23 novembre 2020

Ghostbusters (Paul Feig, 2016)

Ghostbusters (id.), aka Ghostbusters: Answer the Call
di Paul Feig – USA 2016
con Kristen Wiig, Melissa McCarthy
*1/2

Visto in TV.

La fisica teorica Erin Gilbert (Kristen Wiig) e l'amica di un tempo Abby Yates (Melissa McCarthy), insieme alla folle ingegnere Jillian Holtzmann (Kate McKinnon) e all'ex dipendente pubblica Patty Tolan (Leslie Jones), pur incomprese e sbeffeggiate da tutti, si dedicano a dare la caccia ai fantasmi e alle presenze soprannaturali che infestano la città di New York. Remake del leggendario film campione d'incassi del 1984 (o reboot, se vogliamo, visto che nelle intenzioni della casa produttrice avrebbe dovuto dare il via a una nuova serie di pellicole: ma l'insuccesso commerciale e critico ha fermato sul nascere i piani, e nel 2021 dovrebbe arrivare un sequel dei primi due film che ignora completamente questo tentativo). La scelta del gender-bending, ovvero di virare al femminile il sesso dei quattro protagonisti (e, di converso, trasformare al maschile quello della segretaria Janine, che qui è interpretata da Chris Hemsworth), ha scatenato accese controversie prima ancora che il film giungesse nelle sale. Polemiche pretestuose, in effetti: a rendere brutto il film non è tanto quell'aspetto (anche se indice di un certo atteggiamento ipocritamente inclusivo e politicamente corretto), quanto il fatto che la sceneggiatura batta strade già viste, riproponendo la stessa struttura del lungometraggio originale (ma stiracchiandone il ritmo nel tentativo di "giustificare" l'origine di elementi – il logo e il nome degli Acchiappafantasmi, per esempio – che non ne avevano affatto bisogno) senza innovare o proporre una sola idea originale, affondando lo spettatore in un caotico e confuso showdown con fantasmi digitali e poco affascinanti, ma soprattutto che le gag e le battute siano debolissime, stupide (non nel senso di buffe), rozze e pateticamente inadeguate. Non si ride praticamente mai, se non per l'imbarazzo, e non ci sono frasi o situazioni citabili: salverei giusto in parte quelle (tutte sulla stessa falsariga, però) legate alla stupidità del centralinista Kevin, inserite per avere un personaggio maschile ancora più "clueless" delle quattro protagoniste. La tendenza di Hollywood a ripetere all'esaurimento ciò che già è stato fatto e che ha avuto successo in passato, in chiave derivativa o auto-referenziale per scopi puramente commerciali, si sposa dunque a un tentativo forzatissimo di suscitare la risata a tavolino, senza simpatia o spontaneità. Aggiungiamoci la mancanza di un cattivo memorabile, e il disastro è servito: un film che, a parte l'appiglio emotivo per i fan della pellicola originale (che però lo hanno in gran parte rigettato in partenza), si guarda e si dimentica a stretto giro di posta. Tutto sommato adeguate le protagoniste (a parte la McKinnon, completamente scollata dalle altre tre). Brevi camei, fini a sé stessi e in ruoli diversi, degli attori del lungometraggio classico (Bill Murray, Dan Aykroyd, Sigourney Weaver, Ernie Hudson, Annie Potts), e persino di Slimer e dell'uomo dei marshmallow Stay Puft. Nel cast anche Neil Casey, Andy García e Cecily Strong, oltre a una comparsata di Ozzy Osbourne nei panni di sé stesso.

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