Herzog incontra Gorbaciov (W. Herzog, 2018)
Herzog incontra Gorbaciov (Meeting Gorbachev)
di Werner Herzog [e André Singer] – Germania/GB/USA 2018
con Werner Herzog, Mikhail Gorbaciov
**1/2
Visto in TV, con Sabrina.
Documentario sulla vita e l'esperienza politica di Mikhail Gorbaciov, l'ultimo presidente dell'URSS, che contribuì in maniera fondamentale alla fine della Guerra Fredda con le sue riforme incentrate sulla perestrojka ("ristrutturazione") e la glasnost ("trasparenza"). Queste, basate sull'innovazione dell'economia e dell'agricoltura, sulla maggior apertura al mondo e alla democrazia, sullo smantellamento dell'arsenale nucleare, non si concretizzarono fino in fondo, però, per via della dissoluzione dell'Unione Sovietica, che avvenne con tempi molto più rapidi di quanto lui aveva previsto, estromettendolo di fatto da ogni carica nel 1991, quando tutte le ex repubbliche sovietiche dichiararono l'indipendenza. Il regista tedesco Werner Herzog lo ha incontrato in tre occasioni nell'arco di sei mesi per intervistarlo: e dalle loro lunghe chiacchierate, integrate con video e materiali di repertorio, nasce questo ritratto a 360 gradi che illustra l'intera vita dell'uomo politico, dalle umili origini in un villaggio di campagna alla scalata nei ranghi del partito comunista (dove si differenziava da tutti gli altri per le idee innovative, la visione allargata e le capacità di cogliere lo spirito del tempo), dal periodo delle riforme (in cui trasformò il rapporto dell'URSS con l'Occidente e gli Stati Uniti, lavorando al dialogo e al disarmo nucleare) a momenti chiave come la catastrofe di Chernobyl o il colpo di stato dell'agosto 1991, fino a un bilancio del panorama odierno, a proposito del quale l'ex capo di stato non nasconde una certa amarezza per il ritorno dei nazionalismi e l'attuale ricrescita della tensione fra USA, Russia e Cina. Herzog – che ammira Gorbaciov anche perché si deve in gran parte a lui, in fondo, la riunificazione della Germania – si fa quasi da parte, lasciando i riflettori all'ex segretario del PCUS (il titolo originale, a differenza di quello italiano, non menziona il regista) e lo rende protagonista di un ritratto che scava nell'uomo più che nel politico, tratteggiandolo come una "figura tragica": il risultato è una pellicola narrativa e umanistica prima che documentaristica o giornalistica, che ne celebra le gesta ma ne sottolinea anche il dolore per la morte della moglie o il rammarico e il pentimento per alcuni errori di valutazione commessi.
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