Sangue bleu (Nino Oxilia, 1914)
Sangue bleu
di Nino Oxilia – Italia 1914
con Francesca Bertini, Angelo Gallina
**1/2
Visto su YouTube.
L'irrequieta principessa Elena di Montvallon (o Mira di Monte Cabello, a seconda delle copie) si separa consensualmente dal consorte, il principe Egon, stufo della sua continua gelosia. Per via delle macchinazioni di una rivale, che grazie alle foto di due investigatori privati la fa accusare di frequentazioni illecite, le viene però tolta la custodia dell'amata figlioletta. Caduta in disgrazia e finita nelle braccia di un attore francese (André Habay), che ne dilapida le ricchezze al gioco e la costringe a recitare in teatro (!) per guadagnare altro denaro, mediterà il suicidio in scena, durante una rappresentazione della "Carmen". Curioso melodramma (genere che all'epoca era assai popolare nel cinema italiano: si pensi anche a "Ma l'amor mio non muore" di Mario Caserini, uscito l'anno precedente) con la classica eroina che soffre senza colpe per la crudeltà di chi le sta intorno, ambientato in un mondo di nobili costretti a "contaminarsi" con la borghesia (la protagonista soffre perché le è stata tolta la figlia, certo, ma anche perché deve umiliarsi recitando in pubblico, lei che in precedenza lo aveva fatto soltanto per beneficenza e davanti ai suoi pari), ma che dà ampio spazio alla rappresentazione dei sentimenti e dei tormenti interiori attraverso suggestive immagini. Da sottolineare l'inatteso lieto fine. Al di là del soggetto prosaico, quello del talentuoso Oxilia – già noto come poeta e commediografo, e celebre per "Addio giovinezza!" – è un cinema già maturo per i temi e per lo stile: la regia cerca inquadrature varie e dinamiche, la fotografia sfrutta in maniera magistrale le luci e le ombre, le scenografie sono realistiche e non più teatrali, la recitazione comincia a scolorire l'enfasi in momenti più intimi e compassati. Il regista morirà purtroppo a soli 28 anni durante la prima guerra mondiale, dopo aver firmato solo una manciata di film. La Bertini fu una delle prime "dive" del cinema italiano, insieme a Maria Jacobini e Lyda Borelli. La copia esistente è stata restaurata a partire da una pellicola conservata in un museo olandese.
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