El cochecito (Marco Ferreri, 1960)
El cochecito - La vetturetta (El cochecito)
di Marco Ferreri – Spagna 1960
con José Isbert, Pedro Porcel
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Visto in divx.
L'anziano vedovo Don Anselmo (José Isbert) rimane talmente entusiasta dalla nuova carrozzina motorizzata dell'amico Luca, invalido alle gambe, da volerne acquistare una anche per sé, pur non essendo affatto paralitico. Le "scampagnate" fuori città insieme a Luca e a un gruppo di altri amici disabili rappresentano infatti l'unica via di fuga dalla solitudine e da una famiglia per la quale è ormai diventato solo un peso. Ma nonostante la compiacenza del venditore di carrozzine ("Se le si paralizzano le gambe, tanto meglio. Nell'anno duemila nessuno farà più uso delle gambe"), il figlio avvocato si oppone decisamente alla sua "pazzia"... Terzo – e ultimo – dei film girati in Spagna da Marco Ferreri agli esordi, insieme allo sceneggiatore di fiducia Rafael Azcona (da un romanzo di quest'ultimo), su uno spunto assolutamente geniale che fa riflettere su come percepiamo la vita degli invalidi dall'esterno. Manca però ogni traccia di retorica o di buoni sentimenti, e siamo più dalle parti della parabola grottesca: nel suo egoismo, Anselmo non si accorge delle reali sofferenze degli amici malati, nemmeno quando le ha davanti agli occhi; d'altro canto, per il protagonista sono proprio la solitudine e la mancanza di autonomia le invalidità cui deve fare fronte, e riuscire a disporre di un veicolo motorizzato è l'unico modo per porvi rimedio. La vicenda avrebbe potuto essere sviluppata in molte direzioni differenti: Azcona e Ferreri scelgono la via della black comedy, abbandonando proprio nel finale la riflessione sulla malattia per puntare a quella satira sociale e antiborghese che diventerà il (sovversivo) marchio di fabbrica delle loro collaborazioni successive. Per certi versi il film sembra quasi una parodia di "Umberto D." e del cinema neorealista italiano. Ben caratterizzati i personaggi di contorno, dai vari parenti agli invalidi con cui Anselmo stringe amicizia. Nella Spagna franchista la censura costrinse i cineasti ad ammorbidire il finale, ritenuto troppo "nero", conservato invece nella versione giunta in Italia una ventina d'anni più tardi.
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