Dark city (Alex Proyas, 1998)
Dark city (id.)
di Alex Proyas – USA/Australia 1998
con Rufus Sewell, William Hurt
***
Rivisto in divx (director's cut).
In una città dove il sole non sembra sorgere mai, John Murdoch (Rufus Sewell) si risveglia in una camera d'albergo senza ricordare alcunché del proprio passato. Inseguito da misteriose creature che somigliano a pallidi Nosferatu vestiti di pelle, si dà alla fuga con l'aiuto di un bizzarro medico (Kiefer Sutherland) che sembra sapere molte cose sulla sua situazione. Nel frattempo sulle sue tracce si lanciano anche l'ispettore di polizia Frank Bumstead (William Hurt), convinto che si tratti di un killer di prostitute, e sua moglie Emma (Jennifer Connelly), cantante in un cabaret. L'ambientazione neo-noir non deve ingannare: si tratta di un singolare e cupo film di fantascienza, nel quale Proyas (autore anche del soggetto) recupera le atmosfere notturne e soprannaturali del precedente "Il corvo", mettendole al servizio di una vicenda avvolgente, metaforica e ricca di colpi di scena. Se le ispirazioni – pur nell'originalità dell'insieme – sono molte ed evidenti ("Metropolis" di Fritz Lang e in generale l'espressionismo tedesco, "Brazil" di Terry Gilliam per la distopia kafkiana e surreal-esistenziale, e l'immancabile "Blade runner" con la sua contaminazione di noir e fantascienza su tutte, ma anche "Dracula", satire come "Il tunnel sotto il mondo" e "Truman show", e persino "Lamù: Beautiful dreamer" di Mamoru Oshii), la pellicola a sua volta rappresenterà un indiscutibile punto di riferimento estetico e contenutistico per il "Matrix" degli allora fratelli Wachowski, che uscirà l'anno successivo, e per "Inception" di Christopher Nolan. Concetti come la volatilità o la relatività delle memorie, temi come l'umanità usata come cavia per esperimenti da misteriosi alieni, e immagini come la città che si modifica ogni giorno (con palazzi che sorgono o cambiano di posto, riplasmando di fatto la realtà a ogni mezzanotte) o che viaggia nello spazio su un disco-astronave (letteralmente una "Flat Earth"!) prendono vita sullo schermo all'interno di un lungometraggio che passa rapidamente dal noir all'horror gotico, dalla fantascienza alla pellicola di supereroi (vedi lo scontro finale a base di superpoteri), con una sceneggiatura ben servita da attori carismatici e in parte. Fra gli "stranieri" ci sono il Richard O'Brien di "Rocky Horror" (Mr. Hand), Ian Richardson (Mr. Book) e Bruce Spence (Mr. Wall). L'ambientazione notturna, urbana e retrò, deve ovviamente molto ai film noir degli anni Quaranta e Cinquanta: la fotografia cupissima è di Dariusz Wolski, mentre le scenografie sono di Patrick Tatopoulos (l'intera città è costruita in studio). Alla sceneggiatura hanno collaborato anche Lem Dobbs e David S. Goyer (quest'ultimo reclutato da Proyas grazie al suo "Blade"). Consiglio la visione della director's cut uscita nel 2008, che amplia numerose scene (rendendo più toccante la love story e approfondendo i personaggi di contorno) ed elimina la voce fuori campo che all'inizio anticipa un po' troppe cose.
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