15 settembre 2020

La tartaruga rossa (M. Dudok de Wit, 2016)

La tartaruga rossa (La tortue rouge, aka The red turtle)
di Michaël Dudok de Wit – Francia/Giappone 2016
animazione tradizionale
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Visto in TV.

Trascinato dalla forza delle onde su un'isola deserta, un naufrago non riesce ad abbandonarla perché una misteriosa tartaruga gigante dall'insolito colore rosso gli demolisce ogni zattera che costruisce. La tartaruga si trasformerà poi magicamente in una donna, con cui l'uomo sceglierà di trascorrere tutta la vita sull'isola... Il primo lungometraggio dell'animatore olandese Michaël Dudok de Wit, già autore di magnifici corti come "Il monaco e il pesce" e "Father and daughter", è un'incantevole pellicola completamente senza dialoghi, in cui i personaggi e la storia sono immersi in un mondo naturale, mistico e affascinante. Co-prodotto dallo Studio Ghibli (si tratta della prima collaborazione dello studio di Miyazaki & C. con un artista occidentale), il film è esteticamente davvero bellissimo, con un disegno ispirato alla linea chiara del fumetto franco-belga (i volti sembrano uscire dal "Tintin" di Hergé) e degli sfondi colorati e al tempo stesso realistici e astratti: un'autentica gioia per gli occhi. Il soggetto, invece, è assai semplice, quasi una variazione di "Laguna blu", anche se non privo di suggestioni con i suoi rimandi al soprannaturale (la natura misteriosa della tartaruga, i sogni e le visioni) e soprattutto con la comunione del protagonista (e poi di suo figlio) con il mondo immacolato della natura, un mondo che sa essere generoso ma anche terribile (vedi la sequenza dello tsunami che devasta l'isola), e che alla fine completa il suo cerchio: un tema quanto mai adatto a una pellicola universale in cui l'immaginario orientale e quello occidentale si fondono. Le spiagge, il mare, il canneto, gli animali – come i simpatici granchietti che fanno da testimone all'intera vicenda – e tutto ciò che fa parte dell'ambientazione sfiorano la perfezione artistica. Una volta visto la prima volta, sarebbe quasi da impostare come screen saver nel maxischermo di casa e da proiettare in loop, come un quadro in movimento.

6 commenti:

Marisa ha detto...

Veramente incantevole! Una vera favola senza tempo, ma suggestiva soprattutto in questo tempo e mondo sovraffollato di cose inutili spacciate come "bisogni e consumi" indispensabili...Un sogno ad occhi aperti in cui l'amore si presenta sotto l'aspetto più imprevisto, ma con l'inequivocabile scopo di dare il vero senso a tutta la vita...

Christian ha detto...

Un bellissimo film, su temi semplici – il ciclo della vita (come già in "Father and daughter"), il rapporto con la natura – ma anche per questo "magico" e con immagini affascinanti!

Ernesto ha detto...

Questo film l'avevo visto quando era uscito al cinema e mi era piaciuto molto (anche la musica). L'unico difetto che gli avevo trovato era una leggera lungaggine. Ho due ipotesi: o Dudok de Wit, che è un genio del cortometraggio, non è abituato a gestire i tempi lunghi; oppure la produzione Ghibli e la distribuzione mondiale hanno richiesto una storia un po' più "spiegata" di quella che sarebbe stata se fosse stata un'autoproduzione.

Christian ha detto...

Anche secondo me il lato estetico del film è superiore a quello narrativo, dove a un certo punto sembra (sembra!) che le cose vengono introdotte o improvvisate sul momento perché non si sapeva come mandare avanti la storia (per esempio la tempesta, la partenza del figlio, ecc.). Ma in fondo la vita è così, e l'obiettivo era proprio quello di raccontare "una vita", soltanto simbolicamente ambientata su un isola (l'arrivo al mondo, le difficoltà dell'ambientazione, l'incontro con una donna, la famiglia, il figlio che cresce e poi se ne va, la serena vecchiaia).

Giovanni ha detto...

Dopo l’intensissimo cortometraggio Father & Daughter visto alla Fogona quasi 10 anni fa (meraviglioso!!! Me lo ricordo come se fosse ieri), anche questo film “buca” nell’anima. A distanza di qualche giorno, mi è tornato in mente come immagini, come sensazioni, come routine di una vita semplice e ben spesa, poco importa dove. Bellissimo, allarghiamo il cuore.

Christian ha detto...

È un film da "portarsi dentro", infatti! :)