21 giugno 2020

Il dolce domani (Atom Egoyan, 1997)

Il dolce domani (The Sweet Hereafter)
di Atom Egoyan – Canada 1997
con Ian Holm, Sarah Polley
***

Rivisto in divx, con Sabrina, per ricordare Ian Holm.

Quando lo scuolabus locale esce di strada e sprofonda nel lago ghiacciato, gli abitanti di una cittadina devono far fronte alla tragedia collettiva della perdita di tutti i loro figli. Ognuno reagisce a proprio modo: chi con la rabbia, chi con la rassegnazione e chi si chiude nel proprio dolore. È allora che fa la sua apparizione Mitchell Stephens (Ian Holm), avvocato che intende convincere tutti i genitori ad unirsi insieme per intentare una causa di risarcimento (non è chiaro verso chi: il produttore dell'autobus? l'autista alla guida (Gabrielle Rose), che pure amava profondamente quelli che chiamava "i miei bambini"? l'ente che doveva curare le strade o il guardrail?). Lo stesso Stephens, però, ha in fondo perduto una figlia: la sua Zoe (Caerthan Banks), tossicodipendente, che un tempo amava alla follia e che ora è diventata una fastidiosa estranea... Sceneggiato dallo stesso regista a partire da un romanzo di Russell Banks, a sua volta ispirato a un episodio realmente accaduto, è forse il miglior film di Egoyan, che dopo "Exotica" torna ad affrontare i temi della perdita, della manipolazione del dolore e del contatto emotivo: una riflessione acuta e profonda, intensa e niente affatto cinica, sul caso e la fatalità, sul lutto e le conseguenze, che coglie parte del proprio fascino dal suggestivo parallelo con la favola del Pifferaio di Hamelin, il quale portò via tutti i bambini di un villaggio per punire i genitori. Mentre nella fiaba a rimanere indietro fu un solo bambino perché zoppo, qui l'unica sopravvissuta è Nicole (Sarah Polley), costretta su una sedia a rotelle (e dalla cui testimonianza dipende l'esito della causa), per la quale la tragedia diventa un modo per uscire dalla propria infanzia e prendere consapevolezza della dura realtà della vita, compreso il torbido rapporto con il proprio genitore (Tom McCamus). Se c'è chi spera di ottenere del denaro dalla tragedia, altri – come il vedovo Billy (Bruce Greenwood), che ha perso i due figli – hanno una visione più fatalista: l'incidente è semplicemente capitato, ora è meglio voltare pagina e guardare avanti. Dopo tutto, interrogarsi sulle ragioni della tragedia per "incanalare la propria rabbia" (come dice Stephens), quando nulla fa pensare a qualcosa di diverso di una fatalità (una lastra di ghiaccio sulla strada), è come prendersela con una punizione divina. La struttura decostruita intervalla la trama principale con numerosi flashback (vedremo l'incidente soltanto a metà film) e flashforward (le sequenze di Stephens in aereo, mentre parla della figlia a una vecchia amica), mentre scenari e ambientazione (neve, ghiaccio) sembrano voler "congelare" i sentimenti per impedire loro di esplodere. Ma alla fine, in un modo o nell'altro, tutti troveranno la pace. Ottimo Holm in uno dei suoi rari ruoli da protagonista, che alterna momenti in cui appare freddo e cinico ad altri in cui si dimostra compassionevole (la stessa ambivalenza che ha verso la figlia).

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