11 ottobre 2020

Idioti (Lars von Trier, 1998)

Idioti (Dogme #2: Idioterne)
di Lars von Trier – Danimarca 1998
con Bodil Jørgensen, Jens Albinus
**1/2

Rivisto in divx.

Guidati da Stoffer (Jens Albinus), un gruppo di ragazzi gioca a "fare l'idiota", ovvero a fingersi ritardati e minorati mentali, anche (e soprattutto) in pubblico. È un modo per esprimere la parte più autentica, infantile e nascosta di sé stessi, ma anche per provocare la reazione o il disagio della gente "normale" e smascherarne le ipocrisie borghesi. I membri del gruppo, che abitano tutti insieme in una villetta di campagna come in una comune, non esitano a inscenare situazioni imbarazzanti, o persino a recitare anche quando si trovano fra di loro. Ma pian piano litigi, incomprensioni e complesse dinamiche interne ne mineranno l'unità, mentre gli interventi esterni di conoscenti e famigliari porteranno a dissolvere l'esperienza: l'unica che la condurrà fino alla fine sarà Karen (Bodil Jørgensen), l'ultima arrivata, timida e introversa, per la quale "fare l'idiota" avrà una valenza liberatoria di fronte all'incomprensione di chi le sta attorno in occasione di una grave tragedia familiare. Il secondo lungometraggio certificato "Dogme 95" (e l'unico del movimento firmato dal suo co-creatore Lars von Trier) è una pellicola che può risultare fastidiosa e sgradevole anche per lo spettatore, "vittima" della recita dei personaggi e costretto ad assistere alle loro performance, comprese scene di nudo e di sesso (molte delle quali eliminate dalla versione italiana), ma che nell'intensa scena finale acquista quello spessore che non sembrava possedere in precedenza. Lungi dall'essere semplicemente irrispettosi e infantili, i protagonisti "cercano l'idiota che hanno dentro di sé" perché, dopo tutto, "la verità la si impara dai bambini e dagli ubriachi" (una frase che ben descrive molti film di LVT, a partire da "Le onde del destino"). In ossequio alle regole del Dogma, il film è girato con la camera a mano, senza illuminazione artificiale, e con un suono in presa diretta e diegetico (il tema del "Cigno" di Saint-Saëns è intonato con un'armonica). Lo stesso regista non è accreditato nei titoli. L'unica norma del decalogo violata è quella che nega l'utilizzo delle controfigure (von Trier ha invece fatto ricorso a due attori pornografici nella scena della penetrazione durante l'ammucchiata). Ogni tanto il montaggio inserisce delle interviste ai membri del gruppo, che come in un documentario rievocano l'esperienza e ne raccontano le dinamiche. La sceneggiatura fu scritta da LVT in soli quattro giorni. Le riprese furono effettuate con una videocamera digitale, lasciando grande spazio all'improvvisazione del cast (che comprende anche Anne Louise Hassing, Nikolaj Lie Kaas, Anne-Grete Bjarup Riis e Troels Lyby).

2 commenti:

Babol ha detto...

Visto per l'appunto quando è uscito, più o meno, all'età di 18/19 anni. Credo di essere arrivata a fine visione con la ferma volontà di andare a uccidere Von Trier, per la noia, il senso di disgusto per ogni singolo personaggio e anche per lo stile utilizzato. Non ho più avuto il coraggio di riguardarlo, chissà se cambierei idea a rivederlo ora.

Christian ha detto...

Anch'io l'ho visto alla sua uscita, quando avevo già una venerazione per LVT grazie a "Le onde del destino" e "The kingdom". Il film non mi piacque particolarmente, ma rivisto oggi l'ho apprezzato di più (sarà che con i film successivi mi sono abituato ormai alle sue "provocazioni").