23 settembre 2006

The mission (Johnnie To, 1999)

The mission (Cheung fo)
di Johnnie To – Hong Kong 1999
con Anthony Wong, Francis Ng
****

Rivisto in DVD, con Michele.

Ogni volta che rivedo questo capolavoro firmato da To con la sua casa di produzione Milkyway rimango sempre più colpito dal rigore stilistico e dalla perfezione dei dettagli. La storia è piuttosto semplice: un boss delle triadi, scampato a un agguato di misteriosi sicari, assolda cinque guardie del corpo per farsi proteggere giorno e notte. Ma il regista, pur con uno sguardo apparentemente distaccato, sottolinea a dismisura l'aspetto umano dei protagonisti, come nella splendida sequenza in cui giocano con una pallina di carta nel corridoio, che illustra magnificamente, senza bisogno di spendere troppe parole, il passaggio dall'iniziale indifferenza e ostilità a uno stato di complicità. I personaggi peraltro mostrano rispetto anche nei confronti degli avversari: esemplare la scena in cui siedono al tavolo con il killer che hanno appena catturato. Per personaggi simili, l'amicizia appena cementata è qualcosa di estremamente importante: e questo aggiunge tensione all'ultima parte della pellicola, quando il loro leader, Curtis, viene incaricato dal boss (fino ad allora dipinto come una persona generosa, pronta a comprendere e a perdonare tutti) di eliminare uno dei suoi stessi compagni, un dilemma che divide gli eroi e li mette l'uno contro l'altro. Lo stile della pellicola è fenomenale, secco, preciso: non mi riferisco tanto alla gelida fotografia e ai dialoghi scarni che dicono e non dicono (per esempio, nella scena in cui il giovane Shin torna a casa tardi dopo aver "accompagnato" la moglie del capo), ma soprattutto alla coreografia delle scene d'azione, su tutte la sparatoria nel centro commerciale. Per citare quel che avevo scritto al tempo della prima visione, To in questo film sembra l'anti-John Woo: stessi temi, stessi risultati, stessa tensione ma utilizzando metodologie contrapposte. Mentre Woo sfrutta il dinamismo e il movimento, To si basa sulla staticità, la geometria delle inquadrature e la freddezza dei protagonisti che rimangono immobili a sparare anche se i proiettili sfrecciano a pochi centimetri dai loro volti.

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