19 settembre 2020

Il servo (Joseph Losey, 1963)

Il servo (The servant)
di Joseph Losey – GB 1963
con Dirk Bogarde, James Fox
***

Visto in divx.

Il giovane aristocratico londinese Tony (James Fox) assume come cameriere personale lo zelante Hugo Barrett (Dirk Bogarde), affidandogli la gestione della propria casa. La sua fidanzata Susan (Wendy Craig) non prova simpatia per il valletto, ma si ritrova allontanata dalla casa quando Barrett vi introduce la propria amante Vera (Sarah Miles), spacciandola per sorella e facendola assumere come domestica. E lentamente, in un crescendo di ambiguità e di tensione, i ruoli del servo e del padrone (con i relativi rapporti di controllo e di dominanza) dapprima si sfumano, poi si mescolano e infine si invertono. Da un romanzo di Robin Maugham del 1948, che Harold Pinter ha adattato cercando di attualizzarne il più possibile i contenuti, un magistrale trattato sul conflitto di classe, che mette in mostra i lati più ambigui del rapporto fra padrone e servo. Tony è un giovane nullafacente, legato alle tradizioni (la scelta di avere un valletto personale, cosa che Susan trova antiquata, è quasi un modo di mettere in mostra un privilegio) e che millanta fantomatici progetti di lavoro (come la costruzione di intere città nella giungla brasiliana); Barrett è un domestico scrupoloso e metodico, la cui organizzazione di ogni dettaglio della vita del proprio padrone si trasforma in una macchinazione alle sue spalle (come quando spinge Vera fra le sue braccia), per motivi tutt'altro che chiari (qual è il suo vero scopo? un gioco di potere? la rivalsa sociale? la ricerca di agio e ricchezza? la manipolazione psicologica?). Le scene finali (le migliori del film), in cui la relazione fra i due si fa sempre più malsana e patologica, quando perdono tempo rinchiusi in casa, impegnati in giochi infantili come "vecchi amici" o in squallidi festini, sembrano illustrare l'inevitabile e inarrestabile regressione cui questi rapporti sono soggetti nel mondo moderno. In questo contesto, i temi della decadenza, della perdita dell'identità, della discesa verso l'inferno sembrano anticipare certe cose di Polanski e di Kubrick. Ma fra i film che in seguito potrebbero essersi ispirati a questo ci sono anche "I giorni del cielo" di Malick (entrambi citano l'episodio biblico di Abramo e Sara) e "Parasite" di Bong Joon-ho. Belle la fotografia in bianco e nero e le scenografie, con l'uso ripetuto e insistito di oggetti di arredamento come specchi e quadri.

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