29 marzo 2019

Flatland (Jenna Bass, 2019)

Flatland
di Jenna Cato Bass – Sudafrica/Ger/Lux 2019
con Nicole Fortuin, Faith Baloyi
*

Visto allo Spazio Oberdan, in originale con sottotitoli (FESCAAAL).

In fuga da una traumatica prima notte di nozze, Natalie (Nicole Fortuin) uccide il prete che l'aveva sposata e scappa insieme all'amica e "sorella di latte" Poppie (Izel Bezuidenhout), una sciroccata che si è fatta mettere incinta da un camionista. Insieme, le due partono come Thelma & Louise, ma sulle loro tracce c'è Beauty Cuba (Faith Baloyi), solitaria poliziotta appassionata di telenovelas, che intende scagionare l'ex fidanzato Billy, auto-accusatosi dell'omicidio (e "incastrato" da Bakkies, il marito di Natalie, figlio del capo della polizia). Un film sconclusionato, rocambolesco, con una sceneggiatura convoluta ed sovrabbondante, personaggi idioti (è praticamente impossibile empatizzare con chiunque di loro, compresa Natalie, che parla al proprio cavallo come se fosse sua madre) e alcuni fra gli attori più inespressivi che abbia mai visto. La regista vorrebbe giocare con i generi (dal western al thriller d'azione, dal melodramma alla denuncia sociale), ma fa un pasticcio senza alcun senso della misura, privo di grazia e di equilibrio, che procede per accumulo in maniera goffa e insensata, forse nel tentativo di fare il verso ad alcune (brutte) pellicole post-moderne americane. Il titolo (l'unico motivo per cui avevo scelto di vederlo) non ha purtroppo nulla a che fare con il romanzo satirico di Edwin Abbott, ma si riferisce alla piattezza del territorio dove si svolge la storia, la semi-desertica regione del Karoo.

0 commenti: