Oro rosso (Jafar Panahi, 2003)
Oro rosso (Talaye sorgh, aka Crimson gold)
di Jafar Panahi – Iran 2003
con Hossain Emadeddin, Kamyar Sheisi
***
Visto in divx alla Fogona con Marisa.
Hossein, reduce di guerra e ora dipendente dal cortisone, lavora di notte consegnando pizze in motorino per Teheran, spostandosi fra i quartieri alti e la città bassa, e sta per sposare la sorella dell'amico Ali, aspirante borseggiatore. Dopo essere stato umiliato da un gioielliere in un negozio di lusso, e dopo essere stato testimone delle ingiustizie sociali (la polizia islamica che arresta i giovani che hanno partecipato a una festa, in una sequenza che anticipa "I gatti persiani") e dell'enorme differenza fra ricchi e poveri nel paese (esemplificata dall'immenso appartamento su più piani, con tanto di piscina privata, che si trova a visitare durante una consegna), proverà a compiere una rapina proprio nella gioielleria da cui era stato cacciato. Ma finirà male. Cominciando con un flashforward, Panahi monta la scena della rapina all'inizio del film, mettendo subito in chiaro come per il suo personaggio non ci sarà via di fuga. Gli scampoli di denuncia sociale, che peraltro si accompagnano al racconto di un malessere (fisico e psicologico) individuale, gli sono valsi l'ostilità del regime (in patria la pellicola non è nemmeno stata distribuita nelle sale), culminata con gli arresti del 2009 e del 2010. Il film, comunque, reca comunque anche l'inconfondibile impronta di Abbas Kiarostami, autore della sceneggiatura (ispirata a un fatto di cronaca), che ha trasmesso all'allievo il gusto per i lunghi piani sequenza (come quello della rapina) e per le conversazioni sommerse nei rumori del traffico (lo si era notato sin dai tempi de "Lo specchio").
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