1860 (Alessandro Blasetti, 1934)
1860 (aka 1860: I Mille di Garibaldi)
di Alessandro Blasetti – Italia 1934
con Giuseppe Gulino, Aida Bellia
**1/2
Visto in TV.
I pastori e i contadini della Sicilia, insorti contro l'oppressione borbonica, attendono con speranza l'annunciato arrivo di Garibaldi. Per sollecitare il suo intervento, il "picciotto" Carmeliddu (Trau) parte alla volta di Genova, attraversando l'intera Italia in tumulto. Unitosi alla spedizione dei Mille, tornerà nell'isola per combattere nella battaglia di Calatafimi. Uno dei più importanti film italiani degli anni trenta sul tema del Risorgimento, del quale all'epoca il regime fascista tentava di accreditarsi come erede naturale (una sequenza finale, di ambientazione contemporanea, in cui gli ultimi reduci garibaldini assistevano a una sfilata delle camicie nere, fu tagliata nella riedizione del 1951). Eppure, il film di Blasetti (co-sceneggiatore con Gino Mazzucchi ed Emilio Cecchi) è molto di più di una semplice celebrazione storica e propagandistica: con la sua regia nervosa e moderna, la scelta di attori non professionisti con i loro volti particolari, l'uso dei dialetti, la rilevanza data alle immagini e al paesaggio (le campagne brulle e rocciose della Sicilia), la gestione dei tempi, degli spazi e dei dialoghi (nella prima parte, per lunghi tratti, sembra quasi di assistere a un film muto), anticipa addirittura il neorealismo. E inoltre ha il pregio di non appiattirsi sulla retorica e l'agiografia (lo stesso Garibaldi si intravede a malapena in una manciata di rapide scene: e in quella più importante che lo vede protagonista, il discorso alle truppe durante la battaglia, la macchina da presa non lo inquadra mai ma si sofferma sui volti di chi lo ascolta). E anche se nell'ultima parte, quella successiva allo sbarco dei Mille in Sicilia, crescono le ingenuità retoriche e patriottiche, la scena finale è tutt'altro che trionfalistica (l'urlo "Abbiamo fatto l'Italia!" echeggia su una panoramica dei tanti morti sul campo). Inoltre, il mantenimento del focus su Carmeliddu e sulla sua giovane sposa consente di non perdere mai di vista l'elemento umano della storia. Interessante anche il ritratto dell'Italia divisa dell'epoca (durante il suo viaggio, il protagonista incontra rappresentanti di varie correnti e idee politiche: c'è l'autonomista, il papalino, il mazziniano, il giobertiano...). Molti di questi, però, li ritroveremo a Quarto pronti a unirsi alla spedizione. Di contro, il "nemico" è per forza di cosa straniero (le truppe che i borbonici mandano in Sicilia sono composte da mercenari svizzeri, che parlano tedesco, mentre Civitavecchia è occupata dai soldati francesi di Napoleone III), anche perché sarebbe stato controproducente mostrare italiani che uccidono altri italiani.
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