27 marzo 2021

L’orologiaio di Saint-Paul (B. Tavernier, 1974)

L’orologiaio di Saint-Paul (L'horloger de Saint-Paul)
di Bertrand Tavernier – Francia 1974
con Philippe Noiret, Jean Rochefort
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Visto in divx, per ricordare Bertrand Tavernier.

Michel Descombes (Noiret), orologiaio nel quartiere Saint-Paul di Lione e vedovo con un figlio adolescente, è un tranquillo e onesto lavoratore. Ma la sua vita viene scossa quando il commissario di polizia Guilboud (Rochefort) gli comunica che il figlio Bernard ha ucciso un uomo. All'oscuro completamente dei motivi e dei retroscena del delitto (di stampo politico, visto che la vittima era un picchiatore fascista? per vendetta? o per una questione amorosa, dato che è coinvolta anche una ragazza?), l'uomo si rende conto della distanza che lo ha sempre tenuto lontano dal ragazzo: ma proprio questa disgrazia contribuirà a farli riavvicinare. Il primo lungometraggio di Tavernier (che in precedenza aveva diretto due brevi segmenti all'interno di altrettanti film a episodi) è tratto da un romanzo di Georges Simenon, "L'orologiaio di Everton", di cui il regista sposta l'ambientazione nella propria città natale e, insieme ai co-sceneggiatori Jean Aurenche e Pierre Bost, fonde i temi esistenziali con riferimenti all'attualità socio-politica della Francia (le elezioni, gli scioperi, i media, la contestazione giovanile, gli scontri fra destra e sinistra). La grande qualità della pellicola, magistralmente interpretata, risiede nel naturalismo ("Non è come in un film", dice più volte il commissario) e nell'umanità con cui si ritraggono personaggi che appaiono vivi e reali anche di fronte a un mistero insolubile (non verremo mai a conoscenza delle reali motivazioni del delitto di Bernard: come in un orologio, i meccanismi in moto all'interno non sono visibili). Si parte da uno scarto generazionale ("Che cosa gli avremmo fatto a questi ragazzi?" commenta ancora il commissario, anche lui padre di un figlio che non comprende) per terminare con un relativo lieto fine, quello di una nuova intesa fra padre e figlio all'insegna del reciproco rispetto e della fiducia. La pellicola ebbe una lunga gestazione, e Tavernier trovò infine i finanziamenti necessari grazie anche all'interessamento dello stesso Noiret, ma riscosse poi un ottimo successo di pubblico e di critica (vinse l'Orso d'argento a Berlino). Musiche di Philippe Sarde. Curiosità: in una scena i personaggi parlano del film "La grande abbuffata", interpretato l'anno prima proprio da Noiret.

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