Tokyo family (Yoji Yamada, 2013)
Tokyo family (Tokyo kazoku)
di Yoji Yamada – Giappone 2013
con Isao Hashizume, Kazuko Yoshiyuki
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Visto in TV, in originale con sottotitoli.
Gli anziani coniugi Hirayama (Isao Hashizume e Kazuko Yoshiyuki) lasciano il paesino di provincia per far visita ai tre figli che abitano a Tokyo. Ma questi, indaffarati e distratti, li trascureranno. Fa eccezione il figlio minore, Shoji (Satoshi Tsumabuki), considerato il più scapestrato e meno affidabile dei tre, che presenterà alla madre, prima dell'improvvisa morte di lei, la propria fidanzata Noriko (Yu Aoi). Remake (a sessant'anni di distanza) di "Viaggio a Tokyo" di Yasujiro Ozu, del quale Yamada era stato assistente (e a cui, nel cinquantenario della morte, è dedicata la pellicola). Le prime scene, con tempi, inserti e inquadrature perfettamente identiche a quelle che usava il grande maestro, facevano pensare al peggio, ovvero a una copia o imitazione spudorata del suo stile più che un omaggio. Poi invece, per fortuna, la pellicola assume una propria identità e la regia comincia a differenziarsi: e anche se la storia è praticamente la stessa (con minuscole differenze, come il fatto che il figlio minore non è morto in guerra e dunque Noriko non è vedova, e naturalmente il setting contemporaneo, con la presenza di cellulari e altro), l'umanità dei personaggi e l'universalità dei sentimenti non può che coinvolgere nuovamente. Certo, rimane la sensazione di aver assistito a uno strano mix, dove permangono dinamiche familiari, contesti e scenari degli anni cinquanta (anche per via di arredamenti, abbigliamenti, location che richiamano quelli del passato), tanto che forse la nuova collocazione temporale non era poi necessaria (e di sicuro le mancano i sottotesti: che le generazioni del dopoguerra fossero troppo impegnate e dunque distaccate da quelle precedenti aveva un senso socio-culturale ben preciso, per di più in un Giappone che allora viveva una profonda fase di trasformazione e di modernizzazione: tutto questo viene meno se la vicenda è collocata ai giorni nostri). Ma i temi del rapporto fra padri e figli (compromesso o recuperabile), della malinconia, dei rimpianti, delle delusioni, del distacco, ma anche dell'accettazione e della serenità, sono raccontati con delicatezza e sensibilità. Chi non ha mai visto il capolavoro di Ozu si lascerà commuovere, ma anche chi già lo conosce non potrà che essere soddisfatto nel vedere la storia aggiornata ma non travisata. La vecchia automobile di cui Shoji va tanto fiero è una Fiat 500. Musiche di Joe Hisaishi.
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