15 giugno 2020

Gli amanti crocifissi (K. Mizoguchi, 1954)

Gli amanti crocifissi (Chikamatsu monogatari)
di Kenji Mizoguchi – Giappone 1954
con Kazuo Hasegawa, Kyoko Kagawa
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Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Mohei (Kazuo Hasegawa), umile pittore di pergamene, lavora per il ricco ma avaro stampatore Ishun (Eitaro Shindo), fornitore della corte imperiale a Kyoto. Quando la giovane moglie del suo padrone, O-San (Kyoko Kagawa), chiede il suo aiuto per convincere il marito a prestare del denaro al fratello indebitato, per un equivoco i due vengono sospettati di essere amanti e sono costretti alla fuga. Siamo infatti in un mondo crudele, dove gli adulteri sono crocifissi in pubblico, portando vergogna e disonore sulle rispettive famiglie. Per questo motivo lo stesso Ishun non desidera che il fatto venga reso noto, e ordina ai propri uomini di rintracciare segretamente i fuggitivi e di riportare a casa almeno la donna. Ma durante il viaggio verso Osaka, fra mille difficoltà, Mohei e O-San scoprono di essere veramente innamorati l'uno dell'altra... Da un dramma di Chikamatsu Monzaemon (da cui il titolo originale, "Una storia di Chikamatsu") ambientato nel Giappone feudale, una storia d'amore che sfida le ipocrisie e le convenzioni sociali dell'epoca, dove il potere e soprattutto il denaro governano ogni cosa, e dove le donne in particolare non hanno voce in capitolo né la possibilità di esprimere i propri sentimenti: questo vale non soltanto per O-San, che per salvare la propria famiglia dalla miseria è stata costretta a sposare un uomo più vecchio di lei, ma anche per la servetta O-Tama (Yoko Minamida), innamorata di Mohei e che si sacrifica per lui. Il conflitto, come in molti altri film di Mizoguchi, è quello fra il giri (il dovere, nei confronti della società o della famiglia) e il ninjo (i sentimenti umani, la ricerca della propria felicità): non a caso la chiave di svolta della vicenda è la scena sul lago Biwa, dove i due protagonisti meditano di suicidarsi insieme, prima di scoprire di amarsi e scegliere dunque di vivere, rinunciando cioè al giri per abbracciare il ninjo. Grande enfasi, nella prima parte, è posta inoltre sul fatto che agli uomini, soprattutto se ricchi e potenti, è permesso di tradire la moglie, di frequentare le geishe e di sperperare il proprio denaro, mentre alle consorti non è perdonato nulla: l'inizio della storia in effetti può ricordare addirittura "Le nozze di Figaro" (con O-Tama nei panni di Susanna, O-San in quelli della Contessa e Ishun in quelli del Conte: c'è persino una scena in cui O-San e O-Tama si scambiano le stanze per sorprendere il fedifrago Ishun). La fuga degli amanti verso Osaka, che si conclude alle pendici del Monte Atago, occupa invece la parte più importante della pellicola, che Mizoguchi gira con la consueta eleganza. Da notare come, a differenza della maggior parte dei suoi film, stavolta il personaggio maschile è rappresentato in maniera positiva. E il finale è solo all'apparenza tragico, perché in realtà segna la vittoria dell'amore di fronte alle avversità, mentre chi ha fondato la propria esistenza sul potere e il denaro viene privato di entrambe le cose. Interessante la colonna sonora, che integra i suoni degli strumenti tradizionali della musica giapponese (come fiati e percussioni) con i rumori ambientali e li fonde con le immagini.

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