8 giugno 2020

La terra dell'abbastanza (D. e F. D'Innocenzo, 2018)

La terra dell'abbastanza
di Damiano e Fabio D'Innocenzo – Italia 2018
con Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti
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Visto in divx.

Mirko (Carpenzano) e Manolo (Olivetti), grandi amici che vivono alla periferia di Roma, pensano di avere finalmente "svoltato" quando, senza volerlo, investono e uccidono con l'auto un collaboratore di giustizia, ricercato dalla cosca locale. Per i due ragazzi è l'occasione di essere ammessi nell'organizzazione, dove cominciano a occuparsi di piccoli e grandi lavoretti, dal traffico di droga alla gestione della prostituzione, fino ad occasionali omicidi. Ma i rimorsi di coscienza si faranno sentire. Fra il cinema di Matteo Garrone (di cui i due autori, fratelli gemelli all'esordio nella regia, saranno poi sceneggiatori per "Dogman") e quello dei Dardenne (forse non a caso un'altra coppia di fratelli), un cupo e (neo)realistico ritratto di periferia e disagio, dove l'approdo alla criminalità sembra l'unica strada possibile a chi non è disposto ad accontentarsi di "quello che c'è" (per usare le parole della madre di Mirko che concludono la pellicola). Più che i personaggi, in fondo non così originali, a risaltare è infatti lo scenario squallido e degradato in cui si svolge la storia, che la fotografia fredda e languida di Paolo Carnera amplifica ai massimi livelli. Peccato però che la pellicola abbia un grave problema, che ne compromette quasi del tutto la fruizione: i dialoghi poco intellegibili, fra dialetto, frasi smozzicate e un pessimo audio in presa diretta che impedisce di comprendere almeno la metà delle parole pronunciate. Questo crea una distanza fra lo spettatore e ciò che viene mostrato sullo schermo, che non fa scattare il coinvolgimento e accentua invece l'artificiosità della vicenda, con personaggi e sviluppi che appaiono costruiti a tavolino.

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