Fiore gemello (Laura Luchetti, 2018)
Fiore gemello
di Laura Luchetti – Italia 2018
con Anastasya Bogach, Kallil Khone
*1/2
Visto all'Auditorium San Fedele (FESCAAAL). Era presente la regista.
Anna, sedicenne in fuga (scopriremo poi da che cosa, attraverso una lunga serie di flashback), incontra Basim, giovane immigrato clandestino della Costa d'Avorio, da poco sbarcato in Italia. Insieme trovano conforto l'uno nell'altra, in mezzo al disinteresse e all'ostilità circostante. Girato in Sardegna (di cui si intravedono scorci aspri e desolati), un film assai banale che racconta una storia banale come i suoi protagonisti (dei quali l'unico aspetto interessante è quello legato alla comunicazione: Anna non parla per nulla, Basim invece alterna due lingue, l'italiano e il francese). Anzi, si può persino dire che Basim cessa presto di essere un personaggio, e l'unica storia che il film racconta diventa quella di Anna, e non è che sia così interessante (o sconvolgente) soprattutto nelle sue svolte drammatiche e nel meccanismo farraginoso. Luoghi comuni, carenze logiche e narrative (vedi le figure di contorno, a partire dal "cattivo" interpretato da Aniello Arena, per non parlare dell'anziano floricoltore gentile (Giorgio Colangeli) o del "prostituto" travestito), prevedibilità e noia, anche nella regia e nell'utilizzo del paesaggio. E un affidamento al realismo filmico che mette a dura prova la pazienza dello spettatore (il cinema dovrebbe trasfigurare la realtà, non limitarsi a riprodurla). In più, la metafora insistita e retorica del fiore e della fragilità. I due attori sono esordienti: Khone, in particolare, era giunto in Italia soltanto sei mesi prima.
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