Black eyed dog (P. Gang, 2006)
Black Eyed Dog
di Pierre Gang – Canada 2006
con Sonya Salomaa, David Boutin
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Visto al cinema Gnomo, in v. orig. sottotitolata
(rassegna di Locarno)
In un paesino fra le montagne canadesi, sotto pressione per la presenza di un serial killer che si nasconde nei boschi circostanti, la cameriera Betty deve barcamenarsi fra un lavoro che non le piace, un ex compagno violento ma ancora innamorato, una famiglia assente e altri amici problematici. Il fulcro del film risiede completamente nella psicologia del personaggio principale, che ha un atteggiamento ostile e sulla difensiva verso il resto del mondo. All'inizio mi dava un po' fastidio come Betty si comportasse male con tutti, anche con quelli che volevano aiutarla. Poi la storia aiuta a comprenderla meglio: da bambina si era avvicinata troppo fiduciosa a un cane che ringhiava e ne era stata morsa. Suo padre aveva allora cominciato a erigere un muro di pietre in giardino per isolare il cane. Allo stesso modo ora Betty si isola dal resto del mondo, che teme e detesta. Ciò non le impedisce di lasciarsi avvicinare da un misterioso sconosciuto giunto in città: che sia lui l'assassino? La caccia al serial killer sfiora soltanto di striscio la vicenda principale del film, incrociandola in pochissimi punti (in particolare nella scena più bella della pellicola, quella notturna al fiume), con il regista che preferisce descrivere le vite delle persone intorno a Betty, il loro desiderio di fuggire via da un paese così squallido e contemporaneamente le pulsioni a rimanere.
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