Symbol (Hitoshi Matsumoto, 2009)
Symbol (id.)
di Hitoshi Matsumoto – Giappone 2009
con Hitoshi Matsumoto, David Quintero
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Visto in divx alla Fogona, in originale con sottotitoli inglesi.
Un uomo, vestito con un buffo e colorato pigiama a pallini, si risveglia in un'enorme stanza bianca, senza soffitto e priva di uscite. Presto scoprirà che le migliaia di interruttori che ricoprono le pareti – dei quali non rivelerò qui la natura, uno dei tanti sberleffi di cui si compone il film – fanno materializzare ciascuno un diverso oggetto nella stanza ("materializzare" per modo di dire: si apre uno sportellino e qualcuno ce lo getta dentro!): troverà il modo per uscire? Nel frattempo, in Messico, un wrestler professionista di mezza età si prepara a un difficile incontro sul ring, sostenuto dal vecchio padre e dal giovane figlio (mentre un'altra bizzarra figlia è diventata una suora che guida in maniera spericolata – con sigaretta e occhiali da sole – il suo fuoristrada nel deserto)...
Ormai soltanto in Giappone fanno film così! In una successione di situazioni folli, surreali ed esilaranti, il secondo lungometraggio del comico Hitoshi Matsumoto (dopo il mockumentary "Big Man Japan") soprende a ogni svolta narrativa ed è talmente imprevedibile da catturare l'attenzione (e la curiosità) dello spettatore sin dalla prima inquadratura, per non mollarla più. Per quasi tutta la durata della pellicola si alternano due fili narrativi che non potrebbero sembrare più distanti l'uno dall'altro, fino a quando capiremo qual è il principale e quale lo scopo recondito dell'altro. Se il segmento messicano fonde il realismo della messa in scena con temi e trovate colorite che paiono uscite da un fumetto di Jaime Hernandez, l'ambientazione allucinata e fantastica della stanza bianca, una specie di art performance sorretta dalla formidabile mimica e dalla comica presenza dello stesso Matsumoto, ricorda alla lontana – ma in chiave ironica e non horror – "Cube", mentre il finale si tinge di surrealismo metafisico e new age, quasi alla "2001: Odissea nello spazio". Imperdibili, fra le altre cose, i siparietti musicali e fumettistici con cui il protagonista espone allo spettatore i suoi piani di fuga. In ogni caso, oggi è raro trovare un film che, nel bene e nel male, stupisca dall'inizio alla fine: da vedere!
6 commenti:
Film così in effetti ce ne sono pochi ma anche in occidente qualche esempio si trova.
Se si pensa alla vena surreale di un Gilliam e soprattutto Kaufman qualche analogia si trova.
Ed è ironico che citi Cube tra le opere in qualche modo assimilabili perchè da quanto mi pare di capire dalla tua descrizione c'è un film comico (!) la cui vena di follia sembra proprio la stessa, ovvero Nothing diretto proprio dallo stesso Natali!
In effetti con "Nothing" potrebbe avere delle cose in comune! Ma ne riparleremo quando lo avrò visto (e quando tu avrai visto questo)...
incuriosisce....
Prova a cercare il trailer su Youtube: capirai subito se il film ti può piacere...
http://www.youtube.com/watch?v=OFmKduV9hJU&NR=1&feature=fvwp
mi sento perplesso ?_?
E fai bene a esserlo! :-P
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