16 luglio 2020

Alita (Robert Rodriguez, 2019)

Alita: Angelo della battaglia (Alita: Battle Angel)
di Robert Rodriguez – USA 2019
con Rosa Salazar, Christoph Waltz
**

Visto in TV (Now Tv).

Nel ventiseiesimo secolo, trecento anni dopo "la caduta" (una guerra globale che ha devastato la Terra e decimato l'umanità: gran parte dei sopravvissuti vive di stenti nella "Città di ferro", baraccopoli che sorge in superficie, mentre un'irraggiungibile elite si è insediata a Zalem, metropoli fluttuante nel cielo), lo scienziato Dyson Ido (Christoph Waltz) rinviene in una discarica i resti di una cyborg guerriera, alla quale ricostruisce il corpo e dà il nome della propria figlia defunta, Alita. Alla ricerca della propria identità, di cui non ha che frammenti di memoria, Alita (Rosa Salazar) fa amicizia con il giovane Hugo (Keean Johnson) – che a sua insaputa si guadagna da vivere rubando e vendendo pezzi di ricambio di cyborg – e si attira le antipatie di Zapan (Ed Skrein), arrogante "braccatore" (cacciatore di taglie che cattura o uccide i cyborg criminali) e di Grewishka (Jackie Earle Haley), capo di una banda di cyborg assassini. Ma soprattutto scopre di essere sulla lista nera di Nova (Edward Norton), il misterioso leader di Zalem, in grado di trasferire la propria coscienza nei suoi sottoposti sulla Terra, come il potente boss criminale Vector (Mahershala Ali), al cui servizio c'è la dottoressa Chiren (Jennifer Connelly), ex moglie di Dyson. Come si vede, tanti personaggi e una storia complessa ma confusa e incoerente: il tutto soltanto per essere messo al servizio di frenetiche scene d'azione (la cosa migliore del film), come le battaglie fra cyborg che usano armi o arti marziali, o gli incontri di Motorball, sport motoristico fra cyborg su pattini che è un po' una via di mezzo fra il Rollerball e le Robot Wars televisive. Tratto dal manga di Yukito Kishiro (che personalmente lessi negli anni novanta, ma di cui non ricordo molto) e realizzato dopo una lunghissima gestazione (James Cameron, qui soltanto produttore e co-sceneggiatore, stava pensando di farne un film da almeno una ventina d'anni), il lungometraggio fa amplissimo uso di effetti digitali, non solo nelle scene d'azione ma anche per le scenografie e le fattezze dei personaggi (i corpi dei cyborg e il volto della protagonista, con grandi occhioni da manga/anime che generano una sorta di effetto Uncanny Valley, probabilmente voluto per ricordare allo spettatore che non si tratta di un normale essere umano). Poco originale nei suoi temi (è la solita variazione su Pinocchio/Astroboy, già vista per esempio in "A.I.") e banale quando scimmiotta situazioni da romanzo o film per young adult (vedi il personaggio di Hugo e tutto il suo rapporto sentimentale con Alita), la pellicola non è altro che una delle tante avventure di azione/SF per adolescenti. La sceneggiatura lascia però trapelare interessanti sviluppi, nonché un mondo più vasto (Rodriguez ha infatti condensato uno script di Cameron molto più lungo): e il finale lascia la porta aperta a uno o più sequel che potrebbero approfondire meglio le motivazioni e le vicende narrate nel fumetto originale. Alla fine Alita scopre infatti di essere un'arma da combattimento prodotta dalla "tecnarchia URM", gli antichi avversari di Zalem, contro cui si era battuta tre secoli prima.

4 commenti:

In The Mood For Cinema ha detto...

Sono d'accordissimo. Non mi ha convinto molto sto film, però la scena del Motorball è spettacolare!

Christian ha detto...

È pensare che era in lavorazione da così tanto tempo! Come ho scritto, avevo letto il manga negli anni novanta, ma anche allora non mi era sembrato così originale o interessante...

Babol ha detto...

Conosco vagamente il manga da cui è tratto, pur non avendolo mai letto, ma sono certa che non fosse questo young adult ipertecnologico e senz'anima. Un po' una delusione.

Christian ha detto...

Le atmosfere del manga erano di certo diverse, ma come detto non è che fosse chissà che capolavoro neanche quello... Cameron ne rimase affascinato per i temi, a lui consoni, più che altro.