Lourdes (Jessica Hausner, 2009)
Lourdes (id.)
di Jessica Hausner – Austria 2009
con Sylvie Testud, Léa Seydoux
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Visto al cinema Arcobaleno, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia)
Lo Spirito Santo, Gesù e la Madonna siedono su una nuvola, e discutono su dove andare in vacanza. "Andiamo a Betlemme", dice lo Spirito Santo. "No, ci siamo già stati mille volte!", risponde Gesù. "Allora andiamo a Gerusalemme", dice lo Spirito Santo. "No, ci siamo già stati mille volte!", ribatte Gesù. "Allora andiamo a Lourdes", dice lo Spirito Santo. "Che bello, non ci sono mai stata!", dice la Madonna.
Questa barzelletta, raccontata da un prete che accompagna i pellegrini a Lourdes, forse non è il modo migliore per presentare un film che si mantiene felicemente in equilibrio fra fede e razionalismo nel raccontare la visita e la breve permanenza nella cittadina pirenaica di un gruppo di pellegrini, e dei loro accompagnatori, in cerca di un segno o di una guarigione miracolosa. La pellicola è ottima, fra inquadrature rigorose e misurate e una sceneggiatura arguta che mostra tutti i dubbi, le contraddizioni e i misteri che circondano il celebre luogo di pellegrinaggio. La giovane Christine, paralizzata dalla sclerosi multipla e costretta su una sedia a rotelle, è colei che – fra tutti – riceve in dono una misteriosa guarigione: proprio lei che non ha una fede così salda e che candidamente ammette di essere guarita nel corpo ma di non sentirsi affatto cambiata interiormente. Le vie del signore sono imperscrutabili, sempre che a dominare il mondo non sia il caso: e così, fra domande semplici ma inevitabili (perché è stata guarita proprio lei?), l'ammirazione e l'invidia degli altri pellegrini, il rancore e la gioia, i drammi e i momenti più leggeri, il film mostra le mille sfaccettature e le ambiguità di quella che ormai è diventata quasi un'industria turistica, internazionale e organizzatissima (c'è persino il "premio per il miglior pellegrino"), dove spesso cinismo e concretezza hanno la meglio sui valori cristiani, senza tuttavia ricorrere a provocazioni iconoclaste e affiancando a Christine tutta una serie di personaggi ottimamente caratterizzati. Fra questi spiccano la giovane infermiera Maria, attratta da un affascinante accompagnatore (che invece pare avere interesse per Christine) e che si accontenta poi di flirtare con gli altri giovani volontari; un'anziana e silenziosa pellegrina che si prende a cuore le sorti di Christine; le due donne che cercano di razionalizzare ogni evento e che tempestano il prete di domande scomode, alle quali lui non può che dare risposte nebulose; ma anche la volontaria Cécile, che nasconde a tutti la propria malattia e che mette in pratica alla lettera gli insegnamenti di San Paolo. Alla fine restano parecchi dubbi: la guarigione di Christine è momentanea o permanente? Dio è giusto o ingiusto? Cosa sono davvero i miracoli, e qual è il loro reale valore? La regista ha dichiarato di essersi ispirata a "Ordet" di Dreyer, e di sicuro questo film non sfigurerebbe al fianco di quel capolavoro in un elenco delle migliori pellicole che affrontano il tema dei miracoli.
4 commenti:
Secondo me di Ordet non ha veramente nulla, mentre mi sembra molto Kaurismaki per certe fissità, per la recitazione accennata e un certo pudore sentimentale. Comunque si, veramente ottimo film.
Anche a me è piaciuta molto la recitazione, con molti sguardi e silenzi e, come dici tu, "pudicità". Uno dei film migliori della rassegna.
Ho letto benissimo ovunque di questo film ma la tua recensione mi ha entusiasmato. Spero che arrivi in sala. Ma... arriverà?
Io mi auguro di sì. Bigottismo cattolico permettendo (che in questo caso sarebbe anche miope, visto che il film non è affatto un attacco al trascendente)...
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