non c'è nulla di male nel provare a diventare un pornodivo. Ci riesce grazie all'aiuto dell'affermato regista Jack Horner (Burt Reynolds), che aspira a dirigere pellicole pornografiche di "qualità" (cioè che raccontino anche una storia) e che lo prende sotto la propria protezione, trasformandolo in una vera e propria stella. Il successo, e la vita dorata ed eccessiva che ne conseguirà, fra feste scatenate e droga che scorre a fiumi, gli faranno però perdere progressivamente il contatto con la realtà... Sceneggiato dallo stesso Anderson, che si è ispirato a un breve mockumentary da lui stesso realizzato nel 1988, "The Dirk Diggler Story", è un film dall'impianto corale (il punto di riferimento del regista, come sarà evidente anche nei lavori successivi, è Robert Altman) che segue le parabole non solo del protagonista Dirk e del regista Jack, ma di tutte le persone che fanno parte del loro entourage, unite da legami di lavoro, di amicizia e di affetto (molti di loro, con il passare degli anni, cercheranno con alterne fortuna di cambiare vita). Il maggior pregio della pellicola, oltre a fornire una visione d'insieme – senza pregiudizi o moralismi di alcun genere – dell'industria del porno in un'epoca ingenua e spensierata, sta proprio nella struttura corale che dona consistenza e spessore anche a storie e personaggi che, se presi singolarmente, sarebbero in fondo banali o già visti. Essenzialmente siamo di fronte a una vicenda già raccontata tante volte, da "A che prezzo Hollywood" in poi, soltanto che stavolta non si parla del cinema mainstream ma di quello per adulti. Al secondo lungometraggio, Anderson sembra già preoccupato di voler dare sfoggio della sua tecnica, con ampio uso (ed abuso) di piani sequenza, e inserisce anche finti video e filmati d'epoca (i "film" interpretati da Dirk, come la serie porno-poliziesca "Brock Landers", e gli spezzoni di interviste). Buona la ricostruzione storica, con la citazione di tante "mode" di quegli anni (il kung fu, gli stereo ad alta fedeltà) e una colonna sonora ricca di brani del periodo.

Il cast è ampio e di altissimo livello: comprende Julianne Moore (Amber Waves, compagna di Jack e "figura materna" per Dirk e gli altri giovani attori, anche se lei stessa si vede tolta la propria vera figlia per colpa dell'ambiente in cui lavora), John C. Reilly (Reed Rothchild, collega e miglior amico di Dirk), Heather Graham (Rollergirl, cameriera e attricetta porno che non si leva mai i pattini a rotelle), Don Cheadle (Buck, esperto di Hi-Fi, che vorrebbe aprire un negozio di elettronica), Philip Seymour Hoffman (Scotty J., membro della troupe dalle tendenze gay e innamorato di Dirk), William H. Macy (Little Bill, l'assistente regista che andrà fuori di matto in seguito ai continui tradimenti della moglie), Luis Guzmán (il portoricano Maurice), Thomas Jane (il ballerino e spogliarellista Todd), Robert Ridgely (il "colonnello", produttore dei film di Jack), Ricky Jay, Jack Wallace, Nicole Ari Parker, Philip Baker Hall, fino ad Alfred Molina (Rahad, l'uomo che Dirk, Reed e Todd tentano di truffare vendendogli cocaina fasulla). L'attenzione maggiore rimane però puntata su Dirk, che da ragazzo timido, insicuro e disprezzato dai genitori diventa rapidamente una celebrità, assapora la ricchezza e l'eccesso, crolla e litiga con tutti, cerca inutilmente altre strade (diventare un cantante o un attore "serio", per esempio), prima di tornare lentamente nell'oblio e ricucire i rapporti con il suo mentore Jack. E se il mondo attorno a lui sembra cambiare in peggio (gli anni '80 appaiono più brutti e squallidi, rispetto ai dorati '70), i legami di amicizia e di solidarietà continuano a rappresentare un rifugio per quella che è in fondo una "grande famiglia". Pur occupandosi di pornografia, il film non mostra mai esplicitamente scene di sesso o nudi integrali fino all'ultima sequenza in cui Eddie/Dirk, mentre prova la parte da solo davanti allo specchio (la scena è ispirata a quella analoga di Robert De Niro in "Toro scatenato"), mostra finalmente anche a noi spettatori il suo tanto famoso pene (realizzato con una protesi). Tre nomination agli Oscar (per la sceneggiatura e per Reynolds e Moore come attori non protagonisti).

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