Il flauto magico (K. Branagh, 2006)
Il flauto magico (The magic flute)
di Kenneth Branagh – GB 2006
con Joseph Kaiser, Amy Carson
***
Visto al cinema Apollo, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia).
Di fronte al difficile compito di portare sullo schermo un'opera di Mozart, e specialmente una complessa e così ricca di simboli e significati come "Il flauto magico", un regista ha due possibili scelte davanti a sé: limitarsi al teatro filmato, come aveva fatto Bergman, oppure farsi audace e cercare una propria strada, infilandosi dove è possibile nei pochi spazi lasciati a disposizione dall'opera e tenendo testa alla potenza della musica con immagini ardite, visionarie e di grande impatto. Branagh, naturalmente, non poteva che scegliere questo secondo approccio, più cinematografico e personale, anche a rischio di sfiorare il kitsch. Visivamente, perciò, questo "Flauto" contiene di tutto e di più: sogni e incubi a colori e in bianco e nero, immagini astratte e surreali, scene di guerra e di passione, campi fioriti e fangose trincee. Nell'anno del 250esimo anniversario della nascita di Mozart, Branagh gli resta musicalmente fedele: non è stato tagliato alcun brano, e il cast dei cantanti mi è sembrato ottimo, con una menzione particolare per Pamina e Sarastro. Per quanto riguarda il testo, invece, il regista ha effettuato due grandi cambiamenti: l'ambientazione è stata spostata dall'antico Egitto alla Prima Guerra Mondiale (almeno per quanto riguarda iconografia, armi e tecnologie: in realtà gli eserciti che si scontrano non corrispondono a due milizie specifiche, ma rappresentano tutte le armate di tutte le guerre combattute dall'umanità) e l'opera è cantata in inglese. Questa scelta, che sul momento può lasciare perplessi, è però ampiamente giustificata: Mozart aveva realizzato "Die Zauberflöte" in tedesco (era un cosiddetto Singspiel), nonostante la tradizionale lingua dell'opera fosse l'italiano, proprio per raggiungere più facilmente il popolo. Allo stesso modo Branagh persegue un'ideale di democraticizzazione dell'arte: il suo "Flauto" viene cantato nella lingua più diffusa al mondo e proiettato al cinema per portarlo a quegli spettatori che non si sognerebbero mai di entrare in un teatro lirico. La stessa cosa, del resto, il regista la fa da sempre con Shakespeare, attualizzandolo senza tradirne il testo ma rendendolo più glamour, hollywoodiano e musicale, con ottimi risultati. Il libretto è stato tradotto (e adattato qua e là) da Stephen Fry – sì, proprio Wilde e Jeeves! – che ha eliminato i recitativi e trasformato il simbolismo massonico in un inno alla pace universale e contro le guerre. Tamino è diventato un prode soldato mentre Papageno è l'addestratore dei canarini usati per individuare la presenza di gas nelle trincee. L'ouverture, bellissima, scorre sulle immagini di un lunghissimo piano sequenza che (ispirato forse dal finale del classico "All'ovest niente di nuovo") parte dall'inquadratura ravvicinata di un fiore per passare a una panoramica delle trincee, segue il volo di una farfalla e quello di una flotta di aerei, e termina con una battaglia campale. La regina della notte arriva su un carro armato e poi, mentre canta Der Hölle Rache, vola come Superman. Sarastro recita O Isis und Osiris (una scena superlativa) in un immenso cimitero di guerra sulle cui tombe compaiono i nomi dei caduti di tutti i tempi e di tutte le nazionalità. L'aria di Papageno Ein Mädchen oder Weibchen è onirica e surreale e cita Magritte a piene mani. Ma le idee profuse nell'intera pellicola sono così tante che ricordarle tutte diventa quasi impossibile: già cult, per esempio, il coro degli armigeri cantato dai sacchi di sabbia delle trincee! È uno di quei film che, quando partono i titoli di coda, si vorrebbe immediatamente rivedere dal principio.
2 commenti:
mmmh...papabile x una copia pirata
Purché abbia almeno l'audio di buona qualità... ^^
Scherzi a parte, per me vale l'acquisto del DVD originale. Guarda l'ouverture su YouTube e ti convincerai!
http://www.youtube.com/watch?v=uEEL-G9dcJU
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