26 luglio 2021

Il ladro invisibile (Segundo de Chomón, 1909)

Il ladro invisibile (Le voleur invisible)
di Segundo de Chomón [e Ferdinand Zecca] – Francia 1909
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Visto su YouTube.

Acquistata una copia de "L'uomo invisibile" di H.G. Wells su una bancarella di libri usati, un uomo si prepara e poi beve la pozione dell'invisibilità (la cui ricetta era sulle pagine del libro!). E toltisi i vestiti, si introduce in una ricca dimora per rubare denaro e oggetti preziosi. Non contento, dopo essersi rivestito (con una maschera sul volto), rapina anche alcuni passanti. Due poliziotti lo inseguono fino a casa, ma nella colluttazione il ladro si sbarazza degli abiti e, nuovamente invisibile, agita sedie e oggetti, mettendo in fuga le forze dell'ordine. Sfruttando le tecniche di animazione stop motion già abbondantemente utilizzate in precedenza (per esempio ne "L'hotel elettrico") e abbinandovi effetti ottici (come la sovrimpressione), Chomón dà vita a quello che forse è stato il primo "uomo invisibile" sul grande schermo, precedendo in questo Claude Rains e James Whale di ben 24 anni. A parte la trama lineare (con il lieto fine per il malfattore, che non viene punito per i suoi furti: in questo anticipa forse il Fantômas dei serial diretti da Louis Feuillade a partire dal 1913), la breve pellicola (meno di sei minuti) è riuscitissima, potendo sfoggiare effetti di ottima fattura (per l'epoca, naturalmente), un ritmo serrato e un sense of wonder finalizzato per una volta alle esigenze narrative (cosa che non sempre era scontata nel cinema dei pionieri, nemmeno nei lavori di Méliès, modello di riferimento di Chomón). È curioso come gli stessi trucchi che in altri lavori (come "La locanda stregata" dello stesso Méliès o "The haunted hotel" di James Stuart Blackton) erano utilizzati per creare spavento o suggestioni spiritiche, siano qui piegati a scenari più quotidiani, concreti o comunque "scientifici": non ci sorprendiamo nel vedere gli oggetti muoversi da soli o fluttuare in aria perché "sappiamo" che a muoverli è un uomo invisibile, lì presente (anche se non lo vediamo!), e non forze misteriose o soprannaturali. Degno di nota inoltre il riferimento esplicito al libro di Wells (anche se il film non è un suo adattamento).

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