3 settembre 2009

The reader (Stephen Daldry, 2008)

The reader - A voce alta (The reader)
di Stephen Daldry – USA/Germania 2008
con Kate Winslet, Ralph Fiennes
**

Visto al cinema Colosseo, con Marisa.

Germania, anni '50: il quindicenne Michael si innamora di Hanna, una donna dal passato misterioso che gli fa scoprire il sesso e gli chiede ogni sera di leggerle un libro a voce alta. Ma la relazione dura una sola estate, dopo la quale la donna scompare all'improvviso. Qualche anno dopo, Michael – ora studente in legge – scoprirà che durante la guerra Hanna era stata una sorvegliante delle SS nei campi di concentramento e sarà costretto ad assistere al suo processo. Un film interessante e con molti pregi: la regia è buona, le interpretazioni ottime (la Winslet continua a confermarsi una delle migliori attrici in circolazione, ma anche Fiennes e il giovane David Kross – che interpreta Michael da giovane – sono all'altezza, e vedere Bruno Ganz in una piccola parte, quella del professore di legge, fa sempre piacere) e soprattutto la sceneggiatura affronta ben tre temi “di peso”, vale a dire la relazione fra un minorenne e una donna adulta (che condiziona in negativo tutta la vita sentimentale di Michael), la questione della colpa e della responsabilità dei cittadini tedeschi coinvolti nelle atrocità del nazismo (memorabile il momento in cui Hanna, processata, domanda al giudice "Lei cosa avrebbe fatto?", ma anche quello in cui gli studenti accusano il professore, simbolo della generazione precedente, di non aver fatto nulla per fermare l'orrore) e infine il problema dell'analfabetismo e l'importanza della lettura: Hanna, come si scoprirà a un certo punto, non sa né leggere né scrivere, ed è per questo motivo che aveva lasciato un lavoro tranquillo per accettare il posto di sorvegliante; dopo la sua condanna, Michael continuerà a inviarle per anni in carcere delle cassette dove ha inciso i capolavori della letteratura (degli audiolibri ante litteram!), che lei imparerà quasi a memoria (un richiamo a "Fahrenheit 451"?) e utilizzerà per imparare, faticosamente, a scrivere. Ma proprio lo spunto dell'analfabetismo, elemento centrale nello sviluppo narrativo del film, mina in realtà la credibilità di fondo di tutta la vicenda: sembra davvero esagerato, per non dire assurdo, che Hanna si lasci condannare all'ergastolo pur di non ammettere in pubblico di essere illetterata (e, prima ancora, che cambi più volte vita, lavoro e città per lo stesso motivo, senza mai tentare di imparare a leggere e scrivere a un livello almeno elementare, visto anche l'amore che in ogni caso nutriva per la letteratura). E la pellicola non lascia nemmeno il dubbio che a spingerla a comportarsi così siano i rimorsi o i sensi di colpa per i crimini cui aveva preso parte (sensi di colpa che comunque prova, nonostante lo neghi manifestando un'ottusa indifferenza: lo dimostra la scena in cui piange in chiesa). Un'altra cosa che non mi è piaciuta è il fatto che, nonostante la storia si svolga in Germania, tutti i testi e le pagine scritte che si vedono sono in inglese. Sbavature che lasciano qualche perplessità su un film bello ma che potenzialmente avrebbe potuto essere migliore.
Nota: con questo film la Winslet ha vinto l'Oscar come miglior attrice. Giusto così, anche se forse avrebbe meritato di più per la sua performance in "Revolutionary Road".

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