Divine wind (Merzak Allouache, 2018)
Divine wind (Rih rabani)
di Merzak Allouache – Algeria/Francia 2018
con Sarah Layssac, Mohamed Oughlis
*1/2
Visto all'Auditorium San Fedele, con Marisa, in originale con sottotitoli (FESCAAAL).
In una capanna nel deserto algerino, ospiti di un'anziana contadina, una giovane reclutatrice dell'ISIS e un ragazzo che ha scelto di andare a combattere con i terroristi islamici attendono di ricevere gli ordini per compiere la propria missione: un attentato suicida presso un vicino impianto petrolifero. Girato in bianco e nero e caratterizzato da estrema lentezza, un film assai dilatato che lascia appena intuire il passato e i trascorsi dei suoi personaggi (nelle scarne telefonate che il ragazzo fa al padre, cercando di convincerlo di trovarsi a Barcellona, e negli sguardi che la ragazza rivolge alla foto della sorella defunta). Lui è fragile, insicuro, incerto, mentre lei è all'apparenza assai dura e decisa, salvo lasciarsi andare a profonde reazioni emotive quando non pensa di essere vista: e naturalmente fra i due scatta qualcosa, anche se una relazione affettiva non può aver veramente modo di svilupparsi. Ma nonostante la bella fotografia (quasi da cinema muto o da Nouvelle Vague) che rende al meglio gli affascinanti spazi del deserto, la pellicola risulta davvero troppo esile, anche perché la lunga fase di attesa e sospensione (gli eventi accadono soltanto nel finale) non è accompagnata da alcun approfondimento o riflessione particolare sui suoi personaggi e sul tema stesso del terrorismo (il titolo, "Vento divino", traduce il termine kamikaze) o del fanatismo religioso (perché i due protagonisti sono diventati così?).
2 commenti:
Sì, quello che manca sono gli elementi fondamentali su cui riflettere per empatizzare,se possibile, con i protagonisti. Un film, che è sostanzialmente un modo per raccontare storie, si regge proprio grazie alla sua possibilità visionaria di gettare luce sulla vita e sull'esperienza di qualsiasi esistenza.
Esatto: bello visivamente, stimolante la sensazione di attesa (che si sposa bene con l'ambientazione desertica), ma mancano i personaggi e dunque il coinvolgimento. Forse troppo pretenzioso e poco sincero.
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