13 assassini (Takashi Miike, 2010)
13 assassini (Jusan-nin no shikaku)
di Takashi Miike – Giappone 2010
con Koji Yakusho, Takayuki Yamada
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Visto al cinema Arcobaleno, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia)
Nel 1835 il Giappone è in tempo di pace, e molti samurai si sono ritirati a vita privata o non sono più avvezzi alle armi. Per impedire al crudele e vizioso Naritsugu, fratello minore dello shogun, di assumere il potere e di far precipitare l'intero paese nel caos, il samurai Shinzaemon raduna un gruppo di fedeli guerrieri per tendere un agguato al nobile mentre transiterà fra le montagne con la sua scorta. Il film, remake di una pellicola omonima di Eiichi Kudo del 1963, ricorda un po' "La vendetta dei 47 ronin" (o piuttosto il classico racconto "Chushingura" da cui il film di Mizoguchi era tratto) ma soprattutto "I sette samurai" di Kurosawa: c'è persino lo zotico selvaggio e sbruffone che si unisce al gruppo dei samurai e si dimostra altrettanto coraggioso, al quale sono naturalmente riservati i momenti comici di un film che per il resto si mantiene su toni drammatici ed epici. Gli sberleffi alla Miike, questa volta, sono celati nella filosofia di fondo, che smitizza la figura del guerriero ("Essere samurai è veramente un peso!") ed è perfettamente adeguata al contesto storico della vicenda, che si svolge pochi anni prima della fine dello shogunato: ad Hanbei, il guerriero al servizio di Naritsugu, ancora legato ai valori feudali della fedeltà assoluta di un samurai o di un vassallo al proprio padrone, si contrappone Shinzaemon, che si sente semmai al servizio del popolo e in quanto tale non si fa problemi a ribellarsi contro un daimyo che si è dimostrato indegno di comandare. Lo scontro fra i due tipi di dovere (verso il proprio signore e verso il popolo) è il filo conduttore della pellicola: ma non a caso, a sopravvivere alla carneficina sono i due personaggi per i quali questi valori e i retaggi del passato hanno meno significato. Se la prima metà del film è statica e rigorosamente nello stile degli jidai-geki tradizionali (anche se Miike lo "sporca" con immagini e sequenze-choc, come quella della ragazza cui Naritsugu ha amputato mani, braccia e lingua), la seconda è occupata per intero dalla spettacolare battaglia nel villaggio montuoso di Ochiai, dove i 13 assassini si battono contro 200 avversari. Sono scene di rara potenza: la violenza va di pari passo con l'eleganza, il sangue scorre a fiumi, le spade e le frecce lasciano il posto a trappole ed esplosioni, e immagini come quella dei tori in fiamme sono folgoranti. Impossibile contare i morti: c'è persino il sospetto che siano molti di più dei 200 dichiarati. Insomma, come si legge nella pergamena brandita da Shinzaemon, è un "massacro totale". Miike ha sempre il completo controllo della macchina da presa, che non si muove a casaccio ma lascia allo spettatore la possibilità di seguire ogni mossa e ogni azione dei personaggi. La confusione è solo apparente e, in puro stile giapponese, la quiete e il movimento si compenetrano.
6 commenti:
Ottimo, anche Miike non delude, non che avessi dubbi.
Da quel (poco) che ho visto e da quel (tanto) che ho letto mi pare sia stata un'ottima rassegna.
Sì, una delle migliori da quando le frequento.
Non c'è stato "il capolavoro", ma quello ormai non me lo aspetto più. Però tanti bei film, compreso questo.
Secondo me ti ha giovato parecchio aver visto meno film del solito.
Se da un lato i tour de force comportano un'inevitabile stanchezza che rischia di nuocere alle visioni, dall'altro hai dovuto operare una scelta più precisa e puntuale dei film da vedere.
E comunque sia anche i due che ho visto io, e che a te non sono piaciuti troppo, penso che anche tu li abbia trovati perlomeno interessanti e, a loro modo, meritevoli.
Sono d'accordo, anch'io ho fatto le medesime riflessioni (che metterò per iscritto nel post conclusivo della rassegna, domani).
Anche io leggendo di qua e di là avevo pensato a I sette samurai. Comunque cercherò di vederlo al più presto, ad incuriosirmi su tutto c'è la sequenza della battaglia.
Ale55andra
"I sette samurai" viene subito in mente, per tanti motivi. Pero´ credo che questo film si rifaccia anche a molti altri film di samurai meno noti (come quelli di Kudo e di Mizoguchi che ho citato).
Non so come sia doppiato in italiano, visto che ho avuto la fortuna di vederlo al cinema in lingua originale. I film giapponesi di solito perdono moltissimo quando vengono doppiati...
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