Suspiria (Luca Guadagnino, 2018)
Suspiria (id.)
di Luca Guadagnino – Italia/USA 2018
con Dakota Johnson, Tilda Swinton
*1/2
Visto in TV.
Nell'autunno 1977, in una Berlino ancora divisa dal muro e sconvolta dalle azioni di terrorismo della RAF, la giovane americana Susie Bannion (Dakota Johnson) si iscrive all'accademia di danza diretta da madame Blanc (Tilda Swinton), scoprendo che la scuola fa da copertura a una congrega di streghe. Remake di uno dei film più celebri di Dario Argento (il più noto in assoluto nei paesi di lingua inglese), di cui però non è una copia pedissequa: Guadagnino, reduce dal successo di "Chiamami col tuo nome", e lo sceneggiatore David Kajganich giocano infatti ad ampliare lo scenario, introducendovi temi sociali, storici e politici che però contaminano inutilmente la natura di horror soprannaturale dell'originale. Sia i riferimenti al terrorismo sia quelli all'olocausto (attraverso la storia di un anziano psicanalista, il dottor Klemperer, che ha perso la moglie durante la seconda guerra mondiale) appaiono infatti spuri e superflui nel contesto della trama principale: e ogni tentativo di collegare la crudeltà delle streghe a quella della storia umana (c'è chi ha scomodato addirittura un paragone con il "Salò" di Pasolini!) sembra francamente pretenzioso. Cambia anche l'atmosfera, più concreta e calata nella realtà rispetto al film di Argento, dal quale rimuove stile e tensione: in particolare la fotografia perde fascino e colore, i personaggi non hanno caratterizzazione, la trama non mantiene la suspense, e il colpo di scena finale non sembra giustificare la lunga attesa con cui si presenta allo spettatore, preannunciato comunque da alcune sequenze legate al passato di Susie che enfatizzano il tema della madre. Persino le occasionali scene di (body) horror fanno più ribrezzo che paura. Nel complesso, un film di cattivo gusto, che ha diviso la critica, non ha catturato il pubblico e non è piaciuto nemmeno allo stesso Argento, il che è tutto dire (in effetti sembra più vicino a "Il cigno nero" e a "The neon demon" che non al cinema argentiano). Fra le cose positive, il modo in cui trasmette le sensazioni "corporee" della danza, descritta come una sorta di possessione demoniaca, e la scena finale del sabba, l'unica in cui la fotografia sembra prendere colore. Nel cast Mia Goth, Chloë Grace Moretz ed Elena Fokina (tre delle danzatrici), Jessica Harper (la protagonista originale, qui in un breve cameo), Angela Winkler, Sylvie Testud, Fabrizia Sacchi e Renée Soutendijk (i membri dello staff della scuola). Dakota Johnson aveva già recitato per Guadagnino in un altro remake, "A bigger splash". Tilda Swinton, habitué del regista sin dal suo primo film, "The protagonists", riveste più ruoli: oltre a madame Blanc (personaggio ispirato a Pina Bausch), è anche la mostruosa Helena Markos e soprattutto, irriconoscibile e accreditata con il falso nome di Lutz Ebersdorf, il dottor Klemperer.
3 commenti:
Un film affascinante, che resta impresso per il modo in cui tende i corpi fino allo spasimo, anche nelle scene non horror. A me è piaciuto, ma mi rendo conto che possa non essere la cup of tea di molti.
Io mi accodo a Babol. Mi ha conquistato per lo stile e per l'estetica e soprattutto per alcune sequenze decisamente ipnotiche.
Non so, come ho scritto io l'ho trovato pretenzioso nel voler tirare in ballo l'olocausto e il terrorismo, piatto nella caratterizzazione dei personaggi, e mai coinvolgente o pauroso (anzi, in certi momenti addirittura repellente) come horror. Ne salvo soltanto le scene di danza, l'unico aspetto in cui mi è parso superiore all'originale di Dario Argento (dove l'accademia di ballo era solo un pretesto).
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