16 settembre 2006

Nuovomondo (E. Crialese, 2006)

Nuovomondo
di Emanuele Crialese – Italia/Francia 2006
con Vincenzo Amato, Charlotte Gainsbourg
*1/2

Visto al cinema Brera (rassegna di Venezia).

Stando a quel che si legge in giro, questo film sembra essere piaciuto a tutti tranne che al sottoscritto. Questione di gusti, certamente: a me è parso il solito film italiano da festival, altamente pretenzioso e retorico, stereotipato e un po' ruffiano, sugli emigranti buona gente. Piacerà senza dubbio agli americani, un ottimo motivo per presentarlo come candidato nostrano agli Oscar per il miglior film straniero, a scapito di pellicole ben più meritevoli. La storia, che segue il viaggio di una famiglia verso gli Stati Uniti dove sogna di nuotare nel latte (letteralmente!) e di trovare verdure giganti e soldi che crescono dagli alberi, si divide in tre parti ben distinte: nella prima, ambientata in una Sicilia arretrata e permeata di superstizioni popolari, facciamo la conoscenza dei protagonisti (padre vedovo, due figli di cui uno muto, vecchia madre bisbetica) e di una misteriosa donna inglese che per caso e senza fornire spiegazioni sceglie di condividerne il destino. La seconda è quella che mi ha detto di meno e che fatico persino a ricordare: il viaggio per mare, la solita divisione in classi, i timidi tentativi di far interagire personaggi che non hanno niente da dire e da dirsi. La terza, peraltro la parte migliore del film, è una pura e semplice barzelletta: gli emigranti sbarcano a Ellis Island e vengono sottoposti a una serie di ridicoli test d'ingresso per stabilire chi avrà il diritto di entrare nel "Nuovomondo". L'America vera e propria non viene mai mostrata (al massimo intravista, attraverso un finestrone), e tutto puzza di qualunquistico attacco alla burocrazia. A una regia anonima si accompagna una sceneggiatura appena sufficiente, con personaggi poco approfonditi e un protagonista che da un certo punto comincia a comportarsi come Troisi. Va bene che gli emigranti erano persone semplici, ma non certo dei deficienti come li fa sembrare questo film. L'ho visto in siciliano sottotitolato in inglese ma per quanto mi riguarda, visto il livello deprimente dei dialoghi, avrebbe potuto essere anche in uzbeco. Gli inserti surreal-felliniani vorrebbero forse aggiungere una patina "mitica" all'emigrazione, ma francamente mi sono sembrati una stupidaggine da spot televisivo. L'unica scena che mi è piaciuta è quella in cui le ragazze rimangono deluse alla vista dei loro nuovi mariti.

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