16 giugno 2020

Mustang (Deniz Gamze Ergüven, 2015)

Mustang (id.)
di Deniz Gamze Ergüven – Francia/Germania/Turchia 2015
con Güneş Şensoy, İlayda Akdoğan
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Visto in TV, con Sabrina.

Cinque giovani sorelle turche (siamo nei dintorni di Trabzon, sulle coste del Mar Nero), orfane di entrambi i genitori, vengono recluse in casa dallo zio per via del loro temperamento ribelle e del comportamento troppo libero. Dopo che le prime due sono state costrette a sposarsi, e la terza si è suicidata per gli abusi subiti, le due più giovani riusciranno a fuggire di casa. Opera prima di una regista trasferitasi in Francia in tenera età (e dunque di fatto francese, anche se di origine turca), la pellicola ha le tipiche stimmate del "film da festival" che pretende di lanciare uno sguardo sulle società del vicino o medio oriente da una prospettiva occidentale: ogni sequenza e ogni svolta narrativa appare infatti costruita a tavolino e trasuda di retorica. A salvarla almeno in parte è la bellezza e la spontaneità delle giovani attrici (fra le fonti di ispirazione, almeno a livello estetico, c'è "Il giardino delle vergini suicide" di Sofia Coppola), nonché alcuni episodi che a loro modo aiutano ad aprire gli occhi sulla condizione femminile nelle zone più arretrate di certi paesi: la passione della più piccola delle sorelle, Lale (di fatto la protagonista), per il calcio; la scelta della primogenita di sposare il ragazzo che ama e non quello scelto per lei dallo zio e dalla nonna; la sequenza della "prova del lenzuolo" per dimostrare che la giovane sposa era vergine; i rapporti di complicità e di amicizia fra le ragazze, da sole contro una società patriarcale, conservativa e opprimente. Ma tutto è troppo perfettino e patinato, e molto meno convincente e sincero di altri film sugli stessi temi visti in precedenza (e che provenivano davvero dall'interno di queste società, e non dall'esterno, magari da una posizione privilegiata): un esempio su tutti, l'iraniano "Il cerchio" di Jafar Panahi. Il titolo "Mustang", una razza di cavalli selvaggi, mai spiegato nel film, fa riferimento alla natura libera e indomita delle cinque ragazze. Buon successo di critica in Francia e negli USA, con tanto di nomination agli Oscar per il miglior film straniero (ma per la Francia, non per la Turchia, nonostante la pellicola sia interamente parlata in turco). Il doppiaggio italiano è a livelli televisivi.

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