1 novembre 2020

Zardoz (John Boorman, 1974)

Zardoz (id.)
di John Boorman – USA/GB/Irlanda 1974
con Sean Connery, Charlotte Rampling
**1/2

Rivisto in divx, per ricordare Sean Connery.

Nel futuro (siamo nell'anno 2293), dopo che un'apocalisse ha sconvolto la Terra e fatto regredire la civiltà a un livello barbarico, un gigantesco faccione di pietra che si libra nei cieli, chiamato Zardoz e venerato come un Dio, assolda gruppi di "sterminatori" per uccidere gli altri esseri umani (e impedirne così la proliferazione incontrollata) o per renderli schiavi (affinché coltivino la terra e producano cibo). Ma uno degli sterminatori, Zed (Connery), dopo aver intuito la natura fittizia di questa divinità, si introduce nel faccione volante e raggiunge così il Vortex, il luogo dove vivono gli Eterni, comunità di immortali che si è isolata dal resto del mondo per preservarne il sapere e la cultura. Incuriositi da Zed, gli Eterni lo lasciano vivere fra loro con l'intento di studiarne le emozioni. Ma sarà invece Zed a scuoterli dalla loro infelicità e apatia diffusa, donando nuovamente ciò che segretamente più agognavano: la morte. Fra fiaba filosofica e cinema di serie B, una pellicola che mescola suggestioni di ogni genere: mitologiche, fantascientifiche, psicanalitiche, erotiche, avventurose, artistiche, letterarie (il titolo è una deformazione di "Wizard of Oz", "Il mago di Oz", il libro attraverso il quale Zed comprende la reale natura del faccione volante). Per Boorman, che lo realizzò subito dopo il successo de "Un tranquillo weekend di paura" e quando il progetto di filmare un "Signore degli Anelli" dal vivo si arrestò (lasciandogli la "voglia" di fantasy), fu uno dei lavori più personali, di cui firmò anche soggetto, sceneggiatura (insieme a William Stair) e produzione. Le tante stravaganze (a partire dal look del protagonista, seminudo per tutto il film, con la sola cartucciera arancione a tracolla sul petto), i voli pindarici, i rimandi alle sottoculture (ma anche alla mitologia greca, con la ribellione degli uomini verso gli dèi, e alla fiaba del mago di Oz, appunto), con frasi come "The gun is good. The penis is evil" (nel doppiaggio italiano "Il fucile è il bene, lo sperma è il male"), lo resero un oggetto bizzarro e accolto con scetticismo dal pubblico e dalla critica cinematografica, ma contribuirono col tempo a renderlo un film di culto.

Il contrasto fra il "selvaggio" Zed, violento, grezzo, virile e soggetto alle emozioni, e il mondo apatico ed "effemminato" degli immortali (una sorta di "comune" come quelle che si erano diffuse negli anni settanta), intende sottolineare l'assurdità della negazione della natura animalesca e brutale degli esseri umani, mentre il dono della morte con il quale, nel finale, "lo schiavo libera i suoi padroni", suggerisce che è appunto la morte (e con essa il cambiamento) a dare significato alla vita, anche a quella di divinità dedite alla conoscenza e alla comunione delle menti (che genera uniformità e infelicità). Concetti filosofici sparsi a piene mani in una pellicola che sotto l'aspetto formale e visivo appare come una stravagante avventura fumettosa e fantascientifica (nel senso in cui la fantascienza, spesso dai toni distopici, era concepita al cinema prima di "Guerre stellari"), affascinante anche (o forse proprio) per la sua "bruttezza" e la ridicolaggine estetica, con costumi e scenografie sopra le righe, e con echi (fra gli altri) di "Barbarella" e de "Il pianeta delle scimmie". La prima scelta di Boorman per il ruolo del protagonista era Burt Reynolds, con cui aveva lavorato nel film precedente: ma l'attore dovette rinunciare per motivi di salute, e la scelta cadde allora su Connery, che aveva appena dato l'addio al personaggio di James Bond e stava cercando nuove parti. Fra coloro che interpretano gli Eterni sono da segnalare Charlotte Rampling (la scienziata Consuella, dapprima ostile a Zed ma che alla fine se ne innamora), Sara Kestelman (May), John Alderton (Amico) e Niall Buggy (l'illusionista Arthur Frayn, ovvero Zardoz). Memorabile anche il finale (con l'invecchiamento di Zed e Consuella, fino a diventare scheletri, attraverso un rapido montaggio di immagini), che cita forse quello di "Tuo per sempre" di Buster Keaton. La fotografia è di Geoffrey Unsworth. La colonna sonora di David Munrow, dai toni "medievali", fa ampio uso di temi dalla settima sinfonia di Beethoven (come il celebre Allegretto).

0 commenti: