20 ottobre 2020

La ragazza senza storia (A. Kluge, 1966)

La ragazza senza storia (Abschied von Gestern)
di Alexander Kluge – Germania 1966
con Alexandra Kluge, Günter Mack
**1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.

Anita G. (Alexandra Kluge, sorella del regista) è una ragazza ventiduenne fuggita dalla Germania Est in cerca di nuove opportunità. La pellicola, tratta da un racconto dello stesso Kluge, la segue nel suo vagabondare per la Germania Ovest, fra furtarelli, condanne, lavoretti, vicende sentimentali (più o meno opportunistiche). Premiato a Venezia con il gran premio della giuria, si tratta di uno dei primi film importanti del cosiddetto Nuovo Cinema Tedesco, il movimento fondato da un gruppo di giovani cineasti in aperta ribellione contro il "cinema dei padri" e ispirato alla Nouvelle Vague francese: qui sono evidenti gli influssi di Godard, per esempio, nella struttura a episodi e nel montaggio libero e disgiunto (anche sonoro), nei cartelli con frasi a punteggiare la vicenda come commenti o titoletti, nei frequenti primi piani della protagonista, nella dislocazione narrativa, ma soprattutto nel tentativo di ritrarre "la vita vera" e le peripezie di un personaggio che sembra reale e non il frutto di una sceneggiatura preconfezionata o "commerciale". Lo stile è caratterizzato da un grande (neo)realismo, quasi documentaristico, con personaggi minori che, intervistati, parlano del loro passato (e di quello della Germania), del lavoro, della società. E Anita, "ragazza con la valigia", con i suoi difetti e le sue difficoltà, rappresenta tutti coloro che cercano di restare a galla nella vita, in un mondo dove gli interessi e gli egoismi dominano su tutto (gli appartenenti alle generazioni precedenti, in particolare, appaiono evasivi o incomprensibili). In un certo senso, è lei stessa una personificazione della Germania che vorrebbe iniziare una nuova vita dopo le tragedie della guerra (e della divisione del paese in due), senza peraltro dimenticare il passato, verso il quale dimostra curiosità e voglia di conoscenza. Si mantiene a galla con piccoli furti, prova diversi lavoretti (vendere dischi per imparare lingue straniere, fare le pulizie in un albergo), si aggrappa ad alcuni uomini (uno studente, un segretario del ministero della cultura), prova a iscriversi all'università (per studiare scienze politiche e sociologia), inizia a studiare il francese, a leggere Kafka, ad ascoltare Verdi (dimostrando così una notevole apertura culturale), ma alla fine si scontra sempre con le stesse difficoltà. In mezzo a tanto realismo, c'è spazio anche per alcune sequenze più surreali od oniriche (un segno della confusione, dell'incertezza, o semplicemente dei sogni e delle fantasie della protagonista). Edgar Reitz, il futuro regista di "Heimat" nonché co-firmatario con Kluge del "manifesto di Oberhausen", la dichiarazione del 1962 da cui nasce il NCT, fa da cameraman.

0 commenti: