19 settembre 2010

Road to nowhere (Monte Hellman, 2010)

Road to nowhere
di Monte Hellman – USA 2010
con Tygh Runyan, Shannyn Sossamon
**

Visto al cinema Arcobaleno, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia)

Il giovane regista Mitchell Haven (stesse iniziali di Hellman: sarà un caso?) sta per girare un film ispirato a un fatto di cronaca, il suicidio di un riccone e della sua giovane amante, Velma Duran. Ma ignora che l'attricetta semiesordiente che ha scelto per il ruolo di protagonista – e di cui si è subito innamorato – è davvero Velma Duran: o meglio, ne aveva già interpretato la parte, fingendone il suicidio, in quella che era stata soltanto un'elaborata messa in scena per frodare il fisco. Monte Hellman, nume tutelare di Quentin Tarantino, non girava un lungometraggio da oltre vent'anni: se non ha perso la mano dal punto di vista tecnico (degna di nota soprattutto la fotografia, sebbene un po' troppo patinata) e dimostra di avere ancora le idee chiare su cosa vuole raccontare, forse però non è più capace come un tempo di incollare allo schermo i suoi spettatori. Questo complicato e ambizioso intrigo metacinematografico, reso ancor più ostico dalla decostruzione temporale con cui vengono presentate le vicende (flashback, scene ambientate nel presente, realtà e finzione si succedono senza soluzione di continuità) ha di buono soprattutto le riflessioni sul cinema stesso che gira a vuoto ed è incapace di cogliere la realtà delle cose, troppo frammentata e complessa per essere ridotta a una sceneggiatura lineare: quella che percorre il giovane filmmaker è una strada che porta verso il nulla, appunto. Più che un "Effetto notte", a tratti sembra quasi di vedere un "Mulholland Drive" senza gli elementi onirici, ovvero senza ciò che rendeva davvero interessante il film di Lynch. E non bastano alcune scene ambientate a Roma o citazioni cinefile di ogni tipo (da "Lady Eva" di Sturges a "Il settimo sigillo" di Bergman, passando per riferimenti a "Casablanca" o a Louise Brooks) per rendere più accattivante una pellicola che forse meriterebbe una seconda visione per essere apprezzata appieno (non che questo sia un pregio, intendiamoci). Nel cast anche Dominique Swain (la migliore) e Fabio Testi. Interessante, comunque, la protagonista Shannyn Sossamon.

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