13 luglio 2021

Gangster story (Arthur Penn, 1967)

Gangster story (Bonnie and Clyde)
di Arthur Penn – USA 1967
con Warren Beatty, Faye Dunaway
***

Visto in divx alla Fogona, con Marisa, Alberto, Eva, Elena, Andrea.

La storia vera di Bonnie Parker e Clyde Barrow, celebre coppia di rapinatori di banche che all'inizio degli anni trenta, quando l'America doveva ancora riprendersi dalla Grande Depressione, scorrazzò e terrorizzò gli stati del sud con le loro imprese, accattivandosi peraltro la simpatia dei molti contadini e abitanti locali che erano stati "rovinati" proprio dagli istituti di credito. Con una regia vivace e nervosa, un ritmo scatenato e una colonna sonora che ricorda le commedie slapstick (soprattutto nelle scene delle scorribande e degli inseguimenti in auto fra i campi di grano), il film ne traccia un ritratto romantico e simpatetico, come di personaggi in cerca d'amore e di libertà, pur non edulcorando le scene violente e di sangue, e mette di converso in cattiva luce le forze dell'ordine che danno loro la caccia, tanto da suscitare le proteste della famiglia dello sceriffo Frank Hamer (Denver Pyle), rappresentato come inetto e vendicativo. Si parte dall'incontro casuale fra i due protagonisti, quando Bonnie (Faye Dunaway), cameriera che sogna una vita migliore, incontra Clyde (Warren Beatty), reduce da un paio d'anni di galera per alcune rapine precedenti, e non esita a seguirlo per accompagnarlo nelle sue imprese criminali. La banda – cui si unirà il meccanico-autista Clarence Moss (Michael J. Pollard), il fratello maggiore di Clyde, Buck (Gene Hackman), e la moglie di quest'ultimo, Bianca (Estelle Parsons) – metterà a segno numerosi colpi e diventerà talmente "popolare" e mediatica (grazie anche alle numerose fotografie che essi stessi si scattavano, o agli scritti che Bonnie inviava talvolta ai giornali) da attirare l'attenzione su di sé come "nemici pubblici numeri uno". Il che si tradurrà non solo nel grande dispiego di poliziotti sulle loro tracce ma anche nell'elevato numero di “imitatori”, altri criminali che approfitteranno del nome della banda Darrow per attribuire loro anche le proprie rapine. Inevitabile, in ogni caso, il finale tragico, che contribuirà a portare i personaggi nella storia (o nella leggenda) americana, al pari di altri celebri bande criminali del passato (come quelle di Jesse James o di Butch Cassidy). Ottimi gli interpreti, giovani e carismatici. In un ruolo minore e semi-comico (l'uomo cui viene rubata la macchina), sorprende di vedere il volto di Gene Wilder. Nonostante qualche polemica per la presupposta glorificazione del crimine e della violenza, la pellicola ottenne un grande successo di pubblico e di critica, con dieci nomination ai premi Oscar (fra cui quelle per il miglior film, la regia, la sceneggiatura, i costumi, e ben cinque riservate agli attori), vincendo le statuette per l'attrice non protagonista (Parsons) e per la fotografia (di Burnett Guffey). Al cinema Bonnie e Clyde avevano già ispirato più o meno indirettamente altri film, come "La donna del bandito" di Nicholas Ray, "Sono innocente" di Fritz Lang e "La sanguinaria" di Joseph H. Lewis.

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